(ASI) Il 16 settembre 1984 Diego Armando Maradona, “el pibe de oro”, esordiva nel campionato italiano. Un debutto non esaltante e nemmeno fortunato, che vide sul verde prato del Bentegodi, i futuri campioni d’Italia dell’Hellas Verona regolare il Napoli per 3-1.
Trentaquattro anni dopo, stesso stadio, prato un po’ più verde, Cristiano Ronaldo ha esordito in serie A con la maglia della Juventus.
Neanche per lui il debutto può considerarsi esaltante, anche se certamente più fortunato, almeno in termini di risultato finale, di quello di Maradona. Cristiano Ronaldo e la Vecchia Signora hanno conquistato i primi tre punti della stagione contro un avversario ostico e difficile da domare, almeno tra le mura amiche.
Molto probabilmente i clivensi non riusciranno ad eguagliare i cugini dell’Hellas, ma lotteranno con altrettanta grinta e medesima determinazione per conquistare la permanenza in massima serie. Non è saggio porre limiti alla Provvidenza, e magari un domani racconteremo le gesta del Chievo campione d’Italia come nel Regno Unito hanno fatto per il Leicester di Ranieri, ma il calcio di oggi è completamente differente da quello che vide primeggiare l’indimenticabile squadra di Osvaldo Bagnoli, e quel momento sembra davvero troppo lontano, se non addirittura utopico ed irrealizzabile.
Esistono molteplici differenze anche tra i diversi campionati. Cristiano Ronaldo,- per restare in tema,- avrà cominciato a percepire le differenze tra Liga e Serie A.
In Italia sarà impresa ardua realizzare cinque reti in una stessa partita, e le larghissime vittorie dai punteggi tennistici conquistate con la camiseta blanca del Real Madrid, resteranno un dolce ed incancellabile ricordo.
L’asso portoghese difficilmente riuscirà a penetrare nelle difese avversarie come un coltello rovente nel burro. Sarebbe più semplice scalare il Monte Chimborazo che realizzare cinquanta reti nella nostra serie A. Il record di marcature in campionato appartiene a Gonzalo Higuain,- forse troppo precipitosamente “regalato” al Milan,- che nella stagione 2015/16, con la maglia del Napoli realizzò 36 reti in 35 gare. Qualora Cristiano riuscisse nell’impresa di realizzarne 37, avrebbe fatto più del massimo, ma, almeno per il momento, consideri ottimo ed abbondante il 3-2 contro il Chievo. Per entrare nel tabellino dei marcatori,- e siamo certi che CR7 raramente ne rimarrà fuori,- ci sarà tempo. La Juventus che ha vinto a Verona, lo ha fatto grazie ad uno straordinario collettivo.
Poche bollicine, tanta concretezza, questo conta alla Juventus. Se poi dovessero esserci anche le bollicine, tanto meglio, ma non è mai stato l’aspetto predominante.
Il calcio italiano ha sempre fatto della fase difensiva un punto di forza. Lo capirà presto anche Joao Cancelo, molto bravo quando partecipa alla manovra offensiva, meno in marcatura dove lascia parecchio a desiderare. Diventerà un terzino magnifico? Questo è quello che si augurano i tifosi bianconeri, anche se, come amava dire un uomo che “ Magnifico” lo è stato per davvero, “del doman non vi è certezza”.
In Italia, dunque, lo spettacolo è spesso accantonato in favore della concretezza. Recentemente solo il Napoli di Sarri è riuscito ad abbinare qualità e quantità. Nessuno potrà mai cancellare quei 91 punti frutto di numerose vittorie condite da calcio champagne.
Forse è stato questo l’unico vero limite del Napoli di Sarri, quella ostinata ricerca dello spettacolo ad ogni costo.
Sarri è molto bravo, così come lo è stato Arrigo Sacchi, ma è bene puntualizzare che il “Sarrismo” è diverso dal “Sacchismo”, se non nella forma, lo è nella sostanza.
Si tratta di due correnti calcistiche che hanno in comune la ricerca della vittoria attraverso un calcio spumeggiante. Fino a qui si assomigliano, ma è doveroso puntualizzare, e su questo siamo aiutati dagli almanacchi, che il Milan di Sacchi,- forse la squadra più bella degli ultimi trent’anni,- giocava bene e vinceva tanto. Ha vinto in Italia, ha stravinto in Europa, annichilendo avversario dopo avversario. Il Napoli di Sarri ha espresso un calcio bellissimo, tante bollicine, ma non ha vinto alcun trofeo.
L’augurio che possiamo fare a Sarri è che il suo Chelsea vinca tanto quanto il Milan di Sacchi, e lo faccia giocando bene, esattamente come ha fatto il suo Napoli.
In Premier League è partito con il piede giusto, pur vincendo le prime due gare della stagione senza stappare alcuna bottiglia di champagne. L’ultima partita contro l’Arsenal, vinta per 3-2, ha lasciato parecchio amaro in bocca agli uomini di Emery. I gunners hanno fallito un paio di clamorose palle gol con Aubameyang e Mikhitaryan. Sarri l’ha vinta grazie ad un collettivo “muscolare”, ed alla tenacia di un calciatore “muscolare”, quel Marcos Alonso fortemente voluto da un allenatore “muscolare” come Antonio Conte.
Quando Hazard sarà al top della condizione, allora sì che si potrà parlare di Sarri-ball, come hanno
già cominciato a fare, forse precocemente, in Inghilterra.
Chi vuole vittorie e bollicine deve rivolgersi,- almeno in questo inizio di stagione,- a Pep Guardiola, abile nel mutare il modo di intendere il calcio dei tanti calciatori a disposizione.
Lo ha compreso il malcapitato Huddersfield Town, sommerso dalle reti di Aguero e compagni.
Le bollicine solleticano il palato, lo corteggiano. Valery Larbaud, poeta e scrittore francese, diceva che le avventure amorose cominciano nello champagne e finiscono nella camomilla, esattamente come il bel calcio,- ci sia consentito di aggiungere,- quando non accompagnato da vittorie. Lo ha compreso anche De Zerbi, un tempo seguace fedele di “Zemanlandia”, al punto da creare “DeZerbilandia”, ed oggi devoto ad un 4-3-3 meno spregiudicato e maggiormente prudente. La vittoria contro l’Inter è frutto di attenzione, cinismo e concretezza.
A proposito dei nerazzurri, pare che la sconfitta di Reggio Emilia sia stata mal digerita, soprattutto per quel che riguarda l’approccio alla partita, e che contro il Torino, ci saranno almeno due o tre cambi nell’undici iniziale.
La notizia, miei cari lettori, è ovviamente di prima mano, molto ufficiosa. Resti tra noi, strettamente confidenziale, quindi: zitti, zitti…
Raffaele Garinella (Twitter: @ga_raf)- Agenzia Stampa Italia