Niger-Italia, La solidarietà ha salvato la vita al piccolo Habibou.

Determinante la raccolta fondi della Fondazione del Policlinico Sant'Orsola e l'Associazione Piccoli Grandi Cuori , entrambi di Bologna dietro l'iniziativa dell'O.N.G. Coopi

Servizio di Laurent De Bai

MORENAZucchelli(ASI) Habibou Habdallah è un bambino di 5 anni, nato in Niger che aveva poche speranze di vita, per una malformazione al cuore  congenita che richiedeva un intervento chirurgico in un Centro specializzato.

La disperazione dei genitori, la corsa contro il tempo, la necessità di reperire fondi per sostenere le spese per un intervento chirurgico.

Prima  hanno provato in Tunisia, ma lì per mancanza di una struttura adeguata non è stato possibile l'intervento.

Sulla carta, il Niger è molto vasto, la capitale è Niamey, infatti il suo territorio è grande più di quattro volte l’Italia. Oltre l’80% del suo territorio è costituito dall’inospitale deserto del Sahara e solo il 20%, corrispondente alla parte più meridionale, confinante con il Burkina Faso, il Benin e la Nigeria, è caratterizzata da condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo di un’agricoltura di sussistenza che impegna oltre il 90% della forza lavoro attiva del Paese. Con una popolazione di circa 24 milioni di abitanti. Dopo l'esperienza maturata in Tunisia i genitori sono tornati in Niger con grande apprensione per la salute del piccolo.

E a questo punto avviene un prodigio: la responsabile della missione COOPI, Morena Zucchelli propone di provare di ricoverarlo in Italia. Coopi è una Ong laica umanitaria italiana, che si occupa di Cooperazione Internazionale e di salute. Zucchelli si attiva per trovare una soluzione in Italia, nonostante la pandemia COVID-19, e la soluzione trovata è stata la Fondazione Policlinico Sant’Orsola di Bologna, a cui  si è aggiunta  anche l’Associazione Piccoli Grandi Cuori.

Habibou con la madreE' stata lanciata una raccolta fondi per il biglietto aereo e per le cure ospedaliere. L'appello è stato chiamato “Il cuore di Habibou”. Cosi inizia la gara di solidarietà in Emila Romagna, e in pochi giorni raccolgono circa 54 mila euro. La raccolta fondi ha avuto comne scopo salvare la vita di Habibou, bambino affetto da una cardiopatia congenita grave. La malattia chiamata  Tetralogia di Fallot è infatti caratterizzata da un’ostruzione del flusso sanguigno verso i polmoni, che comporta un grande difetto nella parete che separa i ventricoli del cuore, chiamata setto interventricolare. Con i denari raccolti il bimbo e la sua madre sono potuti arivare a Bologna, e finalmente il ragazzino viene sottoposto ad un delicato intervento al cuore. Dopo l'intervento sono stati giorni difficili. I medici dell’ospedale Sant’Orsola prudenti fino a quando non è stata sciolta la prognosi che ha restituito la vita al piccolo Habibou. Ora il bimbo  sta bene, è salvo ed avrà una vita normale. I familiari rimasti in Niger ora hanno solo tanta voglia di abbracciare uno ad uno chi con generosità ha permesso di restituire il sorriso a Habibou. 

“Per noi di Coopi è un grande orgoglio aver dato il sorriso alla famiglia del piccolo Habibou” lo afferma Morena Zucchelli.

Come nasce l’idea di portare il piccolo Habibou di 5 anni; nato con una cardiopatia congenita, ossia una malformazione del cuore?

Habibou”COOPI è venuta a conoscenza del problema del piccolo Habibou, perché è figlio di un nostro autista e grazie ad  un lavoro interno promosso dal nostro ufficio di risorse umane volto a conoscere meglio i dipendenti e le loro famiglie, è emersa questa problematica. E’ stato un caso molto complesso: il bimbo era nato con una malformazione congenita (il morbo di Fallop) a cui si sono aggiunte altre problematiche come l’epilessia. La madre, maestra elementare, ed il padre del bambino hanno cercato in ogni modo di trovare una soluzione per curarlo. Hanno anche realizzato un viaggio in Tunisia dove i medici non sono intervenuti a causa della gravità del caso. E’ veramente encomiabile lo sforzo e l’amore dimostrato dalla famiglia verso questo bambino, per tenerlo in vita ed accudirlo. 

Come COOPI ci siamo attivati per trovare una soluzione in Italia, nonostante la pandemia causata dal COVID-19, ed insieme a vari appoggi ed aiuti di persone volonterose, tra i quali il Presidente di COOPI e l’Ambasciatore d’Italia in Niger, siamo riusciti a interessare la Fondazione Sant’Orsola e l’associazione Piccoli Grandi Cuori che hanno preso in carico finanziariamente ed umanamente il caso del bambino ed hanno fatto in modo che l’équipe di cardiologia pediatrica dell’Ospedale Sant’Orsola realizzasse l’intervento chirurgico. 

Il fatto che COOPI sia molto attiva in progetti sanitari ci ha sicuramente facilitato nelle relazioni con il Ministero della Salute del Niger che si è attivato per la documentazione richiesta”. 

Le Ong (organizzazione non governative) agiscono in modo molto diverso, che dipendono sia dal campo d’azione che dai mezzi che si hanno a disposizione. Quali sono le vostre peculiarità in Niger?

 ”COOPI in Niger é attiva con progetti umanitari, in appoggio alla popolazione locale e rifugiata, sopravvissuta ad attacchi dei gruppi armati, Boko Haram nella regione di Diffa, e ISWAP nella zona delle tre frontiere ad Ovest (Mali, Burkina Faso, Niger) ed il fenomeno del banditismo nella regione di Maradi al confine con la Nigeria. Il Paese, uno dei piu’ poveri del mondo, dove il 70% della popolazione vive in zona rurale, dedicandosi alla agricoltura ed alla pastorizia, con un alto tasso di analfabetismo. Inoltre ha un limitato accesso ai servizi di base come salute. Il Niger sta affrontando una gravissima crisi e non ha la capacità di rispondere alle necessità di circa 187.000 sfollati e 218.000 rifugiati (fonte OCHA HNO 2020). La maggioranza dei fondi del Governo nigerino sono dedicati alle Forze Armate per controllare il territorio che ha ben sette frontiere e la metà del Paese è parte del deserto del Sahara, una  zona il cui controllo è difficile”. 

Quali sono i vostri maggiori progetti in Niger?

“COOPI implementa progetti di emergenza (Rapid Response Mechanism) in salute (salute di base, nutrizione e salute mentale), e progetti di educazione. Tutti i progetti hanno delle componenti trasversali come la protezione ed un approccio di genere. Alcuni progetti sono a sostegno alle persone che dai centri di detenzione in Libia vengono accolte in Niger in base ad un accordo tra UNHCR e il governo libico e nigerino per un periodo limitato di tempo al fine di trovare delle collocazioni definitive in Paesi di accoglienza (Emergency Transit Mechanism). COOPI ha avviato inoltre progetti di salute mentale in Niger, in appoggio al Programma Nazionale della Salute Mentale, dal 2014 e siamo riusciti in questo ambito a creare un nexus fra emergenza e sviluppo, rinforzando questo programma con diverse attività. E’ una missione umanitaria molto grande con circa 300 dipendenti locali, 23 espatriati di cui 11 di nazionalità africane e con uffici in sei regioni del Paese”

 La doppia sfida dei Paesi poveri di fronte alla pandemia che interrompe le catene alimentari. Gli effetti sulle persone intrappolate nelle zone di conflitto, che dipendono quasi esclusivamente dall’assistenza umanitaria come il vostro. Dal suo osservatorio, qualI le soluzioni?

 ”La situazione attuale del Niger è molto complessa: in una realtà molto povera, carente di strutture, con grandi diseguaglianze sociali, i gruppi estremisti islamici trovano un terreno fertile per il reclutamento dei giovani che non hanno sbocchi e che in maggioranza sono disoccupati. Il Governo deve investire in infrastrutture come strade, acquedotti ed energia elettrica se vuole limitare veramente il potere dei gruppi armati. Il solo intervento armato non basta: noi crediamo che una risposta alle necessità sociali come la salute e l’educazione siano fondamentali per risolvere il problema del conflitto in corso.  Saranno necessari tempi molto lunghi e sforzi sia del Paese stesso che della Comunità internazionale per una soluzione”.

Laurent De Bai per Agenzia Stampa Italia

 

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