(ASI) Il Candidato Rettore alla Università degli Stranieri di Perugia Valerio De Cesaris ha le idee chiare sul cosa fare subito: “mi auguro di ricordare i cento anni di di Palazzo Gallenga con un evento internazionale in presenza.”
A pochi giorni dal voto per l’elezione del nuovo Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, il Candidato De Cesaris spiega il suo programma e le iniziative per rilanciare l’Ateneo che quest’anno celebra i cent’anni di storia.
Professor De Cesaris, con quale idea si è candidato alla guida dell’Università per Stranieri di Perugia?
La convinzione di fondo è che l’Università per Stranieri non sia un’Istituzione gloriosa ma ormai decadente, come alcuni credono, ma che abbia ancora una funzione importante per Perugia e per l’Italia. C’è un fattoda non sottovalutare: la lingua italiana è tra le più studiate al mondo e la cultura italiana è attrattiva. La Stranieri ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella promozione della lingua e della cultura italiana e dovrà averlo anche in futuro. Credo nella possibilità di creare sinergie positive con le Istituzioni di Perugia e del suo territorio, come anche con il MUR e il MAECI, per rilanciare la Stranieri e rafforzare il suo ruolo di ambasciatrice dell’Italia nel mondo.
L’immagine dell’Ateneo è danneggiata dopo la nota vicenda Suarez, cosa occorre fare per recuperare?
Il caso Suarez avrà ripercussioni negative per un tempo lungo, avendo avuto una risonanza mediatica enorme. L’Università, tuttavia, ha reagito in queste ultime settimane nel modo giusto, tornando a promuovere eventi culturali di alto livello e a proporsi come luogo di dibattito e di riflessione. Basta visitare il canale YouTube di Unistrapg, in cui sono confluiti i numerosi eventi tenuti in streaming in questo periodo, per vedere la ricchezza del nostro lavoro per fare e promuovere cultura. Bisognerà poi mettere in campo strategie nuove di promozione della nostra offerta formativa, per far conoscere meglio i nostri Corsi di laurea e per rilanciare i Corsi di lingua e cultura italiana. Inoltre, nella speranza che nel prossimo autunno si possano riprendere stabilmente gli eventi in presenza, mi piacerebbe celebrare i cento anni dai primi corsi di Alta Cultura, iniziati nel 1921, chiamando a Palazzo Gallenga personalità di primo piano della cultura italiana e delle Istituzioni, per riaffermare l’importanza dell’Università per Stranieri di Perugia.
Lei ha un programma di rilancio, sinteticamente cosa direbbe a chi dovrebbe votarla?
Direi di credere nelle potenzialità della Stranieri. Abbiamo un corpo docente composto da studiosi di livello e un corpo di dipendenti amministrativi in cui ho visto, anche in questi mesi di difficoltà, una grande dedizione al lavoro e un encomiabile senso di appartenenza all’Istituzione. I docenti di lingua e i CEL hanno garantito il funzionamento dei Corsi di lingua e cultura adattandosi a modalità nuove, hanno conservato il massimo impegno in una fase in cui sarebbe stato facile cedere alla sfiducia. Credo che il rilancio sia possibile innanzitutto perché vedo il grande patrimonio umano composto da chi lavora alla Stranieri. Rispetto alla mia candidatura e ai motivi per cui votarmi, posso solo dire che, se sarò eletto, garantirò il mio massimo impegno, cercando di coinvolgere tutti, docenti e amministrativi, nel lavoro di rinnovamento dell’Ateneo.
Quali strategie per gli accordi internazionali e per rafforzare l’internazionalizzazione?
La Stranieri ha tanti accordi internazionali, alcuni anche recenti, ed è un patrimonio notevole. Certamente, dovremo mettere in campo strategie specifiche rispetto ad alcune aree. Penso alla Cina, dove le prospettive di crescita sono molte e la nostra attività ancora limitata, ma anche all’America Latina, dove l’interesse per la lingua e la cultura italiana è davvero molto diffuso. Abbiamo messo in cantiere, negli ultimi anni, alcuni importanti accordi con Università di paesi africani. Abbiamo accordi di doppio titolo con Università in Francia e Svezia. Dobbiamo tornare a promuovere con forza i nostri Corsi di lingua e cultura italiana in Europa. Però internazionalizzazione non vuol dire solo questo. Credo che, nel tempo in cui viviamo, la sfida dell’internazionalizzazione riguardi anche la capacità di realizzare una formazione realmente spendibile a livello internazionale. Se mi passa l’espressione, credo che dovremmo internazionalizzare i nostri studenti. Sarebbe una mancanza grave se non ci ponessimo il problema del lavoro per i nostri studenti, al termine del loro percorso di studi. Dobbiamo rafforzare il legame tra formazione e lavoro e per farlo occorre garantire una formazione innovativa, che comprenda l’acquisizione dicapacità linguistiche, gestionali, digitali, di conoscenza delle dinamiche globali. Dobbiamo garantire ai nostri studenti, una volta laureati, di competere nel mondo del lavoro a livello nazionale e internazionale. È una sfida che considero prioritaria.
Laurent De Bai - Agenzia Stampa Italia