(ASI) Oggi l’arte è a portata di pollice. Basta aprire Instagram o TikTok e nel giro di pochi secondi possiamo vedere musei, mostre, opere di artisti che vivono dall’altra parte del mondo. Una volta servivano viaggi, cataloghi, biglietti di ingresso: oggi basta un “tap”.
Questa è la parte bella: i social hanno reso l’arte più democratica, più accessibile. Ci permettono di scoprire creativi emergenti, di sapere quando apre una mostra, di seguire festival e gallerie senza muoverci da casa.
Ma c’è anche un lato ombra. Le immagini scorrono così in fretta che rischiamo di non guardarne davvero nessuna. Mettiamo un “like” e passiamo oltre. L’arte, che richiede tempo, silenzio e attenzione, diventa un contenuto da consumare in pochi secondi, come una foto di un piatto di pasta o di un tramonto.
Io credo che i social siano uno strumento, non un fine. Possono accendere una scintilla, ma non sostituire l’esperienza diretta. Vedere un’opera dal vivo, le dimensioni, i colori reali, respirare l’atmosfera di una mostra è un’altra cosa.
Ecco perché invito chi ama l’arte a usare i social come punto di partenza: lasciate che un post vi incuriosisca, vi spinga a visitare quella mostra, a comprare quel libro, a conoscere meglio quell’artista. Solo così trasformiamo lo scroll in cultura e l’immagine digitale in emozione vera.
Elisa Fossati



