(ASI) “Il camminare presuppone che ad ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” Italo Calvino. Che l’esercizio fisico del “camminare” sia salutare per il nostro corpo non c’è dubbio ma il procedere lento e curioso con la velocità utile a poter vedere realmente le cose, assaporare le esperienze che si possono vivere lungo il cammino e condividerne le emozioni che ci fanno sobbalzare il cuore è una cosa diversa.
Se ognuno di noi ha un cammino di vita da percorrere (ideale, astratto o reale) i nostri passi possono diventare le testimonianze giuste per chi vorrà seguirci o solamente accompagnarci per un breve tratto, diventando gesti per ritrovarci.
Negli ultimi 10 anni è cambiato il modo di intendere il “viaggio” che può variare da un soggiorno statico ad un percorso avventuroso, abbiamo cercato di riavvicinarci alla natura inventando anche nuovi sport fruibili. Ma quello più semplice, economico e salutare rimane il camminare e camminare sulle orme dei Santi è ormai largamente diffuso: pensiamo al pellegrinaggio al santuario di Santiago di Compostela conosciuto come il Cammino di Santiago. Nel 1987 il Consiglio d’Europa ne ha riconosciuto l’importanza dichiarandolo come il primo “itinerario culturale europeo” finanziando le iniziative per segnalare il percorso. Pensiamo che nel 2019 circa 347.000 pellegrini lo hanno completato: il 42% erano pellegrini spagnoli mentre gli italiani erano la seconda nazionalità più numerosa.
E su questa visione del viaggio si è voluta ricostruire la Via di Francesco che parte da Firenze ed è bidirezionale, attraversa l’Umbria entrando nel Lazio passando per Rieti, per la Sabina ed arrivando fino a Roma ripercorrendo i luoghi che testimoniano la vita e la predicazione del santo di Assisi.
Ho avuto una lunga conversazione col presidente della Rete Associativa della via di Francesco nel Lazio al quale ho posto alcune domande.
La Rete Associativa è un coordinamento di numerose associazioni territoriali nato per rispondere all’esigenza di divulgare i valori del poverello di Assisi attraverso il cammino a lui dedicato.
“Secondo lei esiste un identikit del pellegrino del nuovo millennio?” “No, non esiste un identikit del Pellegrino tipo: in realtà i pellegrini sono uomini e donne che per svariate ragioni, di fede, spirituali (quindi non necessariamente religiose) o semplicemente di viaggio, si cimentano singolarmente o in gruppo ad affrontare un cammino. Per attestare il passaggio in una città, paese o borgo il pellegrino può richiedere la timbratura delle Credenziali come testimonianza del proprio cammino ed utili per chi vuole il Testimonium che si può ricevere dopo aver percorso almeno 100 km a piedi oppure 200 in bicicletta o a cavallo. Le Credenziali vengono rilasciate dall’associazione “piccolAccoglienza Gubbio.”
“Ci sono attività che traggono benefici dallo Slow walking?” “Tutto il territorio ne trae beneficio: attività ricettive e di ristorazione che innescano uno sviluppo non solo economico ma anche sociale e culturale. Tra i pellegrini funziona molto il passaparola: è la pubblicità migliore per tutti i luoghi visitati ed è a costo zero. La Rete associativa intende la Via di Francesco come infrastruttura di aggregazione e valorizzazione integrata delle realtà culturali e naturalistiche presenti lungo il cammino. Il telaio principale in grado di stabilire nuove relazioni culturali e socio economiche, di interscambio tra aree ed elementi di interesse storico, monumentale e naturale fino ad oggi isolati ed evitarne la frammentazione.”
“Le indicazioni lungo il percorso hanno due colori: il giallo e l’azzurro con il Tau, perché la scelta di questi colori?” “Il giallo indica per antonomasia il Cammino di Santiago, l’azzurro è Mariano ed il Tau è il simbolo francescano. ”
Non avrei mai pensato che nel terzo millennio si sarebbe riscoperto un modo di viaggiare antico, non mi sono ancora messa in gioco ma le intenzioni ci sono tutte tempo permettendo! Buon pellegrinaggio a chi vorrà intraprenderlo.