(ASI) Senigallia (An) – Giuseppe Lavenia: «Il bisogno che sta dietro al voler documentare tutto ha a che fare con la necessità di mantenere sempre alti i livelli di eccitazione. Ci sono dei meccanismi che si innescano in automatico in chi ha questi bisogni: si dissociano le emozioni. Rischiamo di non conoscere più il nostro corpo».
Prendere in mano il telefonino e iniziare un video in diretta sui social, è diventato normale. E lo si fa, ormai troppo spesso, anche per documentare un’ingiustizia, come nel caso dell’insegnante che, durante una lezione con dei ragazzi di prima superiore, è stata legata alla sedia e presa a calci dagli stessi alunni. Perché tanta aggressività nei banchi di scuola? Perché chi non ha partecipato attivamente alla violenza invece di intervenire chiedendo aiuto ha schiacciato play sul suo telefonino per postare sui social quanto stava accadendo? «Il fenomeno è drammatico e solleva un tema di cui dobbiamo occuparci in tempi rapidi, riguarda le sfumature delle dipendenze da nuove tecnologie», premette Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. «Il bisogno che sta dietro al voler documentare tutto ha a che fare con la necessità di mantenere sempre alti i livelli di eccitazione. Ci sono dei meccanismi che si innescano in automatico in chi ha questi bisogni: si dissociano le emozioni. Per la società di oggi, abituata a convivere quotidianamente e a rapportarsi esclusivamente tramite devices, risulta sempre più complicato gestire ed esternare le proprie emozioni. La tecnologia, se per certi versi facilita e contribuisce a migliorare la nostra vita, per altri tende a dissociare le emozioni e i sentimenti che si provano in determinate circostanze, senza però fornirci i mezzi adatti per poterle esternare. Ecco qui che questa difficoltà può portare ad episodi estremi di rabbia in cui il nostro corpo perde di consapevolezza, in quanto non è in grado di contenere coscientemente ciò che sente dentro. Non si dà più valore al corpo, tutto sembra filtrato. Meno saremo abituati a vivere il nostro corpo e più correremo il rischio di non conoscerlo. Gli episodi che sempre più spesso leggiamo sui giornali e ascoltiamo in televisione sono, nella maggior parte dei casi, collegati ad un uso inconsapevole della tecnologia. A mio avviso, dobbiamo utilizzare modalità differenti e non repressive, anche a scuola». E a casa? «I genitori dovrebbero conoscere sempre di più questo mondo, accompagnando i figli nei vari passaggi della crescita, come è sempre stato prima di internet. Gli strumenti tecnologici sono parte integrante dei nostri giorni e dobbiamo imparare a dosarli prima noi adulti, dando il buon esempio ai ragazzi», conclude il Presidente Giuseppe Lavenia.
Giuseppe Lavenia è psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo. Dal 2002 si occupa di dipendenze tecnologiche ed è Direttore Responsabile dell’Area Nuove Dipendenze del Centro Salus e di Dipendenze.com. Dal 2013 è Vice Presidente dell’Ordine degli Psicologici della Regione Marche e consigliere nazionale ENPAP. Oltre alle numerose pubblicazioni scientifiche su riviste di settore accredite sulla tematiche delle dipendenze, è autore di “Internet e le sue dipendenze. Dal coinvolgimento alla psicopatologia” (Franco Angeli) ed è coautore del romanzo clinico che racchiude quattro racconti sul tema delle internet dipendenze intitolato “Net Addiction. Prigionieri della rete” (Delos Digital). Attualmente è Docente a contratto di Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Ancona, già docente di diversi insegnamenti presso l’università degli Studi di Chieti e Urbino (Psicologica dell’Età Evolutiva, Psicologia della Salute e Nuove Dipendenze, Psicologia Dinamica, Teorie e tecniche del colloquio psicologico, psicologia clinica). Partecipa a Congressi in ambito nazione e internazionale, scrive e collabora con diverse testate giornaliste, radio e Tv.
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L’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo ha l’obiettivo di indagare i temi sempre più diffusi delle nuove dipendenze, tra cui anche quello dell’hikikomori, oltre che attivarsi concretamente con azioni formative, di sensibilizzazione e di prevenzione. Si occupa del trattamento delle dipendenze tecnologiche, del gioco d’azzardo patologico e dei fenomeni internet correlati, come il cyberbullismo. Promuove interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto di questi fenomeni attraverso servizi di consulenza, informazione, divulgazione e sensibilizzazione in merito all’uso responsabile della rete e dei rischi connessi. www.dipendenze.com