(ASI) Beppe Iachini da Ascoli Piceno è un allenatore vecchio stampo. In lui c’è tanto degli antichi maestri avuti in carriera. Da Carletto Mazzone ed Osvaldo Bagnoli ha ereditato quella tipica concretezza di chi non bada a fronzoli, e allo champagne con tanto di bollicine preferisce il vinello rosso della casa. Semplice e mai banale, proprio come il suo calcio.
Sarà forse per la sua semplicità che Firenze, culla del Rinascimento, e città abituata negli ultimi anni ad un calcio machiavellico, gli vuole bene. Non prenderà mai il posto di Fulvio Bernardini e Bruno Pesaola nel cuore dei tifosi più stagionati, e forse non raggiungerà l’appeal di Cesare Prandelli, ma la sua saggezza non passerà inosservata ai tanti che oggi possono applaudire una Fiorentina bella ed in crescita.
I viola sono giovani ed ancora inesperti, ma hanno fatto tremare la schiena all’Inter di Conte. La Fiorentina ha camminato veloce, ed ha messo alle corde i nerazzurri fino a quando l’anziano Ribery è stato al passo dei compagni. Quando il vecchio Frank, guerriero protagonista di tante battaglie, è uscito dall’arena di San Siro ed ha rinfoderato la spada, la Fiorentina ha smesso di giocare. Ma nessuno deve abbattersi perché la sconfitta di Milano è solo una nuvola passeggera in una notte piena di stelle.
Nella notte di San Siro hanno brillato quelle di Chiesa, Castrovilli, Kouame e Milenkovic. E continueranno a farlo, a patto che non si sentano mai arrivati e non smettano di ascoltare i consigli di mastro Beppe da Ascoli Piceno. Giù il cappello di fronte a chi il cappello non se lo toglie mai, e non certo per poca umiltà.
Raffaele Garinella -Agenzia Stampa Italia