(ASI) Siamo di fronte ad una crisi economica e finanziaria fuori controllo. A parlare sono i dati rilasciati dall’ISTAT che alla fine dello scorso anno vedevano un aumento esponenziale dei nuovi poveri relativi ed assoluti. Il Coronavirus ha innescato un meccanismo di restrizioni imposte dai governi che ha fatto chiudere milioni di aziende ed attività.
Questo ha sfiduciato i mercati, fatto crollare le borse mondiali, ed affamato la popolazione. Per chi era già in difficoltà non c’è stata speranza. I detentori di maggiore ricchezza hanno invece consolidato il proprio benestare. Rispetto alla crisi finanziaria del 2008 – 2009, sono stati bruciati il quadruplo dei posti di lavoro. Ad affermarlo è L’ILO acronimo di (Organizzazione Internazionale del Lavoro), agenzia vincolata All’ ONU (Nazioni Unite). Secondo il rapporto nel 2020 è evaporato l’8% delle ore lavorate, che attesta un - 255 milioni di impieghi nel mondo. Sono sempre gli alti dirigenti dell’ ILO ad affermare che: “stiamo vivendo una crisi paragonabile a quella del 1929, periodo della grande depressione. Le stime vedono persi 3000 miliardi di euro, equivalenti al 4% del PIL (Prodotto Interno Lordo) mondiale.”È sempre secondo quanto riferito dall’ Organizzazione Internazionale del Lavoro, che le categorie di lavoratori più colpiti sono i giovani e le donne, i settori in crisi quellidella ristorazione e l’ alberghiero, vendita al dettaglio e manifattura. Secondo un altro resoconto di “Oxfam International” siamo difronte ad un virus che ha incrementato le disuguaglianze tra ricchi e poveri. Oxfam fa parte di una confederazione di organizzazioni no-profit,la quale, intervistando 295 economisti di 79 paesi, in occasione dell’apertura delWorld Economic Forum di Davos in Svizzera, discute sull’incremento delle disuguaglianze tra gli indigenti ed i ricchi. Da prendere a modello il sistema della Corea del Sud, dove si è adottato un metodo per aumentare il salario minimo per diminuire le disparità. Al contrario il capitale delle grandi multinazionali aumenta. Altro esempio da imitare quello della Nuova Zelanda, dove si è pensato molto allo “stato sociale”. Si è immessa liquidità per aiutare le famiglie ed i bambini. C’è bisogno da parte dei governi di una spinta che aiuti i cittadini e non solo la crescita del PIL.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia