Serie B. Pescara-Perugia 2-1. Perugia double face, rovina tutto nella ripresa. Al Curi il 14 si giocherà tutto.

SR7 0639falcinelliASI(ASI) Nel giorno del patrono San Lorenzo il Perugia mette un piede in serie C. Fragile come un finto cristallo di poco pregio. Incapace di gestire il risultato e le fasi del gioco con intelligenza. Il solito Perugia chiude in vantaggio il primo tempo, giocato con ordine ed equilibrio tra i reparti,  imbrigliando il Pescara e impostando con Carraro e Falzerano, per evitare l’unica fonte di gioco.

Ma anche molto dispendioso sul piano fisico, perché i grifoni tornano a correre senza palla come da tempo non facevano. Poi, nella ripresa, il Grifo entra in campo senza sapere cosa vuole fare -segno inequivocabile di immaturità e mancanza di personalità- e paga lo sforzo fisico del primo tempo. Fa un possesso palla lezioso, non mirato alla costruzione e all’offesa, e lascia totalmente al Pescara l’iniziativa. Ci scappa così il pareggio di Galano e il rigore di Memushaj, che rovesciano lo scenario. Sugli esterni il Pescara sfonda, e da lì nasce la rimonta abruzzese. Non irresistibile, ma quanto basta per mandare in tilt la spaesata squadra biancorossa che, presa d’infilata dai cambi campo degli abruzzesi, rischia di sbandare e deve ringraziare Vicario se non subisce anche il terzo gol. Oddo non interviene, se non tardivamente, e quando lo fa, appesantendo le batterie davanti con Buonaiuto e Melchiorri (mentre Iemmello rimane in panchina) non ottiene nulla perché non c’è nessuno capace di superare l’uomo, creare superiorità e spazi per le punte. Assistere alla manovra ruminata dei grifoni è ormai una sofferenza nota e prevedibilissima per chi ha seguito tutto il campionato del Perugia. Insomma, il gruppo (che gruppo non è) fatica a costruire e prende puntualmente gol. Appena si alzano i ritmi, appena gli avversari accelerano e fanno un po’ più sul serio, appena il gioco si fa duro, i fragili scompaiono. Alle prime difficoltà, i grifoni si eclissano, diventano piccolo piccolo e fanno sembrare giganti anche i nani. Adesso c’è solo una chiamata, definitiva e senza appello. Alla vigilia di Ferragosto, al Curi. E lì i grifoni dovranno tirar fuori tutto quello che hanno. Forse non basterà, perché servirebbe vincere per evitare la C e farlo con almeno due gol di scarto per evitare supplementari e rigori. Ma tante, troppe sono le lacune tecniche, troppa l’instabilità psicologica della squadra, grave la mancanza di spirito di gruppo.  Ma occorrerà che i grifoni provino a usare senza nulla sbagliare la testa e il cuore. Il cuore da buttare oltre l’ostacolo. La testa per gestire i momenti della partita senza frenesia e ansie. Con lucidità e coraggio. È troppo per le loro capacità? Forse si. Ma il troppo, stavolta, coincide con il minimo indispensabile. Vedano loro come risolvere l’equazione.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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