(ASI) È la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però... volendo citare una celebre canzone di Max Pezzali potremmo dire che Inter-Fiorentina è tutta qui. La partita si è decisa nella ripresa, dove l’esperienza dell’Inter ha avuto la meglio sulla beata gioventù dei Viola.
Il primo tempo ha fatto vedere un’Inter sciolta, fluida nella manovra, capace di mettere alle corde i temibili giovanotti di Pioli giunti a Milano non certo in gita di piacere.
La pecca dei nerazzurri durante la prima frazione di gara è stata forse quella di non aver saputo capitalizzare le occasioni create. Candreva, sicuramente tra i migliori in campo, ha seminato il panico lungo la corsia destra, mentre Perisic, sul versante opposto, non ha brillato, apparendo lento e prevedibile.
Della Fiorentina, pur in difficoltà, e costretta nella propria metà campo, le occasioni migliori. Due ghiottissime, la prima con Mirallas fermato dal palo, la seconda, clamorosa, con il “Cholito” Simeone, apparso troppo precipitoso e poco lucido davanti ad uno stratosferico Handanovic.
Di tutt’altra pasta la ripresa, complice il fisiologico calo dell’Inter, vedasi le fatiche contro Tottenham e Sampdoria, e la crescita esponenziale della Fiorentina. Chiesa ha messo in costante e continua difficoltà Asamoah, costretto alle maniere forti per fermarlo, ed ha trovato la rete del pareggio grazie ad una fortunosa deviazione di Skriniar.
L’1-1 ha galvanizzato i viola, forse troppo, facendo prevalere l’emotività sulla razionalità. La squadra di Pioli si è spinta in avanti alla frenetica ricerca della rete del successo, ma lo ha fatto lasciando campo all’Inter nelle ripartenze.
Peccati di gioventù pagati a caro prezzo. I nerazzurri hanno approfittato proprio di una ripartenza ed hanno trovato il 2-1,-nel momento forse migliore dei Viola-, grazie alla zampata di D’Ambrosio, chiamato a scartare la deliziosa caramella confezionata per lui da Icardi, nell’insolita veste di rifinitore.
Da segnalare la crescita di Nainggolan, maggiormente a proprio agio con Icardi, ed autore di una prestazione di grande sacrificio, anche quando tornato in mediana al posto di uno spento Vecino.
Chiusura sulle decisioni arbitrali, cominciando dal calcio di rigore che ha sbloccato l’incontro.
Il tocco di mano di Victor Hugo è impercettibile, ma determina comunque il cambio di traiettoria del pallone. L’intervento rientra nella casistica del protocollo VAR. Asamoah avrebbe meritato un secondo cartellino giallo per fallo su Chiesa. Ci potevano stare anche altri due calci di rigore, uno per parte, per falli subiti da D’Ambrosio e da Chiesa.
Raffaele Garinella-Agenzia Stampa Italia
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