(ASI) Tra l'11 e il 12 dicembre scorsi si è svolta a Pechino la Conferenza Centrale sul Lavoro Economico, il consueto appuntamento che tratteggia il bilancio dell'anno che sta per concludersi e presenta le linee-guida di politica economica del governo per l'anno venturo.
Durante il dibattito, sotto l'egida di Xi Jinping e degli altri sei membri del Comitato Permanente del Politburo, è emerso come nel corso del 2023 l'economia del colosso asiatico si sia ripresa piuttosto bene dopo essersi messa alle spalle le fasi più critiche della pandemia, iniettando nuova linfa allo «sviluppo di alta qualità», vero e proprio paradigma della crescita cinese nella fase di nuova normalità avviata nel corso dell'ultimo decennio.
Nonostante alcuni fattori di preoccupazione osservati tra il secondo e il terzo trimestre - come il tasso di disoccupazione giovanile, la persistente incertezza legata alla situazione finanziaria di alcuni grandi operatori immobiliari ed una più debole domanda estera - lo scorso novembre il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita, fissandole al 5,4% per quest'anno (rispetto al 5% stimato ad ottobre) e al 4,6% per il prossimo anno (rispetto al 4,2% stimato ad ottobre), con un particolare apprezzamento per l'attenzione che Pechino ha riservato alle misure di aggiustamento del mercato immobiliare e ai rischi connessi al debito pubblico locale e alle piccole e medie banche [E. Cheng, CNBC 7/11/2023].
«Per rinvigorire ulteriormente l'economia, la Cina deve ancora superare alcune difficoltà e sfide, tra cui la mancanza di una domanda efficace, la sovrapproduzione in alcuni settori, flebili aspettative sociali, determinati rischi e problemi nascosti, colli di bottiglia nella circolazione interna, ma anche le crescenti complessità, severità ed incertezze dell'ambiente esterno», è stato osservato durante la due-giorni [Xinhua, 12/12/2023].
Le esigenze nell'ambito della pianificazione del lavoro di riforma nel 2024 riguardando dunque molteplici aspetti. Dall'incontro è giunta la richiesta al governo di compiere maggiori sforzi per perseguire il progresso garantendo la stabilità, consolidare la stabilità attraverso il progresso e definire con precisione il «nuovo» prima di eliminare il «vecchio».
È stata inoltre sollecitata l'introduzione di politiche aggiuntive che contribuiscano a stabilizzare le attese, la crescita e l'occupazione, oltre ad impegni concreti sia per promuovere la transizione dei modelli di crescita, l'aggiustamento strutturale ed il miglioramento della qualità e dell'efficienza sia per consolidare le fondamenta di uno sviluppo economico stabile con prospettive positive.
«Il Paese dovrebbe consolidare gli aggiustamenti anticiclici ed interciclici delle politiche macro, nonché continuare ad applicare una politica fiscale proattiva ed una politica monetaria prudente, contemplando più forti meccanismi di innovazione e coordinamento degli strumenti politici», si legge ancora nella nota diffusa al termine della Conferenza.
Più nel dettaglio, i funzionari hanno chiesto di: ampliare ragionevolmente la portata dei titoli speciali emessi dai governi locali come fondi di capitale; adottare nuove politiche di riduzione strutturale di tasse e imposte; supportare anzitutto l'innovazione scientifico-tecnologica e lo sviluppo del settore manifatturiero. L'accento è stato posto anche sugli sforzi mirati a preservare una «liquidità ragionevole e sufficiente», a mantenere l'ampiezza del finanziamento sociale e l'offerta monetaria in linea con gli obiettivi attesi di crescita e i livelli di prezzo.
Gli istituti di credito dovrebbero dunque essere stimolati ad aumentare il sostegno all'innovazione scientifico-tecnologica, alla transizione verde, alla finanza inclusiva per le micro e piccole imprese e all'economia digitale. Al contempo, l'esecutivo dovrebbe adottare misure per corroborare la coerenza dell'orientamento di politica macroeconomica, per rinforzare il coordinamento nelle politiche fiscali, monetarie, occupazionali, industriali, regionali, scientifico-tecnologiche ed ambientali, nonché per includere le politiche non-economiche nella valutazione della coerenza di politica macroeconomica al fine di garantire che le decisioni assunte siano sinergiche.
Nello specifico sono nove le aree su cui viene ritenuto essenziale intervenire nel corso del prossimo anno: l'innovazione scientifico-tecnologica, che dovrà trainare lo sviluppo di un sistema industriale al passo coi tempi; l'espansione della domanda interna; l'approfondimento delle riforme negli ambiti fondamentali; l'incremento dell'apertura di alto livello; la prevenzione e il disinnesco in modo costante ed efficace dei rischi presenti negli ambiti fondamentali; l'agricoltura e le aree rurali; lo sviluppo integrato tra aree urbane ed aree rurali e lo sviluppo coordinato tra regioni; l'avanzamento nei programmi di conservazione ecologica e promozione dello sviluppo verde e a basso contenuto carbonico; la garanzia ed il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia