(ASI) Città del Vaticano-Sala Clementina. Papa Francesco si è rivolto, il 21 gennaio 2017, come di consueto, agli operatori della Rota Romana, il Tribunale Apostolico dello Stato Pontificio.
Il Santo Padre, si è soffermato sul rapporto tra fede e matrimonio, in particolare sulle prospettive di fede connesse intimamente al contesto umano e culturale in cui nasce il proposito matrimoniale. Come già messo in evidenza da San Giovanni Paolo II, dalla bibbia impariamo come vi sia un’unione prodigiosa tra fede e ragione, ribadisce il Vescovo di Roma, che sottolinea come lo “stolto” nella Sacra Scrittura, sia proprio colui che non riesce ad individuare le priorità, le cose più importanti. Da qui la confusione nella vita e nell’agire.
Prosegue il Pontefice ricordando il discorso di Papa Benedetto XVI allo stesso Tribunale, in cui si dava tanta importanza alla verità di Dio, unico fondamento della vita matrimoniale. Solo l’apertura a questa verità consente di realizzare concretamente le relazioni umane, compresa quella matrimoniale. Rifiutare la proposta divina, significare minare, fin dalle basi, la possibilità di vivere profondamente e serenamente una vita sinceramente umana. Da qui la scoperta del profondo legame che sussiste tra amore e verità. Il Papa ricorda il chiarissimo passaggio dell’Enciclica Lumen fidei, quando dice: “L’amore ha bisogno di verità. Solo in quanto è fondato sulla verità l’amore può perdurare nel tempo, superare l’istante effimero e rimanere saldo per sostenere un cammino comune. Se l’amore non ha rapporto con la verità, è soggetto al mutare dei sentimenti e non supera la prova del tempo. L’amore vero invece unifica tutti gli elementi della nostra persona e diventa una luce nuova verso una vita grande e piena. Senza verità l’amore non può offrire un vincolo solido, non riesce a portare l’“io” al di là del suo isolamento, né a liberarlo dall’istante fugace per edificare la vita e portare frutto».
Il Santo Padre pone l’accento sulla tendenza moderna di non considerare in senso oggettivo le verità eterne, fenomeno ed approccio alla realtà che coinvolge, purtroppo anche molti cristiani. In questo modo la fede viene svilita e perde la propria originalità, il suo proprium. Proprio da questo atteggiamento relativista il Papa fa discendere il condizionamento del consenso matrimoniale. In effetti oggi, le esperienze di fede di chi intende sposarsi, sono le più diverse ed eterogenee. Da chi fin da bambino ha frequentato la parrocchia a chi si avvicina per la prima volta alla fede. Molti hanno una vita di preghiera intensa e profonda, altri sono ispirati da una religiosità quasi naturale. Spesso uno dei nubendi è lontano dalla fede.
Secondo Papa Bergoglio, di fronte a questa situazione, bisogna trovare rimedio, per non mandare perduta la bellezza del matrimonio cristiano. La prima possibilità si nasconde dietro la preparazione dei giovani, attraverso un cammino appropriato che li porti a riscoprire il matrimonio secondo Dio. La comunità cristiana ha, in questo senso, una grande importanza, perché può annunciare la Parola di Dio a chi si rivolge alla Chiesa per la preparazione al matrimonio. Questa può essere l’occasione per rivelare la bellezza del dono che l’uomo e la donna si fanno aderendo al progetto di Dio su di loro. In questi frangenti, i fidanzati, sono spesso disponibili a rivedere anche le loro visioni del mondo ed i loro principi.
Da qui la necessità che gli operatori pastorali siano preoccupati dal rendere efficaci gli itinerari di formazione. Scopo della preparazione è quello di aiutare i fidanzati ad inserirsi nel mistero di Cristo. Questo progetto è realizzabile soltanto con la collaborazione da coppie di sposi e sacerdoti, tutti preparati per studio ed esperienza, allo scopo di trasmettere la meraviglia dell’essere coppia.
Il Papa, con un’idea innovativa e geniale, ha sentito di ribadire la necessità di un nuovo catecumenato in preparazione del matrimonio. Ricordiamo che il catecumenato era il percorso di preparazione che precedeva il Battesimo degli adulti. Ora il Pontefice, riprendendo le indicazioni dell’ultimo Sinodo Ordinario e quanto già contenuto nella Familiaris Consortio , intende proporre un serio cammino di preparazione al matrimonio, inteso come percorso di iniziazione al Sacramento che fonda la famiglia.
Il Papa argentino parla anche del secondo rimedio e lo individua nel non lasciare soli gli sposi, ma nell’accompagnarli dopo la celebrazione, con progetti di formazione, per aiutarli a divenire sempre più consapevoli del sacramento ricevuto. Spesso, infatti, ricorda il vescovo di Roma, gli sposi sono lasciati soli, per i motivi più vari, e questo li allontana dalla comunità e dall’approfondire il loro essere cristiani.
Ma il capolavoro della società, la famiglia, ha invece bisogno di essere curata, come un bambino ed il Papa invoca lo Spirito Santo per aiutare tutti coloro che vorranno impegnare in favore delle famiglie cristiane. La Chiesa deve far sentire la sua vicinanza agli sposi perché in questo periodo...ci vuole proprio coraggio a sposarsi. Parola di Papa Francesco.
Ilaria Delicati – Agenzia Stampa Italia