(ASI) I derby sfuggono spesso alla logica e alle previsioni. Ma Perugia-Ternana è stata, invece, quella che ci aspettava. Il Perugia ha fatto la partita, ha costruito e, nel primo tempo, dominato.
La Ternana ha aspettato, ha giocato sull’errore dei biancorossi e ha cercato di massimizzare gli episodi. Il prodotto di questi fattori è stato un 2-2 combattuto, ma pieno di errori. Anche quelli arbitrali, con il signor Gavillucci di Latina che in cinque minuti ha prima negato un rigore evidente al Perugia, poi ne ha concesso uno almeno dubbio e, forse per compensare, ha poi fiscalmente espulso Falcinelli che, già ammonito, era andato ad esultare dopo il penalty trasformato sulla balaustra della curva nord. Intendiamoci, la regola dice questo, e Falcinelli ha commesso un’ingenuità imperdonabile che annulla, data l’importanza della gara, quanto di buono aveva fatto, gol compreso. Tuttavia, l’interpretazione complessiva della partita da parte dell’arbitro ha lasciato a desiderare: molto tollerante con il gioco rude degli ospiti (prima e unica ammonizione dei rossoverdi al 46′ della ripresa) per nulla con i perugini quando hanno commesso falli da giallo. Ma, aldilà dell’arbitro, sono emersi, con sconcertante puntualità, i soliti limiti del Perugia. Che gioca, si propone, crea quasi sempre più degli avversari, ma non trasforma. E che, per converso, quando subisce, qualche errore lo fa sempre, tanto da permettere agli avversari di ottimizzare il rapporto occasioni/segnature. Oggi, la Ternana ha fatto l’ 1-1 alla prima mezza sortita verso l’area perugina, grazie ad una scivolata improvvida di Giacomazzi, e dopo che il Perugia, oltre al gol di Parigini, aveva creato altre due nitide palle gol. E nella ripresa, idem con patate. Nonostante una Ternana più intraprendente, il Perugia era passato in vantaggio e, sia pur in dieci, non aveva concesso occasioni. Ma anche stavolta una frittata cucinata da Provedel (uscita sconclusionata, e non è la prima volta in questa stagione) ha permesso agli ospiti di recuperare. Senza mettere in discussione la cifra del gioco che il Perugia solitamente esprime, una riflessione però va fatta sulle caratteristiche di fondo, per così dire “genetiche” della squadra. Squadra che predilige il gioco e la costruzione, ma che non è ancora riuscita a trovare un assetto soddisfacente sul piano della determinazione/concentrazione che connotano la serie B. Sia nelle situazioni di attacco, sia negli episodi difensivi, la squadra di Camplone manca della “cattiveria” che servirebbe per prevalere contro avversari che, tutti, giocano sempre con il coltello tra i denti dal primo all’ultimo secondo e sono ferocemente consapevoli che le situazioni e le occasioni vanno sfruttate con il massimo della efficacia. Niente ( o quasi) di tutto questo da parte dei grifoni, come dire che il Perugia è poco squadra di categoria. E senza questa componente, si può divertire il pubblico e sciorinare bel gioco ma, alla lunga, non si dà continuità ai risultati. Almeno, la continuità che serve per le zone alte della classifica ché, per la salvezza, può bastare e avanzare.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia