(ASI) Già al centro di un’inchiesta per il presunto reclutamento di miliziani filorussi da inviare in Donbass, Orazio Maria Gnerre è ora di nuovo al centro delle cronache giornalisti per via della diffusione di una telefonata con Gianluca Savoini nel corso della quale stavano concordando la partecipazione ad un evento culturale.
Abbiamo deciso di incontrare Gnerre che ci ha spiegato i suoi rapporti con l’ex portavoce di Salvini, la Lega e la vicenda Donbass.
Orazio, il tuo nome è di nuovo sui media italiani, questa volta perché sarebbe stata intercettata una telefonata tra te e Gianluca Savoini. Addirittura “la Repubblica” ti annovera tra le sue amicizie pericolose. Puoi chiarirci i tuoi rapporti con l’ex portavoce di Matteo Salvini?
Ho già avuto modo di replicare proprio a “la Repubblica” riguardo questa faccenda. Come detto, incontrai Savoini quasi sei anni fa per intervistarlo per una rivista online, conoscendo il suo ruolo quale presidente dell'Associazione Lombardia-Russia, sugli argomenti della politica internazionale. Non sapevo ancora si trattasse di un uomo della Lega peraltro. L'ho successivamente incontrato alcune volte, due o tre al massimo, perché mi aveva gentilmente invitato ad assistere a delle conferenze organizzate dalla sua associazione. Si fa riferimento anche a una cena, che in realtà era la continuazione pubblica di un altrettanto pubblica conferenza, che avrei avuto con lui e il Prof. Dugin. In effetti, il Prof. Dugin voleva discutere con me della pubblicazione di uno dei suoi libri in Italia, di cui mi stavo occupando in quel periodo. Ma ciò che rende realmente kafkiana questa faccenda è proprio questo: un evento pubblico, la conferenza, a cui è seguita una cena parimenti pubblica, a cui sono stati invitati pressoché tutti gli astanti della conferenza, è diventato nelle ipotesi della magistratura e, soprattutto, sulla carta stampata e in un videoservizio del TG1, una riunione segretissima tra nemici dell'ordine costituito. La stessa chiamata a cui si fa riferimento negli atti d'indagine Savoini l'ha certamente rivolta a buona parte degli altri presenti alla conferenza (che essendo pubblica era anche stata pubblicizzata a mezzo social e sulla stampa) e a molti altri che, come succede a tutti gli organizzatori di conferenze, non si sono presentati. E questo gli inquirenti dovrebbero saperlo... Ad ogni modo, poco tempo fa mi contattò un mio conoscente, anch'egli presente a quella cena senza avere la minima conoscenza personale di Savoini né degli organizzatori, riconfermandomi come questa cena fosse ampiamente partecipata (non era una cena ideologica, di partito o quant'altro...) e lui, che si era presentato alla conferenza per interesse nelle tematiche trattate, fosse stato invitato sul posto, dopo l'evento. Per giunta, mi ha passato una foto della cena che ha scattato solo a un lembo del tavolo, che ritrae una tavolata in un ristorante del centro molto partecipata. Nella foto si vedono già una ventina di persone, ma che io ricordi erano sicuramente non meno di quaranta e forse più di sessanta. Io stesso ho scambiato solo due parole sia con Savoini che con Dugin. L'ipotesi complottistica della riunione segreta sfuma di fronte alla realtà dei fatti, in una faccenda che sta assumendo toni di accanimento sempre più grotteschi.
Secondo gli inquirenti tu avresti partecipato anche ad almeno uno dei famosi incontri di San Pietroburgo. Ci puoi confermare questa informazione ed eventualmente spiegarci a che titolo sei andato e che ruolo hai svolto?
Questo evento a cui si fa riferimento, che non fu un “incontro” non meglio precisato, ma una ennesima conferenza pubblica, anch'essa pubblicizzata sulla stampa (ricordo l'articolo che ne parlava sul St. Petersburg Times, giornale russo in lingua inglese, mentre viaggiavo in aereo), ed era un evento che aveva come tema principale l'autodeterminazione dei popoli. È vero fossero stati invitati alcune personalità dei partiti cosiddetti sovranisti europei, ma la stampa chiaramente ci ha ricamato sopra esasperando la descrizione degli ospiti. Ad ogni modo, io non conoscevo la lista degli ospiti, che stupidamente non avevo richiesto, e alla fine nemmeno presi parola, quindi non saprei cosa dirne...
In Italia dire Savoini in questo momento equivale spesso a dire Lega. Puoi chiarirci anche i tuoi eventuali rapporti o legami con il Carroccio?
Ho già precisato in più di un'occasione di non appoggiare la Lega per tutta una serie di ragioni, che potrebbero sintetizzarsi nel fatto che essa non appartiene alla mia cultura politica. Avevo già scritto che vi sono mille motivi che mi distanziano da questo partito, di cui non condivido né la politica economica e fiscale liberista, né la politica internazionale atlantista, né l'ideologia occidentalista e tendenzialmente islamofoba, né in ultimo l'impostazione metodologica, cioè la guerra tra poveri. Questo vale per la Lega di ieri e per la Lega di oggi, partendo dal federalismo fiscale e finendo con flat tax e fissazione sui migranti. Non sono le mie idee. Sono questi i motivi per cui non ho mai collaborato con questo partito. Non sono valutazioni di carattere morale, ma questioni politiche di fondo.
Nella telefonata di cui sopra si fa riferimento ad una cena in cui avresti incontrato Aleksandr Dugin, tra i maggiori filosofi contemporanei ma messo all’indice dall’Occidente in quanto “ideologo di Vladimir Putin”. Ci puoi parlare di quell’incontro, se c’è stato, e del ruolo di Dugin nelle formazioni sovraniste europee?
Sul Professor Dugin posso dire solo questo: le sue idee possono piacere o meno, e qualsiasi dibattito è legittimo. Quello che si dimentica volutamente nell'ultimo periodo è che Dugin non è un “ideologo sovranista” o un “intellettuale di estrema destra”, come pure è definito reiteratamente dalla stampa, ma un personaggio di rilievo della cultura russa contemporanea, che ha avuto profonda influenza non solo nel campo della sociologia, in cui è un esperto, ma dell'arte e della letteratura. Il Professor Dugin è stato rettore della facoltà di sociologia presso l'Università di Stato Lomonosov, consigliere alla Duma, ad oggi insegna in diverse facoltà in tutto il mondo ed è uno stimato accademico. Le accuse che gli vengono rivolte inoltre gli sono poste nel momento in cui Amazon e il mercato americano hanno censurato la sua vastissima produzione saggistica. In pratica, come lui stesso diceva, non si può comprare un libro di Dugin su Amazon ma si può tranquillamente acquistare il Mein Kampf. Ribadisco, non asserisco che il Professore russo abbia ragione in ogni elemento della sua disamina o che non sia criticabile. Credo anzi che la critica faccia parte di un processo costruttivo di sviluppo culturale. Il discorso, che vale per il Professor Dugin come per qualsiasi altro autore in futuro, è che c'è qualcuno che si sente investito dell'autorità morale di impedirti di parlare mentre può spiegare al posto tuo quale sia il tuo pensiero. Il professor Dugin stesso, che critica il fascismo nella sua opera principale (censurata da Amazon), è così accusato di essere fascista. Et voilà!
Da sei anni ormai sei al centro di una tormentata vicenda giudiziaria perché avresti reclutato miliziani filorussi da mandare a combattere in Donbass. Ci puoi chiarire questa vicenda?
Ovviamente non ho reclutato nessuno. Molto semplicemente, sono stato in Donbass nel 2014, all'inizio dell'aggressione del nuovo governo ucraino nei confronti dei suoi abitanti, per portare solidarietà morale e fare informazione su ciò che stava accadendo. Così infatti fu, visto che riuscimmo a portare la verità degli abitanti del Donbass su tutta la stampa italiana. Bisogna comprendere che il Donbass è ad oggi attaccato militarmente da uno stato, quello ucraino, che ne vuole distruggere l'autonomia, e che ha compiuto reiteratamente (secondo i rapporti dell'Human Rights Watch ad esempio) violazioni dei diritti umani nei suoi confronti. La resistenza del Donbass, a mio avviso, è il simbolo evidente di ciò che è l'antimperialismo nel Ventunesimo secolo. Attorno ad essa si è creato un nuovo internazionalismo da parte di tutti i popoli ad oggi sotto attacco da parte dell'imperialismo occidentale, come il Venezuela, la Siria... Ogni tentativo di denigrarla è un'operazione di coloro che odiano la libertà e l'indipendenza dei popoli.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia