Perché il conflitto russo ucraino è insolubile e “infinito”

(ASI) “Operazione speciale” o “Guerra” tra Confederazione russa e Ucraina, o, meno pudicamente, tra USA, Regno Unito e NATO contro Russia ?

 

Bisogna parlarci chiaro, infatti, a questo punto. 

Quando sentii parlare per la prima volta di “Operazione speciale”, per indicare l’intervento armato russo in Ucraina, confesso che, all’inizio, non presi sul serio questa locuzione. 

“Ma sì…” mi dissi “è un termine prudenziale e, forse, un po’ ipocrita per cercare di non drammatizzare oltre ogni limite una vicenda così carica di sofferenze per due popoli, uniti dalla storia e dalla lingua, perché sia l’ucraino che il russo sono lingue che derivano entrambe dal “proto slavo”.

Al tempo degli Zar, l’ucraino era il “piccolo russo”, mentre il russo era il “grande russo”. 

E la Russia “nasce” a Kiev, con la “Rus” di Kiev e sotto il patrocinio di un grande santo, San Vladimiro di Kiev.

Ero scettico di fronte alla parola “operazione speciale” ma oggi ho capito che invece era usata dai governanti della Confederazione russa e in particolare dal suo Presidente, Vladimir Putin, a ragion veduta.

Ci sono delle “modalità” di condotta militare della Russia che non ho capito e che, al di là di eccessi di violenza deprecabili ed isolati di singoli o di singole unità, si caratterizzano, in definitiva per una evidente e, per noi, quasi inspiegabile “moderazione” da parte russa, nell’impiego delle armi e degli uomini e che è balzata evidente in questa “controffensiva” ucraina, preannunciata e che ha trovato i russi impreparati perché convinti di essere attaccati al sud e invece colpiti nel settore di Kharkov, o, come si dice oggi, di Kharkiv.  

Pensavo che non avrebbero sguarnito la linea centrale del fronte come hanno fatto, pensavo che, dopo avere colpito duramente le infrastrutture proprio di quella zona da cui è sopraggiunta la “controffensiva” ucraina, i russi avrebbero insistito come avrebbero potuto fare. Pensavo che si sarebbero levati in volo i bombardieri, pensavo, ingenuamente, che vi sarebbe stato un ultimatum alla NATO, ma, prima ancora, agli States, una sorta di “cartellino giallo” per intimare la cessazione di un atto oggettivamente e soggettivamente di guerra come degli aiuti militari così massicci a un paese in guerra con la Confederazione russa. “Adesso basta !” pensavo che, alla fine, Putin sarebbe stato costretto, a dire. 

Ho temuto anche un attacco russo atomico tattico. Lo confesso. 

Di fronte ad una così sfacciata arroganza e provocazione da parte dei paesi anglofoni, che, alzano così impunemente l’asticella della guerra, ho pensato che la Russia avrebbe reagito ma mi sbagliavo, credo, però, solo sul momento. Questo maledetto manicheismo che ci hanno instillato le potenze angloamericane ci rende difficile pensare alla Russia, a questo paese “autocratico”, come si dice, come ad un paese che si contiene, persino nel lessico, nelle modalità di un intervento militare, che, invece di gettare uomini e mezzi nella battaglia, ritira dal fronte investito da una controffensiva le sue forze ed anche i civili russi che si sentono minacciati dalle vendette dei temporanei vincitori e riposiziona le sue forze, in attesa di riorganizzarsi e riprendere l’operazione, secondo quell’avanzata lenta ed inesorabile che lo caratterizza. Ben diverso è lo stile di non retrocedere e di non risparmiare uomini e mezzi che caratterizza, invece, gli ucraini. 

Gli eccessi e i crimini ci sono dall’una e dall’altra parte ma è innegabile che il modo generale di combattere sia quello che ho descritto. C’è una pericolosissima tendenza “occidentale” ad enfatizzare in senso filoucraino l’andamento del conflitto. E’ difficile trovare informazioni obbiettive che facciano capire cosa stia realmente succedendo. Fango sulla Russia e sui suoi politici e soldati, plauso all’inverosimile verso gli ucraini. Basta guardarli i nostri politici e quelli europei quando vanno in Ucraina a omaggiare Zelenskij. Sembrano toccare il cielo con un dito. E’ difficile trattenere un senso di ridicolo di fronte a questa ostentazione e a questa esagerazione. Fino a ieri, molti di loro non sapevano nulla della storia dell’Ucraina. Sarebbe interessante fare loro domande su quest’argomento e attendere le loro risposte. La storia è una cosa complessa che va affrontata con serietà, mai con il manicheismo che li contraddistingue.      

Ha ragione Fausto Biloslavo quando invita alla calma e alla prudenza, perché noi italiani dovremmo capirlo: dopo Caporetto, vi è stato il Piave, attenzione. 

Il generale Fabio Mini, a “L’Antidiplomatico”, del 14 settembre scorso, ha osservato, in estrema sintesi: “ Offensiva ucraina significativa per la propaganda, ma sul terreno le condizioni non sono mutate di molto. Anzi, in un certo senso peggiorano per gli ucraini che in uno spazio vuoto dovranno sostenere il fuoco russo”. 

I russi si sono ritirati dal campo di battaglia con poche perdite, da territori che erano pressoché sguarniti, trascinando letteralmente gli ucraini dietro di loro, fino a quando questi ultimi non hanno esaurito la loro forza e non sono incorsi nel fatale allungamento dello schieramento.

Se questo è accaduto nel fronte centrale, dove gli ucraini si sono gettati all’inseguimento dei russi, con una foga che lascia perplessi, molto diverso è, però, il quadro al sud, dove l’attacco ucraino si è frantumato contro il “muro” russo, con perdite gravissime su cui i media “occidentali” tacciono.   

Ora non sappiamo cosa succederà. C’è il rischio che gli attaccanti vengano imbottigliati e si trovino in mezzo ad un gigantesco saliente, destinato, prima o poi ad essere reciso. 

La motivazione della controffensiva è prevalentemente politica e Zelenskij cerca di far valere l’incredibile, al limite del ridicolo, appoggio incondizionato di questo “Occidente” alla causa ucraina, vista nel solo momento terminale della crisi, cioè nell’attacco russo il 24 febbraio e non in tutto quello che l’ha preceduto.    

Tutto questo è vero, ma, specie di fronte ad un nemico cosi’ spregiudicato, che ha ingigantito qualunque anche piccolo problema di parte russa e che è stato così incredibilmente silente nella recente, continua, ma lenta ed inarrestabile avanzata russa, di fronte all’odio montante alla Russia, umiliata non solo dai politici e dagli opinionisti che generalmente scambiano i loro auspici per la realtà, ma anche dai militari che in genere sono più “moderati” e prudenti dei primi, salvo alcuni, certo,  pensavo che la Confederazione avrebbe tenuto conto di questi aspetti psicologici e dell’immagine di isolamento e di ostentata emarginazione della Russia e avrebbe cercato di reagire ma subito. E invece no, non subito. Ci sono i soliti ceceni di Ramzan Kadyrov, piazzatisi a difesa della centrale di Zaporizhzhja” dagli attacchi degli ucraini, come hanno capito anche i bambini, ormai. Ma è un po’ poco. 

Niente mobilitazione del fronte interno, dell’immensa Russia che, va ripetuto, sono più di tre Stati Uniti messi insieme. Uso delle sole forze sufficienti. Sembra quasi un’operazione “di polizia”. Non a caso, i reparti che presidiavano erano, se non sbaglio, della Rosgvardija (FSVNG RF), corpo indipendente militare, alle dipendenze del Ministero degli Interni, che ha compiti a metà strada tra un corpo militare ed uno di polizia (militare e giudiziaria).

Ma sono sufficienti queste forze di fronte al dichiarato intento di chi si cela, non troppo (!), dietro gli ucraini, mandati al massacro e che li arma con aiuti sempre più abbondanti ed efficienti, con il fine di azzerare il potenziale militare della Russia ? In una parola, di distruggerla, magari come tappa per arrivare ad attaccare l’ultimo, si fa per dire, nemico di questa potenza onnivora e che si è autoattribuita il ruolo di “gendarme” del mondo, nemico che, per gli Stati Uniti, è la Cina comunista ?

Obbiettivo un po’ “ambizioso” quello di distruggere il più grande paese del mondo, una superpotenza nucleare, come la Russia, ma i “neocon” statunitensi, questa strana fauna, pericolosissima ed irresponsabile, già trotskista, divenuta “neoconservatrice”, ha un’ambizione ed un’autoreferenzialità sfrenati e non ha alcun senso del limite. Faranno di tutto per tentare un’operazione del genere, che è in pratica la ragion d’essere di questa lobby statunitense ma anche degli stessi Stati Uniti che hanno “divorato” nella loro storia l’Inghilterra, prima e poi la Spagna per finire al “sogno” di “inglobare” anche la Russia e, magari, la Cina comunista e gli stati del “Brexit”, snaturarli dalle loro tradizioni e dalla loro identità per assimilarli a pallide controfigure di se stessi. 

Una potenza vorace, senza limiti, ma qui il “boccone” è un po’ troppo grosso e potrebbe risultare indigesto. 

Le elezioni di “midterm”, negli Stati Uniti, le elezioni parlamentari, sono imminenti ed è probabile che il “falco”, peraltro “intronato”, Biden subisca una grave sconfitta.

E quanto all’alleato britannico, il clima, attorno al nuovo Re Carlo III, dopo la morte di una grande Regina, nessuno lo può contestare, non è dei migliori. La Scozia “scalpita” e se ne vuole andare, tanto per cominciare. 

Come faranno ? 

La situazione è fonte di preoccupazione e di apprensione. E’ una delle situazioni in cui le “contingenze” storiche e le caratteristiche culturali e psicologiche dei protagonisti del conflitto, ne rendono, allo stato, impossibile, purtroppo, una soluzione negoziata.

Confederazione russa. La Russia non è certamente un paese perfetto, ma, se si guarda a questa vicenda in tutto il suo percorso e non solo alla parte terminale, si dovrà riconoscere che ha una notevole parte di ragione. Si tratta di un paese antico e illustre, erede di un impero di cui ha ripreso i simboli e i colori della bandiera e l’attaccamento al Patriarcato ortodosso di Mosca, dopo l’intermezzo di un altro “impero”, quello originato dal “golpe rosso” dell’ottobre novembre 1917. E’ un paese che si è visto progressivamente “assediato”, provocatoriamente, da quella che era un’alleanza difensiva contro il regime sovietico, la NATO e che s’è trasformata in un monstrum aggressivo ed arrogante che mira ora, non più a difendersi, ma ad offendere, distruggere ed umiliare la Russia. 

Questa non può tollerare di vedersi la NATO che, durante il regime sovietico, era inframmezzata da Stati neutrali o dai satelliti dell’URSS, a diretto confine del suo territorio e di essere imbottigliata nel golfo di Finlandia, dal passaggio, “armi e bagagli”, soprattutto dell’ex neutrale Finlandia, oltre che della Svezia, all’Alleanza “atlantica”, mentre, più sotto, premono contro la Russia i paesi baltici e la Polonia, “incattiviti” contro di essa, che considerano ancora come fosse l’URSS. Solo la Bielorussia è alleata del grande paese slavo. L’Ucraina è sostanzialmente paese NATO anche e più di quelli che ne fanno parte formalmente.

E’ una questione di vita o di morte e soprattutto la Russia non può non resistere con tutti i mezzi contro chi ne vuole la distruzione, Stati Uniti in testa. 

 

Ucraina. Vuol dire “Marca” in ucraino, territorio di confine. E’ un paese che è all’origine della Russia ma ha compiuto un processo di snaturamento impressionante. Si è creata un’identità unitaria solo artificiale, sulla base della sua rabbiosa resistenza alla politica russa. 

L’Ucraina è oggi la sua ostinata resistenza. Se ci si chiedesse quando sia nata l’Ucraina, come realtà unitaria, non si potrebbe che indicare il 1922. Dopo essere stata divisa tra la confederazione polacco lituana e l’impero russo, è il regime sovietico che l’ha fatta nascere come realtà unitaria, anche se poi l’intima ambiguità politica che la contraddistingue da sempre le ha fatto dare un contributo significativo alle potenze dell’Asse e, addirittura, ad una delle divisioni delle Waffen SS. Ed è meglio fermarsi qui e non procedere oltre.

L’Ucraina approfitta di essere, nelle mani dello zio Sam, il “grimaldello” per scardinare la Russia e non fa altro che chiedere insistentemente e ricevere le armi più sofisticate dell’Occidente, mentre l’ex attore Zelenskij è divenuto un leader mondano, ricevuto da tutti i paesi di “questo” Occidente e la Presidente del Parlamento europeo, Ursula  Von der Leyen si pavoneggia in abito giallo e azzurro e un giorno sì e anche l’altro non perde occasione per svillaneggiare la Russia, divenuta, ormai, un paese umiliato e vilipeso da “questo” Occidente, ma non dal resto del mondo, come, ad esempio, la cristianissima Armenia che ha la Russia al suo fianco nella crisi contro l’islamico Azerbaijan. 

I continui, incessanti rifornimenti d’armi “occidentali” all’Ucraina tutto potranno essere meno che un incentivo alla pace, se si tiene presente questo odio misterioso che il mondo angloamericano nutre contro la Russia. Sembrerebbe un odio di natura “teologica”. Non c’è nessun intento di pace e nessun realismo, quindi, negli Ucraini e, tanto meno, nei loro “padroni” angloamericani. C’è uno sfruttamento reciproco: i secondi alimentano l’odio antirusso degli ucraini e fanno la guerra alla Confederazione russa attraverso l’Ucraina che, da parte sua sfrutta questo odio che la accomuna ai suoi “padroni” e getta sconsideratamente e avventatamente i suoi uomini nel “tritacarne” del conflitto. 

 

Degli USA e, purtroppo, del Regno Unito e dell’Unione europea, c’è poco da aggiungere. Sono avidi di gettarsi sulle spoglie della Russia, specie i primi due. Perché ? Torna questa domanda. Chiedetelo ai neocon, a questa setta irresponsabile che ci porterà, forse, speriamo di no, alla Terza Guerra mondiale, ma non impegnando i propri soldati, ma la “carne da cannone” degli ucraini che, accecati dall’odio antirusso, non sono in grado di fermarsi e di riflettere.

Gran brutta situazione. E non parlo, per ora, dell’irresponsabile suicidio dell’Europa, determinato soprattutto dalle sanzioni e di cosa ci attende nel prossimo autunno inverno.

E la cosa peggiore è che gli statunitensi, e i britannici, che aumentano giorno per giorno il livello di provocazione verso i russi, arrivando, gli USA, ad altri 600 milioni di dollari di aiuti, siano convinti che i russi non reagiranno a questa dissennata operazione e che si faranno massacrare e distruggere. Finora questi hanno voluto contenere l’intervento nei limiti di un’”operazione speciale” ma, mentre gli USA armano sempre di più e con strumenti di guerra sempre più letali gli ucraini, i russi non sono passati alla fase della “guerra”. Hanno creduto e in parte vi sono riusciti, di poter ottenere risultati significativi senza spingere a fondo l’acceleratore, ma, di fronte alla “guerra” per procura, sempre più spietata, di questo ”Occidente”, potrà bastare tutto questo ? 

Credo proprio che a Washington e a Londra non abbiano capito nulla del grande paese slavo, del più grande paese del mondo. Che i russi siano pazienti, è vero, verissimo. Finora lo sono stati ma quanto potrà continuare questa “guerra non guerra”, di fronte alla continua e irresponsabile provocazione “occidentale” ? Credo che a Mosca se lo stiano chiedendo. E’ già partito un ultimatum: niente missili a lungo raggio all’Ucraina, sennò finisce “l'operazione speciale” contro l’Ucraina e comincia la guerra russa agli Stati Uniti (e al Regno Unito). E allora, sarebbero dolori per tutti. 

Guai a stuzzicare l’”orso”, l’animale “totemico” dei russi. 

Vogliamo accettare la distruzione della civiltà umana per compiacere Biden, Victoria Nooland, Blinken e l’estremista Liz Truss, erede di Boris Johnson, figlia di una insegnante membro della “Campagna per il disarmo nucleare” (?!) o il nostro Mario Draghi ?  

Davvero ne vale la pena ?

Giuliano Mignini per Agenzia Stampa Italia

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