Calcio italiano in crisi, lunedì si decide il destino di Tavecchio

carlo tavecchio figc president(ASI) L'ultima volta che l'Italia non era andata ai mondiali era stato nel 1958. Li avrebbero giocati in Svezia 60 anni fa. Nel 2018 gli Azzurri resteranno di nuovo a casa, eliminati per ironia della sorte, proprio dalla nazionale svedese, ma anche da una crisi del calcio italiano che è in corso da anni.


Come si è arrivati alla crisi del sistema? - Il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio ha annunciato il licenziamento di Gian Piero Ventura attraverso un comunicato distribuito ai giornalisti, accordandogli i 900mila euro di buona uscita che gli spettavano. Poi ha parlato di un piano di riforme che servirà per ripartire. In questo modo non si dimetterà, e senza aver avuto il bisogno di parlare. Era stato il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi a dire che Tavecchio sarebbe rimasto, mentre abbandonava la riunione d'emergenza convocata dopo la disfatta della Nazionale. «Volevamo ripartire da zero, convocando nuove elezioni», ha detto Tommasi, «ma il presidente non ha voluto dimettersi, di fronte al tacito assenso dei presenti, che non hanno voluto prendere una posizione. Ora la decisione è rimandata al prossimo Consiglio Federale, convocato per lunedì 20 novembre». La delusione ha spinto la politica, attraverso il ministro dello sport Luca Lotti, e il numero uno del Coni Giovannì Malagò, a chiedere le dimissioni immediate non solo del Ct Ventura, ma anche di Tavecchio. Però politica e Coni non hanno un vero e proprio potere decisionale ma possono solo invitare il presidente della Federcalcio a dimettersi. Se questi non è d'accordo, la scelta di un cambio al vertice, e il potere di eseguirla, spetta solo al Consiglio Federale.
Tavecchio sarà sfiduciato? - No al 99,9%. Venne eletto da presidente della lega dilettanti, la quota più significativa all'interno del consiglio federale. La sua candidatura è stata accettata nonostante la gaffe razzista in piena campagna elettorale, alla quale ne seguirono molte altre. Tavecchio è ancora forte di una maggioranza che risponde al 34% dei dilettanti e al 17% della lega Pro (totale 51%), mentre nel consiglio federale resteranno vuote le quattro poltrone di Serie A e serie B, per via di un mancato accordo fra le due leghe. Nonostante il malcontento generale, la posizione di Tavecchio resta salda, ma per assicurarsela il presidente della Federcalcio è pronto a presentare il nome di un grande allenatore come prossimo ct e un vasto programma di riforme per il sistema italiano.
Chi sarà il nuovo allenatore? - Il primo cambiamento che tutti si aspettano da Tavecchio è però un nome forte sulla panchina azzurra. Il nome che circola è quello di Carlo Ancelotti (che però vorrebbe un cambio al vertice della Figc), seguito da quelli di Conte, Allegri e Ranieri. Una figura carismatica che sappia ridare compattezza a una nazionale fatta a pezzi e disunita dalle sconfitte sportive e dall'assenza di progetto di crescita. Il presidente della federcalcio ha promesso un grosso nome per allontanare le critiche, ma assumere l'incarico di Ct azzurro in questo momento sarebbe difficile per chiunque. Le trattative sono quindi aperte e complesse all'interno dello stesso consiglio federale.
Che cos'è il consiglio federale della Figc? - Corrisponde al governo della federazione e la sua composizione riflette le percentuali di partecipazione dell'assemblea e dei delegati, l'insieme di tutte le società calcistiche e degli arbitri, una sorta di parlamento all'interno della Figc. Mentre l'assemblea elegge il presidente, solo il Consiglio Federale può sfiduciarlo e convocare nuove elezioni. Il 34% dei delegati rappresenta le leghe dilettantistiche, mentre quelle professionali raggiungono quella quota solo sommandosi: 17% per la Lega Pro, 12% per la serie A, 5% per la B. Poi ci sono i calciatori, gli allenatori e gli arbitri, rispettivamente il 20, il 10 e il 2%. All'interno del consiglio federale, composto da 21 membri, le quote sono così ripartite: 6 rappresentanti per i dilettanti, 4 per i calciatori, 3 per la Serie A, 3 per la lega Pro, 2 per gli allenatori, uno a testa per Serie B e arbitri, più lo stesso presidente delle Federcalcio. Per questo motivo è difficile che l'opposizione a Tavecchio prevalga sulla maggioranza che lo sostiene.
Perché il consiglio federale è composto così? - Le ragioni di queste proporzioni sono dovute a un'idea di calcio secondo cui lo sport debba ricoprire una funzione sociale, più vicina ai cittadini e alle dimensioni amatoriali. Se però sono in molti coloro che giocano a calcio nelle leghe dilettantistiche, è anche vero che la serie A e i suoi club restano sottorappresentati. Al tempo del business dei diritti tv e dell'indotto economico che portano club come Juventus, Milan e Inter, la sproporzione tra la politica della Figc e gli elementi che ne fanno parte risulta ancora più grande.
Quali saranno le prossime riforme del calcio italiano? - Se la poca considerazione della Serie A è oggetto di una delle riforme che molti chiedono, altre sono quelle che il mondo del calcio italiano si aspetta da Tavecchio. Da una parte lo scouting dei giovani e uno stimolo alla competitività dei campionati. 20 squadre in Serie A e 22 in serie B sono troppe, con i timori, confermati ogni domenica, che ci sia troppa differenza fra i club. Poi l'introduzione delle seconde squadre nei tornei professionistici, in modo da far maturare i giovani talenti. Per quanto riguarda l'impiego di calciatori stranieri, di cui tanto si parla adesso, la Federcalcio sta pensando a uno «Ius Soli» sportivo per incentivare la presenza di italiani nelle rose delle squadre di club, non considerando fattibile delle quote minime in campo da garantire. Dall'altra si vogliono premiare gli stadi di proprietà, insieme all'incentivo di fidelizzare famiglie e tifosi, allontanando le frange violente. Infine la discussione sulla Legge Melandri, quella della ripartizione dei proventi tv, per poter dare più fondi per gli investimenti solo ai club virtuosi.


Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia

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