Serie B. Chievo-Perugia 2-0. Beffa nel finale, un buon Perugia non riporta niente da Verona.

SR7 3611diego falcinelliTG(ASI) Una beffa con danno. Un finale del Perugia sulle gambe dopo oltre un’ora giocata bene, con lucidità e applicazione, basta per dirottare il risultato dalla parte del Chievo, squadra non trascendentale ma cinica quanto basta. Due episodi determinano un 2-0 del tutto ingiusto.

Sul primo, un’uscita difensiva sbagliata di Nzita; Balic incapace, per sue caratteristiche strutturali, di fermare Segre a destra; Vicario sorpreso dal cross sbagliato e i centrali sorpresi da Ceter sulla respinta corta del portiere e della traversa. Il secondo, un rigore  concesso dal fiscalissimo arbitro Ros di Pordenone. Le speranze del Grifo  si sono infrante così, dopo una partita complessivamente equilibrata nella quale, però,  le occasioni migliori per segnare le hanno costruite proprio  i ragazzi di Cosmi sia nel primo tempo che all’inizio del secondo. Ma le tante assenze e la conseguente emergenza con cui Cosmi ha dovuto fare i conti, alla fine hanno pesato sul match. Konate, pur senza fare cose stratosferiche, fino a metà della ripresa ha comunque retto il centrocampo e tenuto su il Perugia. Ma i novanta nelle gambe non li ha ancora e alla fine Cosmi lo ha dovuto sostituire con Angella (bentornato, su lui si conta molto per il girone di ritorno) rimettendo Carraro  (buona la sua prova in difesa) in regia. Balic ha rilevato Dragomir, ma si sa che il dinamismo non è il suo forte e non ha saputo rintuzzare l’affondo di Segre da cui è nato il primo gol. Cosmi con nove assenze e in panchina giocatori inutilizzabili, ha comunque saputo imprimere al Perugia rabberciato e improvvisato di oggi un senso, un verso ed una identità. Peccato per gli errori in zona gol, per le occasioni costruite e non trasformate nei primi settanta minuti, giocati con lucidità, propositività e capacità di affrontare con coraggio e intraprendenza le situazioni in campo. E con bella  determinazione, l’approccio giusto, la capacità di pressare alto il Chievo, mettendo a nudo la non eccelsa qualità nella costruzione da dietro della squadra di Marcolini. Per poi affondare quando possibile, specialmente a destra, dove il tandem Falzerano-Mazzocchi ha prodotto quantità e qualità costantemente. E si sono viste, grazie al modulo e all’interpretazione dei singoli,  interessanti novità anche sugli esterni, con tanti cross rimessi al centro: dalle fasce son nate tutte le grandi occasioni dei grifoni che, però, non devono rinunciare anche alla capacità di penetrazione centrale, oggi poco sfruttate. Ovviamente, non tutto al Bentegodi si può leggere positivamente. Sul lato negativo del bilancio pesa l’espulsione di Falasco addirittura dopo il triplice fischio. Un nervosismo da correggere, che Cosmi non ha digerito, perché aggrava la situazione di emergenza in difesa e denota, per il tecnico, una propensione deleteria ai gesti individuali contraria allo spirito di gruppo e agli obiettivi ambiziosi.  Altri aspetti, non nuovi di oggi,  su cui intervenire sono sembrati lo scarso  peso dell’attacco senza Iemmello e l’insostenibile leggerezza del centrocampo, dove serve dal mercato un uomo di spessore, nel senso della personalità e della capacità di leggere e gestire le fasi della partita.  Però, digerita l’amarezza per un risultato negativo immeritato, il Perugia di Cosmi può ripartire dalle cose buone messe su, giova ribadirlo,  in pochi giorni e nell’emergenza causata da infortuni e squalifiche. Lo spirito sembra quello giusto, la strada imboccata quella maestra. Il resto lo potrà fare il lavoro in allenamento. E il mercato.

Daniele Orlandi-Agenzia Stampa Italia

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