(ASI) New York - Il Covid 19, oltre al corpo, colpisce anche la mente, secondo gli esperti della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) riunitisi via web a Gennaio 2021, in occasione del XXII congresso nazionale.
Infatti, oltre alla Pandemia, il Covid19 è artefice di quella che gli esperti chiamano Sindemia.
Il concetto di Sindemia è stata definita per la prima volta negli anni Novanta da Merrill Singer, un medico antropologo americano.
La Sindemia è, in buona sostanza, un insieme di problemi di salute, ambientali, sociali ed economici prodotti dalla pandemia, che oltre ad avere un impatto sanitario, ha ripercussioni sulla sfera economica, lo stile di vita, il modo di pensare e sul carattere delle persone, aumentando il loro malessere psichico che può sfociare nella depressione (per circa il 30% di chi è risultato positivo al Covid), con la stima di “un milione di nuovi casi di disagio mentale”, provocati dalla crisi economica ( 2,1 milioni di famiglie in povertà assoluta, col rischio di Sindemia raddoppiato in chi ha un reddito inferiore ai 15mila euro annui e triplicato in chi è disoccupato), dai lutti e dalla nuova paura di vivere in comunità a contatto con le persone.
“Metà delle persone contagiate manifesta disturbi psichiatrici con un’incidenza del 42% di ansia o insonnia, del 28% di disturbo post-traumatico da stress e del 20% di disturbo ossessivo-compulsivo”.
La "Sindemia" colpisce entro un anno anche il 10% dei famigliari dei deceduti a causa del Covid 19, questo, secondo Prof. Claudio Mencacci co-presidente della Sinpf per un lutto che si protrarrà molto nel tempo, anche per le restrizioni anti Covid 19 che aumentano la sofferenza e il dolore che non viene elaborato dalla mente, a causa della impossibilità di poter assistere nell'agonia e vedere il defunto per un estremo saluto nel momento del trapasso.
Le categorie che rischiano di più la Sindemia sono, secondo Mencacci, soprattutto le donne (in condizione lavorativa più precaria e più disposte alla depressione) , i giovani ( che non trovano lavoro e hanno visto mutilata la loro vita sociale) e, infine, gli anziani (più esposti ai contagi e ai disturbi mentali).
Questo avviene perché a uno stato di fiducia nella lotta al virus e di ferma volontà a resistere per sconfiggere il Covid e più precisamente la sua paura, col prolungarsi dell'emergenza e delle relative restrizioni lavorative e socio-economici, comunque sia davanti all'impossibilità di programmare il futuro, sono man mano prevalsi sentimenti quali la stanchezza, l'esaurimento e la rabbia e, dunque, anche chi non è stato contagiato è sull'orlo di una crisi di nervi, "come certifica anche il notevole incremento delle vendite di psicofarmaci registrato negli ultimi mesi", secondo il Prof. Matteo Balestrieri, co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia che ha affermato: "la Pandemia da Covid 19 sta creando le premesse per il dilagare del disagio".
Dunque, secondo gli esperti, è necessario un approccio più sfumato a questa crisi che stiamo vivendo, perché fino ad ora, gli interventi, si sono concentrati soprattutto sul contenimento della diffusione del patogeno, e i consulenti dei governi sono stati prevalentemente degli specialisti in malattie infettive che inquadrano l'emergenza dal punto di vista sanitario, solo come se fosse la nuova "peste" del XXI secolo, ma, in realtà, l'approccio da seguire ė molto più complesso.
Scrivendo su The Lancet nel 2017, insieme a Emily Mendenhall e colleghi, Singer ha affermato che "un approccio sindemico rivela interazioni biologiche e sociali importanti per la prognosi, il trattamento e la politica sanitaria. Limitare il danno causato dalla SARS-CoV-2 richiederà un'attenzione di gran lunga maggiore alle malattie non trasmissibili e alla disuguaglianza socioeconomica di quanto sia stato finora ammesso. Una sindemia non è semplicemente una comorbilità".
"Nel caso di COVID-19, - si legge sempre su The Lancet - attaccare le malattie non trasmissibili sarà un prerequisito per il contenimento di successo. Il numero totale di persone che convivono con malattie croniche è in crescita. Affrontare COVID-19 significa affrontare l'ipertensione, l'obesità, il diabete, le malattie respiratorie cardiovascolari e croniche, il cancro".
Pertanto, "siamo, quindi, realmente di fronte a una sindemia di proporzioni senza precedenti, a cui reagire migliorando l’assistenza e le cure dei pazienti. Al contrario di quanto è accaduto nei primi mesi di pandemia, quando le visite e le prestazioni sanitarie nei centri di salute mentale si sono ridotte, occorre puntare a rafforzare i servizi ed è indispensabile essere più vicini possibile ai cittadini. A partire dai medici di famiglia, che possono intercettare per primi il disagio inviando poi i pazienti dallo specialista” sostengono gli esponenti della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf).
Nella Lancet Commission degli studiosi Gene Bukhman e Ana Mocumbi si è parlato di una entità che hanno chiamato NCDI Poverty. La Commissione ha descritto come "la disponibilità di interventi economici nel prossimo decennio potrebbe evitare milioni di morti tra le persone più povere del mondo. E questo senza considerare i rischi ridotti di morire a causa di COVID-19".
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia