(ASI) Il sistema di sicurezza della Federazione Russa è stato costituito, come era ovvio, dai resti del KGB, che era stato deliberatamente e forse irragionevolmente sciolto nel 1991. Gran parte del “Comitato” fu distrutto senza programma alcuno, per poi redistribuire alcuni elementi del KGB in altre Agenzie o anche in altri uffici non-intelligence, tentando sempre di porre in contrasto e in concorrenza gli uffici e gli apparati di sicurezza tra di loro.
Un’idea ragionevole, ma da usare in modo non esclusivo.
Ma, questo è da notare, i Servizi di Sicurezza russi furono ricostruiti e modificati, dopo la guerra fredda, proprio sul modello americano.
Non perché gli Usa avevano vinto la “guerra fredda”, ma perché Washington ha ancora, ed è un errore anche lì, ben 17 Servizi diversi in attività.
Ma la fine del confronto globale aveva indebolito e marginalizzato, già prima del 1989, anche le Strutture occidentali.
L’unità per l’intelligence politica, negli Usa, fu abolita nel 1985, come peraltro la General Intelligence Division del FBI.
In Inghilterra, il F Branch, l’unità contro le “attività sovversive” passò dal MI5 all’antiterrorismo, e il criterio di base, a Londra, che oggi ci sembra discutibile, fu quello di far operare il controspionaggio solo all’interno e lo spionaggio solo all’estero. Il divide et impera della classe politica sui Servizi. Ma anche una garanzia di inefficienza e di “buchi” informativi uno dietro l’altro.
La Russia post-comunista fece comunque lo stesso: il KGB fu smembrato, con le Guardie di Confine che furono assegnate ad un’altra Agenzia ad hoc e le truppe per le comunicazioni alla FAPSI, altra Agenzia nuova, mentre i bunker segreti furono in gran parte rimossi oppure assegnati ad un semplice ufficio dell’Amministrazione Presidenziale.
Il sistema nato dallo sfaldamento ex alto del KGB durò, comunque, fino al 1998.
Nel 1991 Yeltsin cercò, peraltro, di costituire un Ministero unico per la Sicurezza e gli Affari Interni, una vecchia riforma che era stata impostata nel 1953 da Stalin, ma la Corte Costituzionale bloccò la decisione.
E, certo, nessun Paese può permettersi oggi una concentrazione di potere come quella derivante da un Servizio Unico. Soprattutto delle classi politiche cleptocratiche o, come accade spesso in Occidente, del tutto incompetenti. O entrambe le cose.
La lunga guerra tra classi politiche e Servizi sarebbe vinta, in partenza, in questo caso, proprio dai Servizi.
E non è detto che questo poi sia sempre un male.
Le minacce per Mosca, comunque, non erano particolarmente acute, all’inizio degli anni ’90, quindi il Servizio russo poté essere trasformato, con le dovute lentezze burocratiche, in modo piuttosto radicale. E senza troppi danni, salvo quelli della mancanza di notizie sul rapporto tra gli operatori della trasformazione clepto-liberale dell’economia e la classe politica. Non è strano, è il fine che si voleva raggiungere.
La “liberalizzazione” dell’economia russa post-sovietica era il fine, il silenzio obbligato dei Servizi, o la loro partecipazione al clepto-sistema, era il mezzo.
Una gran parte, la maggiore, del KGB, soprattutto quella relativa al controspionaggio, fu ricostruita come FSB.
Il Primo Direttorato Centrale, quello delle operazioni all’estero e dello spionaggio, divenne il Servizio di Intelligence Estero, lo SVR,
il 6° e l’8° Direttorato del KGB, già operanti nell’intelligence elettronica e dei segnali, furono fusi e organizzati in una nuova Agenzia, l’Agenzia Federale per le Comunicazioni Governative e l’Intelligence, la FAPSI, sul modello esplicito dell’NSA Usa.
Il 15° Direttorato del KGB divenne il Direttorato Presidenziale per i Programmi Speciali, responsabile per la protezione delle infrastrutture più segrete e delicate del Paese, mentre il Primo Direttorato per la Sicurezza, ovvero il 9° Direttorato del vecchio KGB, fu finalizzato alla protezione delle più importanti personalità del Paese.
Le Truppe di Confine, come abbiamo già notato, divennero una amministrazione autonoma.
Fu proprio Yeltsin a fare in modo che la concorrenza tra i Servizi e le Agenzie fosse massima, anche per evitare che i suoi ministri potessero conoscere questioni prima, solamente o meglio di lui. Ma il problema è capire, non “avere prima”. Se l’uomo di Stato non ce la fa, non c’è niente che possa fargli intravedere, da una nota del Servizio, una nuova idea, iniziativa, una nuova operazione, niente.
C’è chi è nato assessore al traffico, c’è chi nasce statista. E noi, di assessori di secondo livello, ne abbiamo fin troppi.
Lo SVR faceva concorrenza anche al GRU (il Servizio militare) e all’FSB, che ingaggiava poi delle vere e proprie gare con il FAPSI.
Nell’ambito della Presidenza, vi erano anche quei Servizi che i russi chiamano “sociologici”: il GAS, per monitorare la situazione socio-politica (e economica) nelle regioni più lontane da Mosca, poi il Vybory, ovvero le “elezioni”, che serve appunto a monitorare i processi elettorali, poi ancora le reti di controllo dei costi amministrativi. Efficienti anche oggi.
Nel 1993, il sistema della concorrenza interna ai Servizi fu addirittura rafforzato. Infatti, in quell’anno apparve anche la Polizia Fiscale, che faceva diretta concorrenza al Dipartimento per la Sicurezza Economica dell’FSB.
Nelle mani di Putin queste strutture, ma soprattutto l’Ufficio delle Tasse, divennero il principale strumento, ma molto selettivo, contro gli “oligarchi”. Vennero scelti gli oligarchi amici, gli altri furono costretti all’esilio o a qualche visita in Siberia.
Una scelta razionale, pratica, tale da non distruggere il sistema, il che sarebbe stato esiziale, e un modo per rimanere al potere.
L’eccesso di concorrenza tra i Servizi può portare però a lotte intestine pericolose per la stabilità dello Stato e, soprattutto, per l’affidabilità delle informazioni, quindi la Presidenza cercò di mettere un limite anche a questo “gioco al massacro”.
Nel 1998 rinasce infatti l’idea di rimettere insieme tutti i numerosi pezzi in cui era stato frantumato il vecchio KGB, per evitare che l’eccesso di concorrenza tra le Strutture distruggesse la stessa funzione dell’intelligence.
Ma fu solo nel 2003 che Putin, ormai al potere, abolisce il Servizio Federale di Polizia Fiscale, poi anche il FAPSI, infine l’Agenzia Federale per le Guardie Confinarie e ancora alcuni altri uffici.
Nasce invece il “Comitato di Stato per Combattere il Commercio Illegale dei Narcotici”, le Guardie di Frontiera rientrarono nel FSB, e il FAPSI fu nuovamente diviso tra l’FSB e il Servizio Federale di Sicurezza. Che era rimasto intatto tra le varie e spesso cervellotiche “riforme”.
L’FSB ebbe subito il pieno controllo, quasi diretto, del Ministero degli Interni.
Chi, però, sfuggì in parte alla ricostruzione-frammentazione dei Servizi russi fu ancora il 5° Direttorato del KGB, diretto e inventato da Yuri Andropov, che si occupava di “investigazione politica”.
Come diceva lo stesso Andropov, il 5° Direttorato fu creato per “combattere la sovversione ideologica ispirata dai nostri nemici all’estero”. E pensare che certi quotidiani italiani cialtroni, quando divenne segretario del PCUS, raccontarono di una sua “passione per il jazz” e per l’”arte moderna”. Niente lo vieta, naturalmente, ma Andropov non avrebbe esitato un attimo a spedire certi artisti nel freddo siberiano.
Il 1° Dipartimento del 5° Direttorato era poi specializzato nell’infiltrazione e controllo dei sindacati, il 2° operava contro i centri, interni ed esteri, che sostenevano i dissidenti sovietici all’estero, il 3° operava all’interno del mondo studentesco, il tutto per ben 15 dipartimenti tutti e solo del 5° Direttorato, con il 14° che controllava i giornalisti esteri, il 13° teneva d’occhio i punk e i gruppi spontanei, l’8° gli Ebrei, il tutto per dare lavoro a ben 2500 dipendenti.
Per “ripulire” l’immagine del 5° Direttorato, nel 1989, esso fu ridenominato “Direttorato per Difendere l’Ordine Costituzionale” ma fu poi formalmente eliminato nell’agosto 1991.
Dopo sette anni, nel 1998, nasce, all’interno del FSB, il nuovo Direttorato per la Protezione della Costituzione.
Opera, dice la Presidenza russa, nella “sfera sociopolitica” contro la “sedizione interna” che è sempre stata, prosegue Yeltsin, “più pericolosa delle invasioni esterne”.
Poi, questo Dipartimento fu inserito in quello per “Combattere il Terrorismo”. Correttamente, i Servizi russi hanno sempre separato il “terrorismo” dalla “sovversione”, segno che la loro analisi politologica è più fine di quella occidentale.
Ma nel 2002, sempre per il timore di concentrare troppo potere in un solo Servizio, il Servizio Antiterrorismo fu diviso in due.
Incredibile come una Agenzia di intelligence possa aver lavorato con questo continuo trituramento istituzionale.
Il Servizio BT, ovvero l’Antiterrorismo, fu riportato nel FSB ma con un nuovo nome, ovvero lo SZOKS e il BPeh, ovvero il “Servizio per la Protezione dei Fondamenti del Sistema Costituzionale” nel primo caso e quello per “Combattere l’Estremismo Politico” nel secondo.
Si noti bene, la lotta contro il terrorismo era sempre separata da quella per la “protezione della Costituzione”.
In quegli anni, nasce una nuova necessità russa: il controllo dell’estero vicino, ovvero della CIS.
Nasce il progetto, nel 1999, della Federazione Russia-Bielorussia. Che oggi vediamo de facto all’opera.
Nel 2005, però, nasce la necessità di far fare al FSB operazioni serie anche oltre l’estero vicino, per esempio nell’area europea e nordamericana.
Fin da quel momento, i Servizi russi stanno soprattutto molto attenti a non far scoppiare nella loro “area di rispetto” le rivoluzioni colorate, tipiche dell’approccio attuale dei Servizi occidentali alla destabilizzazione/isolamento della Federazione Russa. Il tutto nasce nella trasformazione “democratica” serba, con la rete di OTPOR, organizzata nell’ambasciata Usa in Ungheria, e nelle reti delle foundations Usa e perfino, viva l’impotenza ignara, europee.
Il FSB, nel frattempo, anche contro le color revolutions, diviene una vera e propria agenzia di intelligence vecchio stile, con il suo nuovissimo “Direttorato per il Coordinamento della Informazione Attuale” (UKOI) e quello per la “pianificazione strategica, l’analisi e la previsione” (DAPSP) che entrambi divengono gli organi più importanti e potenti del Servizio.
Anche il GRU e lo SVR riprendono, nelle more dell’arrivo e dei primi anni di Putin al potere, la loro antica funzione di agenzie di intelligence vera e propria.
Nel 2005, però, la struttura che, dentro il FSB organizza le relazioni con i Paesi del CIS viene di nuovo ridenominata, nella foga nominalistica dell’élite postsovietica, come “Servizio per le Informazioni Correnti”.
Nel 2003, lo abbiamo visto, le Guardie di Frontiera vengono definitivamente riportate dentro il FSB.
Ma ci sono, la Federazione rimane sempre uno “stato di Polizia”, due altri corpi che si occupano dei confini e che non sono diretti dal Cremlino.
Si tratta del “Centro Antiterrorismo dei Paesi del CIS” e, poi, del sistema di controllo interno della Shangai Cooperation Organization.
Nel 2006, poi, la Duma ha approvato la costituzione di un Servizio speciale che elimina i terroristi all’estero. Ho scritto “elimina”. D’altra parte, un Servizio ha anche a che fare con certe fasi della vita.
Siamo sempre, qui, nel delicato e lungo momento del passaggio delle consegne tra Yeltsin e Putin, ovvero nel 2000, ed è in quest’anno che Vladimir Putin inserisce una parte del FSB nelle Forze Armate, feudo dell’ottimo e mai molto manipolato dai politicanti GRU.
Il FSB, era quello l’obiettivo geografico e strategico, organizzò subito un “Direttorato per il Caucaso del Nord” e per la counterintelligence militare in quell’area.
Cambia anche lo stile di lavoro del Servizio: dal 2003 in poi, il FSB e lo SVR non solo rivelano le notizie riservate che hanno raccolto, ma le interpretano anche, cosa che il vecchio KGB non avrebbe mai osato.
Il “kappa” era ottimo, come tutti i Servizi che hanno alle spalle uno Stato vero (meditazione attuale per l’Italia) soprattutto per le operazioni all’estero e per la penetrazione altrove, come in Italia, per esempio, ma non osava mai interpretare i dati che raccoglieva, attendendo senza speranza il bla bla paramarxista e ossificato del Cremlino.
Stante la chiacchiera pseudo-marxista, quelli del KGB facevano come gli pare. Bei tempi.
Le informazioni arrivavano, quindi, quasi prive di elaborazione, ma solo sulla scrivania del direttore del KGB (e poi, per un po’ di tempo, anche del FSB) ed era solo lui a selezionare i dati che riteneva importanti.
I dati raccolti dal Servizio venivano poi spediti ai vari dipartimenti del Comitato Centrale, e ovviamente qui si trattava, tra le righe, del controllo del Partito sul KGB.
Poi, negli anni ’90, si aggiunsero, alla Lubjanka, altri Direttorati: il Servizio Psicologico, che si interessava di fenomeni di massa e di contropropaganda.
La analisi open source, che è così importante oggi per tutti i Servizi, non esisteva allora come tale. Né prima né dopo la caduta del regime sovietico.
C’era, casomai, lo studio degli errori e delle valutazioni esatte compiute dal Servizio negli anni precedenti e per casi simili. Troppo poco.
C’è stata anche la nuova campagna, organizzata attraverso i numerosi canali occidentali compiacenti, per create il “mito” del FSB, come anni prima ciò era stato creato per il KGB, certo un ottimo Servizio, ma non così straordinario come faceva intendere la propaganda, anche quella occidentale.
Ma la propaganda, per un Servizio, deve essere sempre ben organizzata e sostenuta, non come accade in Italia, dove sembra che i nostri Servizi siano rappresentati soprattutto dai militanti di “Avanguardia Operaia”.
E, tanto per dirne una, uno di questi vecchi militanti è stato ministro degli Interni, e pure per un partito di destra.
Con grande stizza, peraltro, di Francesco Cossiga, che votò una mozione individuale di sfiducia verso questo dirigente politico.
Ecco, ancora oggi i Servizi sovietici, pur ottimi e efficienti (soprattutto dal punto di vista operativo) nascono da questa lunga odissea tra classi politiche incerte, valutazioni settoriali e spesso di “cordata”, politici incapaci e, oggi, è fondamentale il ruolo di Putin, che ha ristabilito la concorrenza tra le Agenzie, ma in un modo più complesso e controllato dal Cremlino. Dopo Vladimir Vladimirovic, e questo è certamente uno degli obiettivi delle attuali operazioni occidentali, i Servizi russi torneranno nel caos derivante da una poliarchia politica spesso para-criminale.
Giancarlo Elia Valori