I giorni di collera, per i risparmiatori truffati, sono 365, l’anno

(ASI) E’ uno spettacolo un po’ indecente quello che va in onda sulle tv, ma di cui ci sono ampi richiami e approfondimenti anche nei giornali. Lo scopo è un tentativo, maldestro, ambiguo e subdolo, con il quale si cerca di spiegare come sia stato possibile che centinaia di migliaia di risparmiatori che hanno pensato di affidare i propri sudati risparmi alle banche, si siano trovati all’improvviso senza un centesimo.
Spolpati dai piranha che sono stati messi a capo, dalla politica e dai poteri forti, delle banche come geniali amministratori. Dal Monte dei Paschi, al poker delle meraviglie come Banca Etruria, Chieti, Marche e Ferrara per finire a Banca Veneto e Popolare di Vicenza. Un calvario per gli investitori in azioni e in obbligazioni subordinate, titoli diventati improvvisamente carta straccia. Di chi è la colpa? In tutti i Paesi del mondo non ci sarebbero dubbi: di chi ha amministrato la banca, ovvio, di chi quegli amministratori li ha nominati e voluti e di tutti coloro che pur avendo come compito specifico quello di controllare, non lo hanno fatto: i collegi sindacali, le società di certificazione, la Banca d’Italia, la Consob. La scala delle responsabilità sarebbe questa, e in tutti gli altri paesi, i responsabili sarebbero già tutti in galera e spogliati di ogni bene. Qui da noi, ancora siamo ai preliminari, così quando si concluderanno i processi, ammesso che si riesca a farli, non pagherà nessuno, come al solito: penalmente perché arriverà la prescrizione, civilmente perché saranno tutti (se ancora in vita) nullatenenti. Intanto però l’opinione pubblica ha saputo chi è stato il principale colpevole. Con gli esperti chiamati in televisione, insieme con politici semianalfabeti, abbiamo potuto sapere come sono andate le cose. Hanno finalmente trovato i colpevoli, che finora sono anche gli unici che hanno già pagato: i risparmiatori stessi. Truffati e mazziati. Perché? Semplice: non avevano la preparazione adeguata in economia e finanza, erano tutti sprovveduti e ignoranti. Era chiaro - discettano le mezzecalzette in tv - che i titoli che venivano offerti da quei galantuomini di amministratori delle banche, erano a rischio; lo dovevano capire, bastava leggere i prospetti, ma non essendo preparati, non lo hanno fatto e se lo hanno fatto non lo hanno capito e, dunque, adesso, ne pagano le conseguenze. E’ difficile trovare un ragionamento più squallido e irritante di questo. Eppure il messaggio, così confezionato, è stato ed è ripetuto un’infinità di volte. Tanto che qualcuno di quei geni che stanno in Parlamento, ha anche pensato, invece di sottolineare la necessità che a governare le banche (e non solo quelle) si mandino delle persone oneste e capaci, di fare dei corsi di finanza per i risparmiatori, immagino serali, senza che nessuno dei presenti in studio facesse notare l’idiozia di quella proposta. Anche perché non è stato spiegato se bisognerà farli prima di cominciare a lavorare o prima di andare in pensione, ammesso che ci sarà il tempo per queste cose, intendo, prima dei funerali, d’ora in poi imminenti dopo la quiescenza. Di questo passo, e con questa logica, dovremo tutti studiare medicina per capire se il medico (che non a caso si chiama di fiducia, come il bancario sotto casa) ci abbia fatto la diagnosi corretta e ci abbia fatto la prescrizione adeguata alla patologia riscontrata. Assurdo e grottesco. Si dimenticano di dire che gli amministratori hanno fatto cose da pazzi, dai crediti “baciati” (ti concedo il credito ma con parte di questi soldi devi comprare le azioni della stessa banca, non quotate e a prezzi stratosferici) ai mutui milionari ad amici e sodali. A leggere le modalità con le quali prestavano il denaro viene la rabbia e lo sconforto, distruggendo, con il risparmio, anche la vita di tanti onesti lavoratori, dilapidando miliardi che è toccato a noi, ignari contribuenti, di risarcire almeno in parte ed il conto finora ammonta a 20 miliardi di euro. D’altronde anche la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche è stata fatta solo per spostare l’attenzione e la responsabilità principale degli amministratori sulle colpe dei controllori, Banca d’Italia e Consob. E tentare di avvolgere in una nuvola di fumo la responsabilità di Matteo Renzi sul crac delle quattro banche. Per distogliere l’attenzione sui problemi più gravi ci si trastulla per stabilire perché non hanno controllato. E se il ministro Maria Elena Boschi ha chiesto all’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, di comprare la Banca Etruria, agonizzante, in cui lavorava il babbo, come ha scritto in un libro l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli. La vicenda, messa a fuoco nelle audizioni di questi giorni, è di una gravità inaudita. Perché significa che un ministro della nostra sventurata Repubblica mostra il suo interessamento sull’acquisto di una banca (e se lo ha fatto anche per le altre tre la questione non cambia di una virgola) già praticamente fallita/e, e per evitare che vengano fuori le pesantissime responsabilità degli amministratori, tra cui c’era il padre, vuole che a coprire quei buchi ci pensi Unicredit, che poi vuol dire gli azionisti di Unicredit. Al di là dei dettagli, chiedere, sia pure senza fare pressioni, di acquistare una banca già praticamente fallita, è come cercare di far acquistare una macchina pur sapendo che è da sfasciacarrozze. A Napoli non arrivano a tanto. Una banca, peraltro, con i suoi problemi, tanto che qualche mese dopo, Unicredit ha dovuto fare una colossale ricapitalizzazione di ben 13 miliardi di euro, l’aumento di capitale più grande della storia della finanza italiana. Questi politici e amministratori di banche sembra che giochino con le banconote del Monopoli invece che con i risparmi e i sacrifici della gente onesta. Per questo la rabbia dei risparmiatori truffati non finirà nemmeno in questi giorni di festa, non potrà finire mai. Dovrebbero finire almeno le carriere dei responsabili, ma, purtroppo, da noi, non finiranno nemmeno quelle.

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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