(ASI) Perugia - Il 4, 5 e 6 settembre 2020 hanno avuto luogo le celebrazioni della nota rievocazione storica perugina, rifacentesi all’ingresso trionfale del condottiero Braccio Fortebracci da Montone.
Pur costretta on line dall’emergenza sanitaria portata dal Covid 19, la ricorrenza è stata l’occasione per riflettere sulle profonde radici storico-culturali della città di Perugia che, nel corso dei secoli, è stata protagonista della storia italiana ed europea con fatti e personaggi.
Uno di questi, Bartolo da Sassoferrato, ha lasciato un’impronta indelebile e innovativa nel mondo del diritto, occupandosi di tutte le branche del diritto con profondità ed acume.
Bartolo nasce nel 1317 nel paese di Venatura, nelle vicinanze di Sassoferrato, da una famiglia di agricoltori benestanti. Il suo nome compare quasi sempre senza cognome, nonostante le numerose attribuzioni dubbie nel corso della storia che vanno da Severi e Bentivoglio fino ad Alfani.
Inizia i suoi studi di probabilmente con un frate francescano, Pietro di Assisi e, giovanissimo, si trasferisce all’Università di Perugia dove rimane folgorato dall’insegnamento giuridico di Cino da Pistoia. Nella città etrusca, oltre al giurista poeta amico di Dante Alighieri, assiste alle lezioni di Jacopo Buttrigario, Ranieri da Forlì, Oldrando de Laude e Jacopo Belvisio. Quando Cino lascia l’insegnamento Bartolo si trasferisce a Bologna dove ottiene il dottorato nel 1334. Perfeziona ancora la sua formazione ed inizia a scrivere le Quaestiones dove raccoglie le sue riflessioni sul diritto.
Inizia a lavorare come assessore a Todi, a Pisa e in altre città italiane fino a quando, nel 1339 viene chiamato ad insegnare all’Università di Pisa e, crescendo velocemente la sua fama, nel 1343 a quella di Perugia, dove rimarrà fino alla sua morte, avvenuta purtroppo prematuramente il 13 luglio del 1357 a soli 44 anni. I suoi resti sono ancora conservati in quel poco che rimane della chiesa di San Francesco al Prato, protetti da una lapide la cui iscrizione in latino recita semplicemente “Ossa Bartoli”, le ossa di Bartolo.
La sua reputazione fu così grande che la città di Perugia lo fece cittadino onorario e l’imperatore Carlo IV lo nominò consiliarius e familiaris domesticus commensalis. Come professore universitario ebbe numerosi allievi tra cui, il più famoso, il perugino Baldo degli Ubaldi e numerosi valenti giuristi anche tra i propri familiari, come il figlio Francesco.
Bartolo da Sassoferrato viene ricordato come il “commentatore” per eccellenza, grazie ai suoi Commentari su tutte le parti dell’opera dell’imperatore Giustiniano. I suoi scritti erano più semplici, più sintetici degli altri, ma avevano maggiore struttura e profondità.
Quando, nel XV secolo, l’università di Bologna decise di fare un preventivo per la copiatura dei manoscritti dell’opera omnia di Bartolo, si scoprì che ammontava a circa 4.000 pagine per complessive 8.000 colonne. Oltre ai Commentari del giurista perugino furono molto apprezzate, anche e soprattutto dai posteri, le monografie, chiamati anche trattati che ammontano a circa 45, dal diritto privato a quello pubblico, dal penale al processuale. Tra questi le opere de usuris, de Guelphis et Gebellinis, de insignis et armibus.
A Bartolo risale la prima elaborazione teorica giuridica dell’indipendenza degli ordinamenti comunali, secondo il principio che universitas superiorem non recognoscens est sibi princeps. Un vero figlio della Perugia medievale.
Francesco Maiorca – Agenzia Stampa Italia
*Foto Braccio Fortebracci da Montone.