(ASI) Il Fair play finanziario ha di positivo quello di evitare di far divenire “pirati” i clubs professionisti nei loro investimenti. Però dei grandi sospetti sull’Atletico Madrid iniziano a sorgere, in particolar modo sulla sua solidità economica .
Infatti a fronte di un'esposizione nei confronti del Fisco di circa 200 milioni di euro e con interessi annui che ammontano a 17, la seconda squadra di Madrid è riuscita in questi ultimi anni ad allestire formazione ultra-competitive, che hanno portato in dote due Europa League, una Coppa del Re e una Supercoppa Europea.
Appaiano seri dubbi per gli addetti ai lavori della”onesta’ economica” del club.
Nella stagione 2010/2011, l'Atletico Madrid non ha avuto risultati eccelsi tanto da essere stato al settimo posto, e quindi fuori dall'Europa ed una situazione debitoria rilevante che ha dovuto imporre un restyling finanziario al club stesso: via de Gea (al Manchester United per 20 milioni), Elias passa allo Sporting Lisbona per 8,5 milioni, Forlan all'Inter per 5 e Aguero si accasa al Manchester City per la bellezza di 45 milioni di euro.
In sostanza incassi pari ad 85 milioni, che però non vengono formalmente reinvestiti lasciando a bocca asciutta l’Agenzia delle Entrate spagnola, che si accontenta di una dilazione faraonica del proprio credito e con le somme incassate e con qualche “aggiustamento” come per l'esterno turco Arda Turan (13 milioni versati al Galatasaray) e per il fortissimo attaccante colombiano Radamel Falcao, prelevato per 40 dal Porto.
il passaggio del Tigre dal Porto all'Atletico Madrid sarebbe costato solo 18 milioni di euro alla formazione iberica, in virtù del 55% della titolarità dei diritti sul giocatore della Doyen. Due stagioni dopo, Falcao si è trasferito nel Monaco del magnate russo Dmitry Ryboloblev per 60 milioni di euro, ma di questi solo una parte sono rimasti nelle casse del club.
L'anno prima infatti, il calciatore, come ricompensa per la decisione di rifiutare la corte di Chelsea e Real Madrid e restare una stagione in più agli ordini di Simeone, è entrato in possesso di parte del suo cartellino, guadagnando qualcosa come 15 milioni sul suo trasferimento nel Principato. Sui restanti 45, in teoria da destinare al Porto nell'ambito del pagamento rateale pattuito al suo tempo per mettere le mani sul colombiano e dal solito Fisco, è il buio più totale. Nessuno è in grado di conoscere la destinazione di tali somme e dove le stesse siano andate a confluire dato che nelle casse dell’Atletico Madrid non ci sono.
Forse qualcuno ha utilizzato il “meccanismo” denominato Tpo (third party ownership): "Se c’è un meccanismo che permette ai team di accedere a buoni giocatori bisogna usarlo" questa sara’ stata la filosofia del management .
La Uefa, in tema di fair play finanziario, ha già lasciato intendere di voler vederci chiaro e di non gradire affatto questa pratica, come confermato dal presidente Michel Platini: "Se la Fifa non dovesse intervenire per mettere al bando questo sistema, interverremo a livello di Uefa".
Francesco Rosati di Monteprandone Delfico - Agenzia Stampa Italia