(ASI) Balistreri, ecco chi è la nuova punta del Grifo
Inizia con Pietro Balistreri, nuovo attaccante del Grifo, il ciclo di interviste ai calciatori del Perugia Calcio che ora in avanti riempiranno uno spazio preparato per i tifosi dalla Redazione di Agenzia Stampa Italia e Tifo Grifo. Gli appuntamenti saranno l’occasione per conoscere più a fondo i protagonisti di questa stagione sportiva biancorossa.
Carriera:
Classe 1986, esordio fra i professionisti nel 2004 con il Palermo – la sua città natale -, da allora prima di approdare a Perugia ha giocato a Pisa, Melfi, Cremona, Gela, Castelnuovo Garfagnana, Monopoli, Ternana e fino a gennaio 2012 a Campobasso.
Carriera disputata per la maggior parte nei campionati di C1 e C2. Gol segnati 46 di cui ben 9 nel corso di questo campionato col Campobasso, uno dei quali anche al Perugia - di testa- nel girone d’andata.
Tanti i gol segnati, alcuni anche con pregevoli colpi di testa. Pensi di essere più forte nel gioco aereo o palla a terra?
Le mie caratteristiche sono quelle proprie di una prima punta, mi piace attaccare la profondità e far salire la squadra. Resta il fatto che per un attaccante la cosa fondamentale è fare gol, spero di riuscire a farne tanti con questa grande maglia.
Qual è lo schema offensivo che secondo te più mette in luce le tue doti calcistiche?
Quest’anno ho giocato sia con il 4-3-3 da punta centrale con due esterni, ma anche un trequartista dietro e due esterni a sostegno dell’unica punta.
Quando ci sono in squadra giocatori forti come Clemente, Tozzi Borsoi non ci sono problemi di adattamento e spero di fare il massimo per guadagnare spazio.
Nel Perugia ritrovi alcuni dei tuoi vecchi compagni, come ad esempio Romano Tozzi Borsoi, come sarà giocare di nuovo insieme?
La squadra è competitiva al massimo, per me è un onore essere qui, so di far parte di un gruppo importante. L’attacco è uno dei reparti più forti e dobbiamo toglierci molte soddisfazioni e lottare tutti insieme per centrare l’unico obiettivo che è quello della promozione.
Domenica contro la tua ex squadra c’è stato il tuo esordio in casa al Renato Curi. Quale emozione ti ha dato l’ingresso in campo?
Domenica è stata una giornata particolare, fino al martedì precedente mi ero allenato con quelli che ora erano miei avversari. L’anno giocato a Campobasso è stato molto importante per me, ho trovato continuità e nell’anno solare sono riuscito a fare 20 gol;
avevo anche indossato la fascia da capitano, il che mi aveva reso un punto di riferimento anche per i compagni. Quando poi sono entrato in campo con la maglia del Grifo, ho pensato solamente a migliorare il risultato della partita e conquistare i tre punti. Se proprio dovevamo perdere per strada due punti preferisco averli lasciati alla mia ex squadra che a qualcun altro.
Perugia rappresenta una grande piazza per un calciatore, anche per chi come te ha già una esperienza importante alle spalle, come hai accolto l’idea del trasferimento al Perugia?
La richiesta del Perugia è stata per me un motivo d’orgoglio. Il mese di gennaio è stato molto intenso, sapevo che sarei andato via da Campobasso, con offerte da parte di squadra di C1 e anche da una formazione del nostro stesso girone; ma quando ho saputo che avrei potuto indossare la maglia del Perugia non ho avuto dubbi.
Sono arrivato con molto entusiasmo, conosco le mie capacità e voglio far bene in una piazza importante e voglio regalare la C1 ai tifosi. Certo il campionato è duro, anche alla luce del fatto che le altre squadra si sono rafforzate, quindi bisogna pensare solo a giocare partita dopo partita.
In generale quindi quale è stato il tuo impatto con il mondo biancorosso? Con i tifosi, i compagni di squadra, la società?
Ciò che più mi ha impressionato è stata la coesione fra società, squadra e tifosi e anche la stampa. Vedo che ci sono tutti i presupposti per raggiungere l’obiettivo, perché quando si vuole vincere un campionato devono essere tutti sulla stessa direzione. Quando c’è questo forte senso di unione si superano con maggior velocità anche i momenti difficili, quindi penso ci siano tutte le condizioni per poter far bene.
Chi è Pietro quando non indossa la divisa da calciatore?
Sono un ragazzo normalissimo, sono sposato e ho un bimbo di 2 anni e mezzo. Quindi appena finisco gli allenamenti mi piace stare a casa con la mia famiglie e giocare con mio figlio. Faccio quello che fanno tutte le famiglie, fare spesa e cose del gener. Mi piace condurre una vita tranquilla.
Quando hai capito che da grande avresti fatto il calciatore?
Quando si è bambini si pensa a giocare e a divertirsi e così è stato per me per tutto il tempo che ho giocato con le giovanili e del Palermo fino alla Primavera. Poi quando ho avuto la fortuna di allenarmi con la prima squadra del Palermo e ho pure esordito in Serie A, ho capito che la mia strada poteva essere quella diventare un calciatore professionista. A quel punto ho dato il massimo, come continuo a fare tutt’ora perché solo lavorando sodo i risultati arrivano; è una sfida continua per fare sempre meglio.
C’è qualche giocatore o personaggio, non necessariamente dello sport, che per te rappresenta un modello da seguire?
Ce ne sono parecchi, ma se penso al mondo calcio penso sicuramente ad Alessandro Del Piero. Oltre ad essere bravo in campo, anche fuori non è mai sopra le righe, dimostra di essere umile e credo sia un buon esempio da seguire anche per i più giovani.
Quali sono gli obiettivi futuri del calciatore Balistreri e quali di Pietro?
Certamente l’obiettivo principale è la vittoria finale del campionato, giocare tre mesi al massimo, dare il mio contributo alla squadra. Spero di riprendere anche la prossima stagione con questa maglia, nella categoria superiore. Ora vedo il Perugia.
Facciamo finta che tu possa vedere per un attimo le immagini del tuo futuro e che tu possa scegliere fra due momenti comunque determinanti per la tua carriera sportiva.
Cosa sceglieresti di fare fra:
- Segnare un gol come Maradona ai Mondiali di calcio dell’86 driblando tutta la squadra avversaria, un gol bellissimo ma non determinante per il risultato finale di una partita?
Oppure
- Segnare il rigore decisivo che regala al Perugia la matematica vittoria del campionato?
Sicuramente la seconda, senza ombra di dubbio. A me piace pure fare i gol facili. I gol difficili sono belli in quell’istante ma poi vengono dimenticati; è meglio farne molti di più ed essere ricordati per quelli. Baratterei tutti questi tre mesi per vedere raggiunto l’obiettivo principale che è lo stesso per tutta la squadra, solo dopo viene il Balistreri calciatore.
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L’uomo e il calciatore Pietro Balistreri sono insieme un concentrato di umiltà e serietà. Dalle parole dell’attaccante si percepisce la totale devozione alla squadra, e la sicurezza di un giocatore che sa di poter fare la differenza. Un calciatore consapevole delle sue doti, e sinceramente convinto che solo con il sudore e l’allenamento si arriva ad ottenere risultati importanti.
Pietro Balistreri è senza ombra di dubbio un giocatore generoso, che sa anteporre il bene della squadra al successo personale, non a caso ha indicato fra i suoi idoli Alessandro Del Pietro, il capitano della Juventus che ha seguito la sua squadra in Serie B, per poi guidarla nuovamente nell’Olimpo del calcio.
Il Perugia troverà in Balistreri una certezza, e Balistreri troverà in Perugia una città pronta ad osannarlo. Figurarsi poi se segna davvero quel rigore.