(ASI) Un giornalista deve raccontare fatti, storie, non tanto per se ma per la gente. Per coloro che leggono. I giornalisti italiani e non solo, insieme a tutta la giungla dei media che la compongono come è ben noto omettono dal dire notizie, fonti, storie al pubblico, ai fruitori che le leggono. In un Paese civile come l’Italia questo mestiere è diventato come quello dei camerieri politici al soldo del sistema, del potere.

 Dire solo determinate notizie, solo quelle che il sistema vuole che si dicano e che vengano passate. Il sottoscritto da giornalista, in erba, serio, attento, senza padroni, con il senso etico, morale e deontologico di questa professione non verrà mai meno all’omissione di tale modo di fare.

Perché questa premessa vi chiederete? Perché c’entra e spiego il motivo: rifacendomi al fatto che il lettore ha il sacrosanto dovere di essere informato su tutto, anche di notizie, tematiche scottanti che danno fastidio. Una di queste sono sicuramente le scie chimiche. Qualcuno in questi ultimi anni forse ne ha sentito parlare a convegni, su internet, su siti specializzati. Porterò a conoscenza dei lettori dell’annoso problema delle scie chimiche. E Questo grazie all’amicizia di Rosario Marcianò, studioso e responsabile del blog di tanker enemy che studia il fenomeno, che mi ha permesso di divulgare notizie su tale tematica e farla conoscere alla più vasta platea possibile.

Scie chimiche: cosa sono?

In questi ultimi anni si è intensificato un fenomeno che la stragrande maggioranza della popolazione mondiale continua purtroppo ad ignorare, quello delle scie chimiche (in inglese “chemtrails”). Ci riferiamo ai voli di quegli aerei bianchi, senza contrassegni di riconoscimento, che attraversano i cieli rilasciando copiose scie dietro di loro sopra molte regioni del Pianeta, inclusa naturalmente l’Italia.

L’operazione cominciò negli Stati Uniti nella metà degli anni ’90, per poi estendersi al Canada, ai paesi aderenti alla NATO, alla Russia ed a molte nazioni; ma esistono fotografie e documentazioni che attestano la presenza di attività chimiche, sebbene saltuarie e forse sperimentali, anche nei decenni precedenti.

Questi velivoli lasciano, lungo le rotte seguite, delle strane scie che generalmente, a differenza di quelle di condensazione (in inglese “contrails”), non si dissolvono entro breve tempo, ma persistono nell’atmosfera sino a trasformarsi in nuvole simili a strati.

E’ un fenomeno evidentissimo, abituale, di cui tutti possono rendersi conto semplicemente alzando lo sguardo al cielo. Vari studiosi, tra cui l’ingegner Clifford E. Carnicom, il meteorologo Scott Stevens, il fisico Neil Finley, la tossicologa Hildegarde Staninger, il giornalista indipendente canadese William Thomas, il ricercatore ed attivista Jerry E. Smith, il ricercatore statunitense Tom Montalk, il biologo statunitense Micheal Castle, il direttore della rivista Nexus Tom Bosco, oltre agli studiosi di tanker enemy ed a moltissimi altri, hanno investigato queste famigerate scie chimiche.

Ma che cosa sono veramente, e come possiamo distinguerle dalle nuvole e dalle normali scie scie di condensazione degli aerei? Facciamo un po’ di chiarezza. Una scia è in generale una zona di fluido (liquido o gassoso) situata immediatamente dietro un solido in movimento relativo rispetto al fluido stesso, caratterizzato dal fatto che essa in moto è prevalentemente formato da vortici.

Tipici esempi di scie sono i solchi spumeggianti che un natante veloce lascia nell’acqua dietro di sé (acqua ferma e solido in moto), ed anche le scie di condensa che segnalano il passaggio di un jet (aria ferma e solido in movimento). Queste ultime sono provocate dalla condensazione del vapore acqueo prodotto dalla combustione del carburante causata dalle condizioni di umidità, pressione e temperatura che si riscontrano ad alte quote di volo.

La composizione ed il comportamento delle scie dipendono principalmente dalla forma del solido, dalla viscosità e dalla densità del fluido, dalla velocità relativa e dall’angolo secondo il quale essi si riscontrano. Nel caso degli aerei, per esempio, la scia è animata da moti vorticosi che diventano più marcati in corrispondenza delle variazioni della sagoma dell’aeromobile (esempio, nell’intersezione tra ala e fusoliera).

Come spiega il meteorologo 1° M.llo ATG Domenico Azzone: “Le scie di condensazione normali rappresentano formazioni simili nuvolose prodotte nell’atmosfera, a determinate altitudini, dai gas di scarico dei velivoli (aerei) a reazione e sono assimilabili, quale configurazione, ad una precisa tipologia di nubi. In meteorologia, queste scie sono classificate in persistenti e non persistenti; per convezione, le prime durano più di 1 ora, le seconde meno di 1 ora. Alla quota a cui normalmente si formano, possono assomigliare, dopo la formazione e con il concorso dei parametri fisici del momento, al gruppo delle nubi alte (Cirri, Cirrostrati, Cirrocumuli)”.

Una nuvola è invece un insieme di gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio, dovuto alla condensazione di vapore saturo. Le nuvole sono generate da moti convettivi di origine termica oppure meccanica, sollevamento di aria calda, dal rimescolamento di masse d’aria e dall’incontro di queste con catene montuose, dalla variazione dei valori barometrici e dagli effetti della radiazione solare e terrestre. I moti di ascesa propiziano la loro formazione, poichè portano l’aria umida verso zone fredde; i moti di discesa, che le portano verso le zone più calde, ne causano il dissolvimento, in quanto fanno cessare lo stato di saturazione del vapore acqueo e favoriscono l’evaporazione delle gocce. Giacchè i moti convettivi sono costanti, soprattutto durante una perturbazione atmosferica, avviene un continuo processo di formazione e di disfacimento dei corpi nuvolosi. Il meteorologo 1° M.llo ATG Domenico Azzone ci spiega che “le nubi sono di 3 tipologie a seconda della quota a cui si formano: nubi basse (da 0 a circa 2.000 metri, composte da goccioline d’acque); nubi medie (da 2.000 a circa 6.000 metri, composizione mista di goccioline acqua e cristalli di ghiaccio esempio gli Altocumuli, Altostrati); nubi alte (da 6.000 metri in poi, composte da cristalli di ghiaccio esempio i Cirri, Cirrostrati, Cirrocumuli)”.

Non è possibile quindi accumulare la formazione di una nube a quella delle scie di condensa degli aerei sebbene, come si è visto, in particolari condizioni anche le nuvole si dissolvano per poi riformarsi. Secondo la Federal Aviation Administration (FAA), una scia di condensa si forma se persistono contemporaneamente alcune condizioni ambientali, in particolare umidità uguale o superiore al 70%, temperatura inferiore a 40 gradi centigradi sotto zero, altitudine superiore al almeno 8.000 metri. Questi parametri possono subìre delle lievi variazioni, ma ci si può discostare di poco da tali indici alle nostre latitudini. Pertanto è praticamente impossibile che si formino scie di condensa a bassa quota, con bassi valori di umidità e con temperature ben lontane dai 40 gradi centigradi sotto zero. Le scie chimiche invece “non si inquadrano nella precedente informazione tecnica in quanto non sono il prodotto della combustione dei motori a reazione degli aerei. Esse sono, alla luce di quanto è possibile conoscere ed ipotizzare razionalmente, il risultato di una miscela di sostanze chimiche, sostanze organiche ed inorganiche, emesse da contenitori applicati all’esterno oppure all’interno degli aerei. Appena rilasciate ed emesse, queste sostanze formano, ovviamente, una scia simile o quasi simile alle scie di condensazione normali, che si disperde nell’atmosfera ed in parte ricade verso il suolo. Queste scie non hanno una quota definita, a differenza delle normali, a cui formarsi, per cui l’altitudine a cui compaiono dipende essenzialmente dallo scopo a cui le stesse sono finalizzate.

Nel dicembre del 2005 il Comitato Scientifico dell’Associazione Galileo di Parma, Centro Culturale di Ricerche Esobiologiche, di cui fa parte il biologo Dott. Giorgio Pattera, commissionò alcune analisi chimiche quali-quantitative presso un laboratorio specializzato del CNR per approfondire il fenomeno. Tali analisi hanno portato all’identificazione, nelle acque piovane immediatamente successive alla comparsa delle scie chimiche, di sostanze assolutamente estranee alla normale composizione dell’atmosfera. Le sostanze in questione erano il quarzo o biossido di silicio (81%), calcio fluoruro (8%), calcio carbonato (6%), calcio solfato di-idrato (2%). Queste sostanze, se inalate per lungo tempo, e le scie in oggetto rimangono visibilmente compatte in cielo anche per molte ore, a differenza di quelle normali di condensazione, risultano altamente pericolose se a livello polmonare e potenzialmente foriere della silicosi, che può manifestarsi anche a distanza di anni dall’esposizione ai suddetti agenti inquinanti. Queste indagini si aggiungono a quelle già condotte negli U.S.A., che hanno evidenziato nella condensa di tali ricadute da scie chimiche la presenza anche di sostanze tossiche, quali alluminio (30%) ed il bario (30%). La pericolosità di tali sostanze è ben conosciuta dalla scienza medica.

“La neurotossicità dell’alluminio è nota da più di un secolo. Recentemente l’alluminio è stato implicato come fattore eziologico di alcune manifestazioni patologiche, tra cui encefalopatia, osteopatia e anemia, associate al trattamento dialitico. Inoltre è stato ipotizzato che l’alluminio possa essere un cofattore nell’eziopatogenesi di alcune malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer, sebbene una prova diretta in questo senso sia ancora controversa” (P. Zatta, CNR Istituto Tecnologie Biomediche, Unità Metalloproteine, Padova).

Alcuni studiosi americani, tra cui Henry W. Scherp e Charles F. Church, della School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, hanno effettuato studi sugli effetti dell’alluminio sugli animali. Questi esperimenti mostrano chiaramente che l’alluminio presente nell’ambiente, se opportunamente veicolato, può raggiungere il sistema nervoso centrale e quindi accumularsi in maniera selettiva all’interno dei neuroni.

Anche il bario è estremamente pericoloso per l’organismo umano. “E’ stato osservato un alto livello di contaminazione con fonti di questo metallo alcalino terroso, sia naturali che industriali, negli ecosistemi o nei posti di lavoro che presentano un’elevata incidenza di sclerosi multipla ed altri disturbi neurodegenerativi, come l’encefalopatia spongiforme trasmissibile e la sclerosi laterale amiotrofica. Viene ipotizzato che la contaminazione cronica con sali reattivi di bario possa iniziare la patogenesi della sclerosi multipla” (Mark Purdey, Medical Hypothesis, 2004).

Dunque perché le scie chimiche? Sull’argomento sono state formulate diverse ipotesi. Probabilmente vengono utilizzate allo scopo di ottenere modificazioni meteorologiche e climatiche, di danneggiare le colture agricole basate su piante non modificate geneticamente ed inquinare gli ecosistemi al fine di determinare un incremento esponenziale del costo delle risorse idriche ed agricole residue. Le scie chimiche sono anche uno strumento ad uso militare che serve per nascondere i velivoli militari ai radar nemici; le scie creano infatti nell’atmosfera un’antenna elettromagnetica oltre l’orizzonte, che serve per ottimizzare la ricetrasmissione dei segnali in ambito strategico-militare.

A tal proposito si ricorda il progetto “Pianificatore delle frequenze radio di missione” (RFMP) avviato dalla Marina Militare degli U.S.A. e finalizzato alla mappatura elettronica del territorio, connesso proprio alla modificazione delle caratteristiche trasmissive dell’atmosfera. Gli obiettivi di questa manovra occulta potrebbero anche andare ben oltre, e servire allo sfoltimento di alcuni settori della popolazione ritenuti improduttivi o di peso per il sistema, come i pensionati, i malati cronici, e alla sperimentazione di agenti patogeni sulla popolazione inconsapevole nell’ambito di programmi di guerra chimica e batteriologica. La diffusione diretta ed indiretta di agenti patogeni e quindi di malattie, alcune delle quali del tutto ignote sino a pochi lustri fa, potrebbero avere anche lo scopo prepicuo di favorire le multinazionali farmaceutiche indebolendo la popolazione, e di modificare il DNA umano in modo da impedire un’evoluzione genetica. Non possiamo inoltre dimenticare che le scie chimiche potrebbero essere correlate anche alla possibilità di controllare il pensiero ed il comportamento, attraverso soprattutto l’irradiazione di onde elettromagnetiche a bassa ed a bassissima frequenza, la diffusione di composti del litio, e l’utilizzo di nano sensori “Micro Electronic Machines” (MEM) o “Smart Dust” (piccole stelle) negli organismi umani. Tale tecnologia consente già oggi di controllare, rintracciare, monitorare, manipolare mentalmente, per mezzo dell’emissione di impulsi elettromagnetici, interi gruppi umani. E come se tutto questo non fosse già abbastanza, le scie chimiche stanno distruggendo anche la coltre di ozono del pianeta, ma forse questo è solo un effetto collaterale dell’operazione.

Davide Caluppi Agenzia Stampa Italia

Fonti: Articoli di Antonio e Rosario Marcianò curatori del sito www.tankerenemy.com

Articoli del biologo Dott. Giorgio Pattera

Articolo “Guida sintetica al riconoscimento delle caratteristiche delle scie di condensazione anomale” del meteorologo 1° M.llo ATG Domenico Azzone

Pubblicazioni del Dott. P. Zatta, CNR Istituto Tecnologie Biomediche, Unità Metalloproteine, Padova

Mark Purdey, Medical Hypothesis, 2004 “Cronic barium intoxication disrupts sulphated proteoglycan synthesis: a hyphotesis for the origins of multiple sclerosis”.

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