Calcio Lega Pro Prato - Perugia 2-0.

(ASI) Su e giù, stavolta giù. Lo stato d’animo di chi ha a cuore il Perugia non ha il privilegio della costanza. La squadra è discontinua e quasi sempre, dopo una prestazione e/o un risultato incoraggiante, arriva puntuale un’amara disillusione. Si, le partite sono fatte da episodi, o comunque da situazioni contingenti. Oggi, tanto per dirne una, il Perugia è dovuto scender in campo con la difesa totalmente priva degli uomini di fascia, per le indisponibilità di Anania e Martella. Con Liviero in panchina, ma ancora non pronto per un impegno completo, Camplone ha così dovuto creare la linea arretrata con quattro difensori centrali, con tanti saluti alla possibilità di alimentare da dietro il gioco sulle fasce che è uno dei capisaldi del suo credo calcistico. Una circostanza troppo penalizzante, contro un Prato quadrato, cinico, capace di creare tre occasioni e trasformarne due e che, dopo il vantaggio, si è difeso presidiando attentamente ogni centimetro del campo. Spesso, anche con nove uomini dietro la linea della palla quando attaccava il Perugia.
Però, uscendo dall’episodico, ad una partita dalla fine del girone d’andata, bisognerà pur tirare il filo rosso di quello che si è visto fin qui. L’alternanza dei risultati è figlia della discontinuità del gioco. La quale, a sua volta, risente pesantemente della carenza di uomini di personalità nel Perugia di quest’anno, specialmente tra quelli di più lungo corso, incapaci di supportare i giovani che, invece, hanno molto ben figurato. Camplone, appena arrivato, lo aveva osservato: nel Perugia non c’è un leader che sappia prendere per mano la squadra e guidarla nei momenti difficili, quando è decisivo sapere come gestirsi in campo e fuori. Arcipreti, che questa squadra l’ha costruita in estate, lo ha confermato “retrospettivamente” pochi giorni fa, confessando che, soprattutto in difesa, manca l’uomo di personalità. Ecco dunque, in attesa che la vicenda Clemente prenda i suoi contorni definitivi, il primo punto da analizzare in vista del mercato di gennaio. Che sarà comunque difficile, con il Perugia impossibilitato a fare rivoluzioni per via dei tanti prestiti e con una situazione di classifica che non si sa se consentirà davvero un rientro nelle posizioni che contano.
A Prato, il Perugia sullo 0-0 e, poi, sullo 0-1, ha costruito qualcosa, ha creato cinque occasioni da rete (cifra di per sé rilevante in una partita esterna) ma non ha saputo concretizzare. Il Prato, al contrario, ha approfittato quasi al cento per cento degli errori dell’anomala difesa biancorossa. Alla fine, il risultato è dovuto a questa -peraltro non lieve- differenza. Dunque, sarebbe un errore buttare tutto a monte senza capire su quali cose buone si possa cominciare a guardare in prospettiva. Santopadre, alla festa del Natale biancorosso, ha ribadito le intenzioni, sue e di Moneti, di restare per salire la scala del calcio italiano. Dunque, un progetto di medio-lungo respiro che, a detta del neo direttore sportivo Goretti, non può impantanarsi nelle secche dell’attualità negativa. Vero, occorre saper distinguere tra strategia e tattica, tra l’uovo oggi e la gallina domani. Però, i due piani non sono paralleli e inevitabilmente hanno dei punti di contatto. Le due orbite si incontrano in punti cruciali e uno di questi si verificherà nelle prossime settimane.
Fuor di metafora, da qui a fine gennaio la società dovrà decidere cosa fare per salvaguardare la prospettiva lunga, possibilmente e sperabilmente raddrizzando quella breve. Dovrà decidere quali giocatori e quali uomini, presenti o nuovi, dello staff tecnico (e, perché no, societario) saranno quelli giusti per tentare ancora una stagione vincente. Oppure, se quella attuale potrà solo essere una stagione di transizione di cui salvare solo ciò che potrà preparare al meglio la prossima e quelle successive verso i traguardi dichiarati. Un compito arduo, decisioni delicate: ma questi snodi ineludibili segneranno il futuro prossimo e quello più lontano del Grifo. La società lo ha capito e sa che verrà giudicata su queste scelte dalla platea dei tifosi. Per questo chiede tempo, pazienza e unità d’intenti. “Fare tutti quadrato di fronte al momento difficile ”, ha detto oggi Goretti. A ben vedere, malgrado le comprensibili impazienze di chi non ne può più di mediocrità e disillusioni, il direttore tecnico ha ragione: non c’è proprio alternativa, se si vuol salvare il salvabile oggi e rilanciare per il domani.

Daniele Orlandi-Agenzia Stampa Italia

 

 

Non ci sono partite da segna

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