(ASI) Un tempo non molto lontano esisteva ancora il lupo in Sicilia e per proteggere le greggi al pascolo o nelle “mannare” (dall’arabo manzrah ovvero area chiusa, cioè tipico ricovero destinato all’allevamento e al ricovero notturno di ovini e caprini. Era ed è costituita generalmente da un muro circolare di pietre a secco alto un metro e mezzo su cui vengono sistemati rami di ginestra spinosa e susino selvatico testimoniando la necessità di difendere il gregge dai predatori) si utilizzava un cane dall’aspetto rustico, forte e ben proporzionato: il cane di mannara o mastino siciliano.
Un antenato di questo cane era presente sull’isola sin dall’età del bronzo poiché sono stati ritrovati reperti ossei in alcuni siti archeologici a chiara economia agricolo pastorale.
Introdotto dai Fenici nel 1° millennio a.C. nel corso dei loro commerci lungo le rotte del Mediterraneo tracce della sua presenza le ritroviamo anche su alcune monete risalenti al IV° secolo a.C. raffiguranti un cane di tipo mastino posto a guardia del tempio di Adriano. Sicuramente la razza ha subìto l’influsso dei cani nordafricani dei pastori berberi che venivano importati in Sicilia forse già durante le guerre cartaginesi e poi nell’ 878 d.C. durante la dominazione araba che per più di due secoli influenzò l’agricoltura siciliana.
A questa razza si può applicare il concetto di “razza primitiva “cioè razza autoctona di un certo territorio che abita sin da epoca antica o antichissima.” Arengi nel suo libro “Indagine sul cane di mànnara” 2011 scrive “già dal 1982 era stato creato uno standard della razza, nel 2006 fu fondato un club del cane di mannara e nel 2010 l’associazione “Samannara” che rappresenta l’ultimo tentativo per salvare il cane di mannara dall’estinzione”. In realtà il dott. Arengi esterna le sue paure sostenendo che i residui gruppi di cani corrono rischi soprattutto per inquinamento genetico per la moda di allevare cani provenienti da altri paesi.
Francesco Lojacono (1838-1915) è stato un pittore italiano considerato il più importante paesaggista siciliano dell’800. Fu tra i primi pittori ad utilizzare la fotografia come riferimento per realizzare le sue opere e nelle sue tele ritrasse cani possenti e lanuti che accompagnavano le greggi, mentre Chicoli (1870) nel suo testo Allevamento e Miglioramento degli animali domestici in Sicilia descrive il cane così:” …questi sono lanosi di alta taglia, intelligenti e propri per la custodia e difesa del gregge, appartengono ad una razza di antichissima data, che porta il nome di razza da pastore. Il pastore, per impedire che i cani fossero strangolati dai lupi, li mettono al collo un collaio di cuoio, molto resistente e provveduto dai chiodi le cui punte sporgono libere alla superficie per modo che il lupo non solamente non può strangolarli, ma i chiodi riescono arma feritrice per esso.”
Mi parla della razza molto gentilmente il signor Michele Crapanzano titolare dell’allevamento omonimo.
“Il cane di mannara non è un cane da pastore in senso stretto poiché oltre a seguire le pecore al pascolo è sempre stato impiegato anche come cane da guardia agli annessi dell’ovile ed alla masseria. La sicurezza nei confronti degli animali ad esso affidati è considerata segno distintivo della razza; è un cane docile verso le persone a lui familiari, riservato ma non indipendente che però si mostra diffidente verso gli estranei che tiene d’occhio costantemente girando loro intorno con una snervante azione di minaccia e possiede inalterati tutti i comportamenti sociali della specie. Il mio branco se vede un estraneo carica e poi indietreggia per poi rifare di nuovo una carica ed indietreggiare di nuovo: ma se la minaccia non si allontana allora morde. C’è un’espressione pittoresca che certamente non è un complimento ma che racchiude l’idea del carattere di questo cane “Si comu un cani i mannara” espressione che racchiudeva l’indicazione che la persona oggetto di tale improperio era indipendente ed aggressiva.
Sono cani dall’ossatura forte, ben proporzionati con movimenti sciolti al trotto ed ottimi scatti di velocità, sembrano pesanti ma sono ottimi corridori e saltatori. Una delle caratteristiche che lo rende unico è il manto con pelo di copertura semilungo, folto, compatto con presenza di sottopelo. Le colorazioni sono: nero, pulce, fulvo in tutte le sfumature dal mogano al crema, tricolore, tigrato o nero quattr’occhi (black and tan) anche con presenza di bianco. I maschi raggiungono i 65/70 cm al garrese mentre le femmine 55/65, il peso del maschio tra i 50/55 kg, la femmina 40/45.
Da quando ho iniziato il percorso del recupero e selezione del cane di mannara ho cercato di capire come preservare al meglio la “memoria di razza” confrontandomi più volte con anziani, pastori o con chi ha vissuto e condiviso la vita con questa razza ed ho capito che il cane doveva vivere in branco come natura vuole ed è questo uno dei motivi che, secondo me, ha mantenuto ancora in vita la razza. Il mio piccolo branco mi insegna tanto a capire il carattere e l’indole di questi cani. Nel branco il capo è la femmina Alfa, poi seguono i Beta che hanno un ruolo importante e di rispetto e poi segue il resto del branco con alcuni cani che fungono da sentinelle. I cuccioli sono fuori da questi ruoli fino all’età in cui prendono posto nel branco. I cuccioli (forse per istinto di sopravvivenza) già a 16 giorni, periodo in cui spunta loro una finissima fila di denti, iniziano a mangiare secco o umido rigurgitato dalla madre. Grazie al bel tempo siciliano è successo a volte che alcune femmine partorissero fuori e scegliessero il luogo in cui sgravare: con stupore ho notato che fin dal momento del parto il branco si è preso cura dei cuccioli, le femmine che lo componevano si accucciavano nei pressi del luogo ed il capobranco non faceva avvicinare il secondo maschio. I primi 3/ 4 giorni la madre non si staccava dai cuccioli poi iniziava ad uscire fuori dalla tana per mangiare e bere mentre le altre femmine riscaldavano i cuccioli che si attaccavano ai loro capezzoli! All’inizio credevo soffrissero di gravidanza isterica ma dopo aver controllato mi sono reso conto che non era così. Le femmine assumevano il ruolo di balie! I miei cuccioli vengono temprati dal branco ed a 4 mesi fanno già la guardia o se consegnati ai pastori sanno già come comportarsi e farsi accettare dal branco preesistente. Non è una razza molto conosciuta anche se alcuni soggetti hanno lasciato l’isola assumendo il ruolo di guardiani con ottimi risultati.”
Donatella Arezzini per Agenzia Stampa Italia.
Le foto sono concesse dall'allevamento amatoriale "Cane di Mannara di Casa Crapanzano"
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