(ASI) Qualsiasi appassionato di calcio si sarà chiesto almeno una volta chi fosse il miglior marcatore della storia di questo sport, il calciatore che ha segnato più reti in carriera. La risposta appare scontata, si tratterà sicuramente di uno tra Cristiano Ronaldo, Messi, Pelè oppure Romario, o Gerd Muller… E invece no. “La pulce” e “O’Rey” non sono nemmeno sul podio della classifica in questione, Romario con 772 reti è terzo in graduatoria, mentre CR7 è soltanto al secondo posto (per ora).

Dunque chi occupa la prima posizione? Chi detiene lo scettro di miglior realizzatore all time? Tale Josef Bican detto “Pepi”, centravanti ceco che dal 1928 al 1955 ha messo a referto qualcosa come 805 reti (o 821 secondo altre stime) in partite ufficiali. Le realizzazioni stimate diventano addirittura 1468 se si conteggiano anche le amichevoli, 7 in più di Gerd Muller secondo e quasi 200 in più di Pelè, situato al terzo posto di questa classifica.

Cifre mostruose, ma che sono solo una parte dei record dei quali Bican è ad oggi detentore: a lui appartiene il primato di reti nei campionati europei (581 reti), miglior marcatore di sempre del campionato ceco , ed è l’unico calciatore della storia ad aver giocato e segnato con ben 3 nazionali diverse (Austria, Cecoslovacchia, Boemia e Moravia), quest’ultimo record per ovvie ragioni burocratiche resterà tale per sempre.

Nato a Vienna nel 1913, cresciuto nella povertà pur essendo figlio di calciatore professionista. Suo padre Franticek, boemo trasferitosi in Austria, era un giocatore dell’Herta Vienna, ma quandoJosef aveva appena 8 anni, a seguito di uno scontro di gioco riportò un grave infortunio ai reni, rifiutò di operarsi e morì a distanza di poco. Il piccolo crebbe così con la madre Ludmila, il cui umile stipendio (lavorava nella cucina di un ristorante) garantiva a malapena la sopravvivenza ai 2. Ma tra un pallone di stoffa e l’altro, il giovane Bican mostrava di saperci fare coi piedi e all’età di 12 anni entrò a far parte dello giovanili proprio dell’Herta Vienna. Poi, dopo le ulteriori esperienze nelle giovanili di Schustek e Farbenlutz, a 18 anni ricevette la chiamata del club più importante di Vienna, il Rapid.

Qui iniziò l’ascesa di Bican, che mostrò subito le sue infinite qualità sotto porta, e dopo un campionato, quello del 33-34 nel quale realizzò 29 reti in 22 presenza, viene convocato dallo Wunderteam (così veniva chiamata quella nazionale austriaca) per il mondiale italiano del 34. L’Austria fu fermata soltanto in semifinale dall’Italia (in quello che fu solo il primo incrocio del cannoniere col “belpaese”) e l’allora ventenne Bican, si rese protagonista nella competizione con il gol realizzato ai supplementari contro la Francia, che consentì ai suoi di vincere 3-2 e accedere ai quarti.

Da lì in poi Josef vinse 3 campionati austriaci consecutivi, 1 con il Rapid (1935) e 2 con L’Admira Vienna (1936 e 1937), salvo poi trasferirsi in Cecoslovacchia alla volta di Praga, per scappare dall’Anchluss (l’annessione dell’Austria da parte della Germania nazista). Appena arrivato, fece subito domanda di cittadinanza, ottenendola, ma per motivi burocratici non potè partecipare ai mondiali del 38. Dopo la rassegna mondiale, cominciò a vestire la maglia della sua nuova nazionale, segnando grappoli di gol fin dalle prime apparizioni, ma la sua esperienza con la Cecoslovacchia fu interrotta dall’avvento di Hitler a Praga, che istituì il protettorato di Boemia e Moravia, che costrinse Bican ad indossarne la maglia della nazionale. Con la selezione di Boemia e Moravia, l’attaccante disputò 2 presenze realizzando 6 reti, celebre fu la tripletta realizzata contro la Germania nel rocambolesco 4-4 finale, che permise a Josef di aggiungere a Bican l’ennesimo record: unico calciatore della storia a realizzare un tripletta con 3 nazionali diverse. L’istituzione del protettorato costrinse inoltre Bican a trovare lavoro in un’acciaieria, professione che svolse parallelamente al calcio fino al 1945. In quegli anni Hitler premette per farlo diventare cittadino tedesco e giocatore della Germania nazista, ma lui rifiutò.

