Claudio Moffa sul suo libro 'La Politica Mediterranea Italiana"

(ASI) Spoltore (Pe) - Nel pomeriggio di venerdì 14 dicembre 2018  si è tenuta la presentazione del libro "La Politica Mediterranea Italiana" del Prof. Claudio Moffa presso la Pinacoteca della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Spoltore in Piazza G. D'Albenzio, 1.

L'evento è stato organizzato dall'Associazione Abruzzo Tourism, con la collaborazione delle Guardie Ecologiche Ambientali Volontarie (GEAV) della Provincia di Pescara e di "Vera Informazione".
Nel libro la politica mediterranea italiana viene analizzata dall'attento occhio esperto di Claudio Moffa, docente di Storia delle Relazioni Internazionali e dei Paesi Afro - Asiatici della Facoltà di Scienze politiche a Teramo dal 1985 al 2018, Direttore del Master "Enrico Mattei" in Medio Oriente dal 2002, autore di oltre duecento articoli su importanti riviste scientifiche tra cui "Limes" e "Le Monde Diplomatique".
Un viaggio nella storia fra XX e XXI secolo dalla conquista di Giolitti della Libia, passando per il "Mare Nostrum" dell'Italia Fascista di Mussolini, per la politica energetica dell'Eni di Enrico Mattei, per gli accordi fatti dall'Italia di Aldo Moro, Andreotti e Craxi con gli Stati post coloniali, fino ai trattati con la Jamahirya di Gheddafi siglati nel 2008 dal governo Berlusconi, e alla guerra neocoloniale anglo - francese nel 2011 che ha defenestrato Gheddafi in Libia e provocato gravissimi danni all'Italia.
A tal proposito, noi abbiamo posto alcune domande al Prof. Claudio Moffa per approfondire gli argomenti trattati nel suo nuovo libro:

- Ci parli brevemente del suo ultimo libro "La Politica Mediterranea Italiana"...

"Un libro che affronta un versante importante e ineludibile della politica estera dell' Italia, un paese che fa parte del continente europeo e dell Unione Europea, ma che è anche proiettato - vista la sua collocazione nel Mediterraneo - verso il Nordafrica e il Medio Oriente. Il libro affronta la storia di questa peculiare politica estera, cadenzata secondo le epoche storiche, ma concentrandosi in particolare nella fase repubblicana. Dentro questo approccio emergono pagine cruciali della nostra storia".



- Quest'anno ricorre il quarantesimo anniversario dal rapimento e dall'assassinio dello statista democristiano Aldo Moro. Ci parli brevemente dell'importanza di questo personaggio politico...

"Aldo Moro fu una delle più grandi personalità della prima Repubblica. Dietro l'atteggiamento mite, un uomo coraggioso che sfidò i poteri bancari privati con la emissione di due edizioni di Biglietti di Stato da 500 lire, e fu così decisamente pro arabo da chiedere e ottenere da un magistrato la scarcerazione del capo del commando palestinese dell' Achille Lauro, Abu Abbas. A sequestrarlo e assassinarlo fu Mario Moretti, lo pseudo brigatista sconfessato da Franceschini e Curcio, che nel 1973, in occasione del sequestro lampo di un ingegnere dell' Alfa Romeo, Michele Mincuzzi, disegnò "per sbaglio" sullo striscione  che faceva da sfondo alla sua vittima, una stella non a 5 ma a 6 punte, come quella di Davide. Questo fatto induce a pensare che dietro la tragedia vissuta da Moro ci sia stata la mano del Mossad".



- Le linee della geopolitica italiana mediterranea ieri, oggi e domani....

"Per la sua collocazione politica al centro del Mediterraneo, proiettata verso il Nordafrica e il Medio Oriente, l'Italia ha sempre avuto una sua politica mediterranea fattispecie interna alla più generale politica estera italiana. In epoca coloniale ci fu la forte attenzione dello stesso Mazzini per la Tunisia, dove viveva una diffusa comunità italiana. Poi dopo la delusione per l'occupazione francese del 1881, Roma rivolse la sua attenzione alla Libia, allora giudicata erroneamente uno scatolone di sabbia, e non un paese ricco di petrolio. Lo scenario cambio già negli anni venti, e nel 1926 venne fondata l'Agip, poi l'ENI, varata nel 1933. In epoca repubblicana l'Italia ebbe difficoltà di cooperazione con la Libia di re Idris a causa del passato coloniale e della presenza inglese. Lo scenario cambio quando Gheddafi, con un colpo di stato incruento rovesciò Idris e assunse il potere. Una parte dei servizi segreti italiani, quella guidata dal generale Miceli - in contrasto col filoisraeliano gen. Maletti - sostenne l'allora 29enne Gheddafi, instaurando una cooperazione che non venne interrotta nemmeno quando nel 1972 la "guida" espulse le migliaia di coloni italiani inviati nel 1938 in Libia da Mussolini. La cooperazione durò proficua per decenni. Nel 2008 un accordo venne firmato tra Tripoli e Roma. Il governo Berlusconi riconobbe, benché di destra, i crimini coloniali commessi dall' Italia. Poi arrivò la disastrosa guerra anglo-francese del 2011, le due potenze europee guidate da due dichiarati sionisti, Cameron - vedi l'edizione inglese o francese di Wikipedia - e Sarkozy, che costrinsero Gheddafi ad abbandonare Tripoli, fino ad essere catturato e linciato da elementi della comunità ebraica di Misurata. Berlusconi, che l'anno prima aveva baciato a Roma l'anello di Gheddafi - un gesto che si sarebbe dovuto evitare - lasciò che i due aggressori usassero la base di Napoli per la guerra all' ex alleato. Fu una tragedia per l'Italia, tra la perdita della collaborazione sul terreno petrolifero e l'arrivo di migliaia di migranti nel nostro paese, in fuga da un ex Stato ormai distrutto e in preda all' anarchia".



- Come valuta l'attuale politica del Governo Conte?

"Oggi la situazione va cambiando, grazie anche al governo Conte. A tal proposito, si veda la conferenza di Palermo, ai margini della quale il premier ha potuto parlare anche con il nuovo uomo forte libico, il generale Haftar che controlla dalla Cirenaica quasi tutto il paese fatta salva Tripoli nelle deboli mani di un presidente inventato dall' ONU, El Serraj. Il nuovo corso di Conte può fare sperare in un miglioramento dei rapporti di Roma con la ex colonia".



Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia

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