(ASI) Italia nella storia. O meglio al minimo storico, in una vera e propria tragedia sportiva. La nazionale del 2017 sarà ricordata come quella capace di non andare a un Mondiale come quella del 1958. Ventura farà rima con Sventura.
Un’Italia che nonostante la buona prestazione ha disonorato quattro Mondiali vinti, due medaglie d’argento e tante imprese. Finisce anche l’era dei reduci campioni del mondo 2016. Non andranno mai più al Mondiale Buffon, Barzagli e De Rossi. Eliminati ai gironi nel 2010 e nel 2014 e ora a guardare gli altri. Solo 8 paesi hanno vinto il Mondiale (Brasile, Germania, Argentina, Francia, Spagna, Uruguay, Inghilterra) solo l’Italia non ci sarà.
E’ tutto il sistema italiano crollato. Inizia, si spera, un’Apocalisse. Ridursi a uno spareggio ed essere eliminati così, è davvero mortificante. L’Italia non presenta più fantasia, fuoriclasse, ma giocatorini senza carattere. I Totti, Del Piero, Pirlo, Cannavaro non ci sono più. Sul banco d’accusa devono andare necessariamente anche i club che non valorizzano i giovani ragazzi italiani, la FIGC che ha attuato politiche sbagliate e scelto un CT incapace di gestire questo ruolo. Giampiero Ventura si è macchiato anche di “codardia”, non rilasciando nemmeno l’intervista dopo la partita. Neanche a mettersi la faccia, diciamo questa nazionale ha toccato proprio il basso. Dispiace solo vedere Buffon, in lacrime, chiudere così amaramente una carriera così importante. Il buio di Milano che macchia persino l’oro di Berlino. C’è da riflettere.
C’è poco da dire sul campo. Conta una cosa: non hanno segnato. Nemmeno un goal. Ci hanno provato Candreva, Immobile, Parolo, Florenzi nel finale del primo tempo e di nuovo Florenzi, Immobile nel secondo, ma tutto si è infranto sulla gigantesca quanto fragile difesa svedese. Un’Italia che ci ha messo più cuore, ma mostrando insicurezza e poca convinzione. Questa non è l’Italia. Doveva esserci almeno un 2-0, invece niente. Sapevamo che questa nazionale non era quella del 2006, né quella del 1982 o del 1994, ma che fosse la più brutta nazionale dei giorni vicini, non ce l’aspettavamo o almeno non lo speravamo. Abbiamo vinto un Mondiale durante il terremoto “Calciopoli”, ma da quei giorni difficili non ne è venuto niente, solo pesanti umiliazioni. E’ arrivato il momento che chi deve lasciare, se ne vada e di ricostruire. Girano tanti soldi, troppi nel nostro calcio, che non giustifica dei risultati così nefasti. Questa spedizione però non si leverà mai di dosso l’onta di aver scritto forse la pagina più brutta della nostra storia calcistica. Potremmo rifarci al famoso thriller svedese dell’omonimo CT svedese, Larson e dire “Uomini e donne che odiano questa nazionale””, perché solo “odio” (sportivo) si può provare oggi per questa vergogna. Ma rifacendoci ai latini “odi et amo”, quindi deve esserci la volontà che questo “odio”, diventi amore, bisogna tornare ad amare la nazionale, che ritorni ad essero un motivo di orgoglio ma per questo ci vuole impegno, serietà, dedizione, passione, tutte quelle che cose che ci hanno contraddistinto in passato e che sono mancate oggi. Solo una cosa bella si è vista il pubblico italiano, che ha cantato, incitato fino alla fine cantando addirittura l’Inno, ma purtroppo il pubblico non fa goal e chi era in campo, non ha recepito lo spirito fino in fondo.
Il lavoro che si deve fare nei prossimi quattro anni, non è quello di creare una nazionale che sia ammessa ai Mondiali, ma che li vinca. Se tutto ciò, ci farà tornare in cima al mondo, allora ne sarà valso qualcosa. Ai posteri l’ardua sentenza.
Daniele Corrvi - Agenzia Stampa Italia