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(ASI) Avevamo ancora negli occhi lo scintillante Perugia di Lecce e  lo 0-0 stentato contro il Prato, un po’ d’amaro in bocca lo lascia, diciamolo francamente. Certo, i ragazzi di Vincenzo Esposito hanno fatto la partita perfetta per le loro possibilità. Hanno giocato alla morte su ogni palla, chiuso ogni varco, sporcato con efficacia qualsiasi trama del Perugia. Hanno messo in campo un calcio elementare ed efficace, hanno potuto giocare con la leggerezza di chi non ha niente da perdere al cospetto della prima in classifica. Hanno perfino avuto l’occasione di vincere il match quando, poco prima di metà ripresa, sull’ennesima ripartenza, un doppio intervento di Koprivec e Scognamiglio, ha evitato il peggio. Sarebbe stato troppo, di tutta evidenza. Ma è il segno e la cifra di un torneo dove non esistono partite facili e avversari morbidi. D’altra parte, anche il Frosinone ha vinto solo in extremis a Pagani e il Lecce era andato sotto a Barletta, prima di aver ragione dei corregionali.

Camplone se l’è presa con i suoi perché non hanno saputo essere altruisti con i compagni in alcune occasioni. Ha ragione, perché in partite difficili come queste, prima di cercare il colpo personale, occorre sbloccare il risultato. Fabinho al primo minuto ha mancato un’occasione clamorosa e Sprocati nella ripresa ha cercato la conclusione angolata da destra (a Lecce aveva segnato allo stesso modo) ignorando compagni liberi al centro. Errori che pesano nell’economia di una partita dove il Grifone non è riuscito a sfondare sulle fasce (Fabinho, dopo alcune prestazioni da fuoriclasse, oggi ha giocato una partita solo normale, anzi anche qualcosina meno). Meglio non è andata al centro, dove è mancato il dinamismo delle percussioni di Nicco. Imbrigliato sul nascere, il gioco del Perugia non è riuscito a sprigionarsi come al solito. E’stata una sofferenza vedere le tante potenzialità tecniche degli uomini di Camplone costrette nella camicia di forza costruita da Esposito con i suoi ordinati soldatini, sempre pronti a raddoppiare e triplicare sui portatori di palla biancorossi e, se necessario, pronti al fallo tattico. Henty e Carcione, entrati nella ripresa, non sono riusciti a incidere più di tanto sul trend che la partita aveva ormai assunto. Camplone ha cercato soluzioni e varianti al suo 4-3-3: ma Mazzeo tra linee dietro Eusepi e Fabinho, nel primo tempo;  ed il l 4-2-3-1 disegnato nella ripresa, non sono bastati per venire a capo della matassa dei lanieri.

Adesso il Perugia è atteso da un mini ciclo di partite dure: trasferte a Pisa e Catanzaro (e poi ad Aquila) con in mezzo la partita al Curi contro un Benevento rigenerato. Camplone non ha fatto drammi, Mazzeo neppure. Hanno preso atto di un’occasione persa, di una mezza battuta a vuoto di cui avrebbero fatto volentieri a meno. Ma nulla più: il Perugia, riordinate le idee, ha i mezzi per vincere con chiunque e dovunque e, in fin dei conti, è appurato che se la gioca meglio proprio con le squadre più forti. Questione di stimoli, che contro le squadre della parte alta della classifica vengono da soli. E questione anche di tattica, perché quelleformazioni, di solito, giocano e fanno giocare. E, in ogni caso, da qui alla fine, neppure per Frosinone e Lecce sarà facile (possibile) vincerle tutte, proprio tutte.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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