(ASI) Perugia. Una sconfitta senza appello. E senza attenuanti. Una vera lezione da imparare bene per il futuro.  Il Perugia esce di scena dopo aver perso di brutto su tutti i fronti: tattico, agonistico, fisico, della determinazione, della lucidità nel saper leggere le situazioni.

Il Cittadella gioca come ci si aspettava: organizzato,  feroce su tutte le palle, sempre in pressing asfissiante in fase difensiva e ficcante e concreto  quando attacca. Tutte cose mancate clamorosamente al Perugia, incapace fin dall’inizio di capire in che razza di giostra fosse salito. Preso il primo gol dopo 7 minuti, la squadra di Oddo non ha saputo mai reagire. Precaria in difesa, dove ogni iniziativa dei veneti negli ultimi venti metri diventava un pericolo, reale o potenziale, con Gyomber che comincia ad accusare un po’ la fatica per averle giocate tutte, stante la rosa ridotta all’osso dagli infortuni. Inconsistente in mezzo al campo, dove Carraro è andato in difficoltà e Balic non è mai riuscito a dare alla manovra la velocità necessaria. Inoffensivo davanti, dove Nicolussi non è riuscito a confermare la buona prova di Crotone e il modulo a due punte ha di nuovo steccato, con Falcinelli tutto impegno e sacrificio ma di nessun apporto concreto alla pericolosità della manovra: per lui sono arrivati i primi fischi del Curi. In questo quadro, i grifoni sono sembrarti perfino irritanti: non ne hanno azzeccata una, perdendo tutti i duelli individuali, tutte le seconde palle e molti contrasti in mezzo al campo. Facile dunque capire perché la prima e unica conclusione in porta dei grifoni sia arrivata a ripresa inoltrata. Mentre il Cittadella, oltre i due gol, ha tirato in porta, spesso senza il disturbo dei difensori biancorossi, almeno altre cinque o sei volte, disponendo a proprio piacere della banda sbandata di Oddo, che cadeva nel panico ad ogni affondo veneto: sia il primo che il secondo gol hanno colto malamente impreparato il reparto arretrato.   La sconfitta è sonora e, a nostro avviso, non è solo e semplicemente una giornata storta. Perché il Perugia già in altre circostanze ha palesato difficoltà nell’affrontare squadre arcigne e capaci di impedire agli uomini di Oddo di costruire la loro manovra da dietro. Contro questi avversari, sembra mancare la capacità di approntare con efficacia, concretezza e velocità alternative tattiche (i lanci lunghi non sono la specialità della casa). E, soprattutto, sembra latitare la capacità  di leggere e interpretare le  situazioni non preparate. Come se, di fronte ad avversari più organizzati, nessuno dei grifoni sappia prendersi la responsabilità in campo di indicare ai compagni le cose da aggiustare. Se a questo si aggiunge la solita carenza nello sfruttare i calci piazzati e la propensione a soffrire quelli avversari, si capisce che qualcosa di strutturale, o almeno di consueto e non risolto, c’è nelle prestazioni del Perugia. Un filo rosso da spezzare per evitare i saliscendi pericolosi degli ultimi tempi. Perché la sconfitta di oggi non solo vanifica la vittoria di Crotone e il secondo posto in classifica, ma chiama la squadra a riflettere profondamente sui propri errori e a dimostrare reazioni all’insegna della lucidità e di una  personalità non sempre evidenti. E, per stessa ammissione di Oddo, chiama anche la società a trovare qualche soluzione per la difesa, che ha gli uomini contati. Il mercato non è facile, ma sarebbe proprio necessario dare a Oddo qualche alternativa in più.

 

Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia

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