(ASI) Chissà come prenderebbero le parole di Commisso i vari Mascetti, Perozzi, Necchi, Sassaroli e Melandri. Gli Amici miei saprebbero certamente preservare l’entusiasmo a rischio smarrimento del buon Rocco. Magari regalandogli una bella coppola blu e un paio d’occhiali per condurlo con loro in qualche celebre zingarata.
A differenza di Nicolò Righi, il patròn viola non finirebbe su un treno espresso diretto in Calabria, precisamente a Marina di Gioiosa Ionica. Se a Firenze dell’ingenuo Righi non saprebbero cosa farsene, sarebbe invece difficile rinunciare a cuor leggero alla passione e al cash di Commisso. Dopotutto il numero uno viola non ha mica chiesto alla Signorìa di collocare il David di Michelangelo sotto la Loggia dei Lanzi.
Quella fu un’idea malsana - mossa da invidia verso il Buonarroti - di Leonardo Da Vinci. Commisso vuole investire nella realizzazione di un nuovo stadio Franchi e, per far comprendere ai più l’impatto che avrebbe in termini economici un nuovo impianto sportivo, si è affidato ad una importante società di consulenza. Avesse interpellato un allievo svogliato e scapestrato del Bramante, di quelli che vanno a bottega solo per evitare la scuola, i dubbi sulla bontà del progetto sarebbero stati difficili da dissipare.
La realizzazione di un nuovo stadio è in linea con la volontà da parte della proprietà viola di conquistare prestigiosi traguardi. Il sogno di Commisso è vincere a Firenze, possibilmente in un Franchi all’avanguardia. Senza stadio nuovo la Fiorentina è destinata a vivacchiare - parole di Commisso - per via di ricavi non all’altezza dei top club europei.
Non c’è bisogno di rivolgersi al Banco dei Medici, nella figura di Cosimo il Vecchio, per comprendere che senza denari non si cantano messe. Commisso attende risposte rapide e, soprattutto, convincenti. Altrimenti la sua permanenza sul Lungarno potrebbe essere addirittura a rischio.
Molto dipenderà da Pier Soderini e dai vari membri del governo della Signorìa, con la speranza che tra gli otto non ci siano anche un conte spiantato, un architetto alla perenne ricerca dell’amore, un capo redattore dalla dubbia fedeltà coniugale, un barista buontempone ed un brillante primario ospedaliero cinico ed annoiato.
Nella malaugurata ipotesi ci fossero anche loro, la risposta potrebbe essere già nota, e non soltanto a Firenze e provincia. Parole del tipo “Scusi Commisso, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribai con cofandina, come antifurto, per esempio”, non sarebbero tollerate con simpatia.
Altro che nuovo Franchi...
Raffaele Garinella - Agenzia Stampa Italia
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