(ASI) Perugia. A guardarli bene, da vicino, nel loro “abito tradizionale”,risultano essere grotteschi. Anziani in calza maglie da mimo francese che eseguono ormai una musica da “ambiente”, da ascensore.
Una musica pseudo-psichedelica e tecno, elettronica soltanto. Oggettive ed indiscutibili sono le ripercussioni che questo gruppo “pop” ha avuto sulla vicenda recente della musica leggera popolare, facendo appunto chiedere a chi la musica la conosce e ne padrone a che cosa abbiano guardato la musica pop in questi ultimi trent’anni e perché abbia assimilato tanto da una tale formazione. Ciò che si presentava agli occhi degli spettatori venerdì sera era musica da museo, il vecchio del vecchio; un pezzo di archeologia della musica popolare leggera. La sensazione netta e non oltre, per lo meno per molti, e per altri nel loro intimo, e’ stata quella di avere assistito ad un episodio della serie televisiva dell’Ispettore Derrick e non oltre. Poi personalmente un evanescente ricordo della tristissima serata in discoteca della gita di terza media in Austria. Certamente un tributo ad un genere innovativo degli anni Settanta, oggi una straordinaria noia.
A parte tutto qualche sensazione forte e qualche emozione ancora oggi arriva, quantomeno nel corso di tre brani. Sparute ma esistenti le sensazioni musicali piacevoli. Il tutto da una musica che oggi e’ tutt’altro che trasgressiva, di tendenza ma: tonale, melodica, “composta”, “educata”, “discreta”.
Una musica di genere tanato quanto il liscio da balera o la country canadese che risulta essere comunque una esperienza musicale curiosa per chi non aveva avuto mai l’occasione di ascoltarla dal vivo.
Il gruppo interagisce con una scenografia da video musicale, in linea con il prodotto musicale, che talvolta e’ accattivante e ironica. Retrò come tutto il reto.
Il gruppo conferma un assioma musicale: quello che la lingua tedesca non possa essere usata per musica, o canzoni. Un esperimento del resto già fallito coni Lieder Schumann e Schubert, eccezion fatta pe alcuni indiscutibili momenti wagneriani. L’ennesimo esperimento fallito, reso Kitsch da alcuni irritanti testi in francese. Una certa nostalgia la solleva Neonlicht (Kraftwerk - 1978). Ingenuo e teutonico il brano “fumettone” dedicato all’autostrada e al viaggio.
I testi sono molti significativi, sintetici, espressivi e riescono a riassumere bene ciò che il gruppo presenta quali tematiche sociali e sociologiche e nella loro ottica di protesta.ma tutto tragicamente titonico. Il senso di angoscia, catastrofe e tragicità imperante e tutto germanico.
E’ l’ingenuità probabilmente l’elemento che salva questa formazione, la quale resta monoliticamente fedele a se stessa e alle sue origini pur provando ad attualizzare i propri contenuti.
Giuseppe Marino Nardelli - Agenzia Stampa Italia