Ma fu proprio con la maglia dello Slavia Praga che trovò la sua definitiva consacrazione, vincendo nelle 11 stagioni di permanenza nel club della capitale ben

4 campionati di Boemia e Moravia (1939-40, 1940-41, 1941-42, 1942-43) 1 campionato cecoslovacco (1947), 3 coppe di Cecoslovacchia (1941, 1942, 1945), il tutto coronato da 10 titoli di capocannoniere, di cui 4 del campionato cecoslovacco (1937-38, 1945-46, 1947-48) e 6 del campionato di Boemia e Moravia (1938-39, 1939-40, 1940-41, 1941-42, 1942-43, 1943-44). Nel 1938 vinse anche la Mitropa Cup (il suo unico trofeo continentale sollevato in carriera), battendo nei quarti di finale l’Ambrosiana Inter con uno storico 9-0, con “Pepi” che realizzò 3 reti, in quella che ancora oggi è la sconfitta più pesante della storia dei nerazzurri (e di tutto il calcio italiano) in una competizione europea.

Al termine della seconda guerra mondiale si interessò a lui la Juventus, che fece di tutto per ingaggiarlo, ma Bican informato erroneamente di una possibile ascesa di un governo comunista in Italia, rifiutò il trasferimento. Nel 1948 il partito comunista salì invece proprio in Cecoslovacchia, invitandolo ad aderire al partito, lui tanto per cambiare rifiutò e venne emarginato, subendo il sequestro di tante proprietà.

Così dopo 11 campionati e 395 in 210 presenze, “Pepi” lasciò lo Slavia, che rappresentava la borghesia di Praga, per accasarsi al Sokol Vitkovice, dal seguito ben più popolare (era la squadra delle acciaierie di Ostrava). Lì realizzò 74 reti in 58 presenze, per poi, nel ’53, passare allo Skoda Hradec Kràlovè. Ma anche da questi ultimi 2 contesti dovette andarsene a causa della sua popolarità, che non era ben vista dai vertici politici. In particolare attirò le antipatie del presidente Zapatocky, perché durante il corteo del 1 maggio del 1953, quando gli altoparlanti invitavano i presenti ad inneggiare al presidente, la folla rispondeva con cori dedicati a Bican.

Così tornò alla base, allo Slavia Praga, che nel frattempo aveva cambiato nome in Dynamo, dove chiuse la sua lunga carriera nel ’55, a 42 anni suonati.

E a chi nei decenni successivi azzardò che segnare all’epoca fosse più facile, Josef, qualche anno prima di morire (nel 2001 a 88 anni) rispose: “Tante volte ho sentito che era più facile segnare ai miei tempi. Ma le occasioni erano le stesse cent’anni fa e saranno le stesse fra cent’anni. E se io avevo cinque occasioni, segnavo cinque gol; se ne avevo sette, ne segnavo sette”.

Un campione, protagonista di record che ancora oggi resistono, alcuni dei quali resteranno tali per sempre. Ma soprattutto un uomo dalla ferrea determinazione, che mai si piegò ai poteri forti dando sempre ascolto ai suoi ideali, come testimoniò il fatto che, una volta terminata la sua carriera nel 1955, finì a lavorare come operaio nella stazione ferroviaria di Holešovice, senza il denaro e gli onori che una carriera come la sua avrebbe dovuto garantirgli.

Alessandro Antoniacci - Agenzia Stampa Italia

Foto di Sconosciuto, re-photo by David Sedlecký - Mladý hlasatel, ročník VI, číslo 14 (227), str. 211, 30. listopadu 1940, vyd. Melantrich a. s., Praha, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51729810

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