Esattamente un anno fa la situazione era invertita. L'arancio acceso del deserto, nella quiete prima della tempesta, sembra colorare anche l'attesa nei territori delle nazioni più potenti del mondo, che da anni investono le proprie risorse militari e commerciali in Siria. Il Presidente Assad è reduce da due settimane di vittorie, susseguitesi ad effetto domino dopo la presa della città di El Quseir, fortino dei ribelli, dopo giorni di combattimenti che hanno portato anche ad un sequestro di un imponente arsenale di armi. L'ultima grande conquista dell’esercito siriano è la rottura dell'assedio ribelle di circa un anno nell'aeroporto di Meng.
Il ruolo di Hezbollah. Alla battaglia di El Quseir ha partecipato ufficialmente anche Hezbollah, il movimento di resistenza sciita libanese, con i sui combattenti. Ad annunciarlo è stato il leader del Partito di Dio, Hassan Nasrallah, nel suo intervento durante l’anniversario della liberazione del sud del Libano dall’occupazione israeliana: «La resistenza libanese è intervenuta per ultima nel conflitto siriano ed è intervenuta per proteggere il suo popolo». Da tempo la ripercussione della crisi siriana è arrivata anche in Libano e nelle province a nord del Paese dei Cedri, nella valle della Bekaa, diverse cellule salafite hanno attaccano i villaggi libanesi abitati da sciiti con lanci di razzi e colpi di mortaio. L’intenzione dei gruppi estremisti salafiti, molto probabilmente, sarebbe stata quella di istaurare una «frontiera» sotto il loro totale controllo per far passare miliziani e armi. «La crescita di questi movimenti radicali – ha continuato Nasrallah - non costituisce una minaccia solamente per gli sciiti in Libano, ma per tutti i libanesi, siano essi musulmani o cristiani. La Siria rappresenta un sostegno essenziale per la resistenza».
Nessuna prova sull’utilizzo di armi chimiche da parte di Assad. Gli Stati Uniti, in sintonia con l'Unione Europea, la NATO, la Turchia ed Israele nell'appoggio ai ribelli, temporeggiano sulle modalità di intervento diretto, posticipando la pubblicazione di prove presunte sull'utilizzo di armi chimiche da parte di Assad. I nervi scoperti nel paese del terrorismo islamista non permettono all'intelligence americana di muoversi in modo deciso come fatto in Libia, Iraq e Afghanistan, e appoggiare apertamente i ribelli fondamentalisti. «Nonostante test di laboratorio e controlli eseguiti da mesi dai migliori scienziati americani, il pretesto utilizzato dall’amministrazione Obama per armare i ribelli siriani, si fonda su affermazioni non verificabili», scrive oggi il Washington Post. L’articolo riporta anche le parole di un ex alto funzionario americano, già coinvolto in operazioni di intelligence sulle armi di distruzioni dove viene specificato che «ci sono troppe persone che hanno interesse a farci credere che il regime abbia usato armi chimiche».
Le forze speciali americane addestrano le truppe ribelli. Barack Obama ha dunque optato – fino ad ora – ad un appoggio non dichiarato. La stampa mondiale, come per ultimo il Los Angeles Times nella giornata di oggi, ha denunciato a più riprese come la CIA e le forze speciali americane stiano addestrando le truppe dei ribelli in modo segreto da più di un anno in Turchia e in Giordania.
Israele supporta i ribelli siriani. Lo stato di Israele è stato, al contrario degli Usa, una parte attiva in questo supporto, bombardando per due volte in sei mesi il territorio siriano in prossimità di centri militari di Assad, ed armando il terrorismo salafita del «Fronte Al Nusra», gli stessi che hanno rapito i giornalisti italiani lo scorso aprile, e che contano tra le proprie fila i combattenti del gruppo di Zarqawi, la cellula qaidista irachena.
La Russia contraria all’invio di armi ai ribelli. In occasione del G8 in Irlanda del Nord, appena concluso, anche il presidente russo, Vladimir Putin, ha sottolineato l'incongruenza dell'appoggio americano ad un gruppo terroristico, schierandosi per un «no» alle armi ai ribelli. Putin ha fatto notare come tali finanziamenti potrebbero poi riversarsi contro l'Europa stessa.
I ribelli sono un pericolo per i cristiani. Sul versante cristiano, invece, sono molte le organizzazioni che hanno deciso di non prendere posizione nello scacchiere siriano. La prima per antonomasia è lo Stato Vaticano che, seppur critico sulla linea del Presidente Assad, è conscio che in caso di vittoria dei ribelli le minoranze cristiane potranno essere vittime di genocidio.
Oltre 60.000 mila le vittime e massacri continui. Intanto, il Centro di documentazione delle violazione in Siria ha monitorato dalla primavera del 2011 ad oggi, l'uccisione di oltre 60mila vittime civili e non. L'ONU, nella giornata di oggi, ha descritto il Paese come allo stremo, dove i crimini contro l'umanità sono una realtà quotidiana. La conquista delle città da parte dei ribelli sinora è stata accompagnata da efferati crimini di matrice religiosa: atti di cannibalismo, decapitazioni, e mutilazioni.
Entro luglio un nuovo incontro per parlare della crisi siriana. Per porre fine a questi massacri, le due parti pro e contro Assad, rispettivamente tramite Russia e Stati Uniti, stanno lavorando per una Conferenza di Pace a Ginevra entro luglio. Essa sarà il prosieguo dell'incontro sulla Siria a Ginevra del 30 giugno 2012, e perciò chiamata «Ginevra 2». Israele ha fatto sapere di essere favorevole alla presenza imminente di forze di pace russe al confine del Golan. Gli Stati Uniti hanno provveduto ad installazioni militari in Giordania, e a trasferirvi un contingente di Marines, 700 soldati in assetto da combattimento, missili Patriot e aerei F16. La Russia sta spingendo affinché siano presenti a «Ginevra 2» tutti gli attori regionali coinvolti, in primis lo stato dell'Iran. Il ministro degli esteri russo, Serghej Lavrov, ha però rimarcato come la partecipazione degli Stati Uniti a «Ginevra 2» non sia conciliabile con un suo appoggio ai ribelli.
Maria Giovanna Lanotte e Fabio Polese – Agenzia Stampa Italia
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