(ASI) Città del Vaticano – “La misericordia non può essere una parentesi nella vita della Chiesa, ma costituisce la sua stessa esistenza”. Con queste parole, Papa Francesco sintetizza lo spirito che anima la sua nuova lettera apostolica Misericordia et misera a conclusione dell’Anno Giubilare sulla Misericordia.
Un documento importante, profondo, sintetico dai molteplici riferimenti agli altri scritti pontifici, ai quali si aggancia, rimanda e s’ispira. Particolarmente toccante l’episodio evangelico che dà il titolo alla Lettera, l’incontro tra Gesù e l’adultera, la Misericordia e la Misera, che il popolo vuole lapidare. Al centro della scena l’amore di Dio, che non lascia spazio alla Legge, alla Pena, alla severità di persone che non sanno compatire gli altri che sbagliano come loro, o forse addirittura di meno. Il Pontefice ribadisce che Gesù non era nuovo a queste uscite, come quando si era lasciato lavare i piedi dalla peccatrice e le aveva perdonato i molti peccati, scandalizzando i farisei che lo ospitavano. Il problema è che per la Chiesa il perdono è il segno tangibile dell’amore di Dio, che non conosce confini, che non si ferma neanche quando ti stanno uccidendo appeso ad una croce e che ti fa dire “padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Dio è misericordioso, dice Bergoglio, perciò nessuno può porre condizioni alla misericordia.
Quando si viene perdonati e si è sinceramente pentiti del male compiuto, “le lacrime della vergogna e del dolore si sono trasformate nel sorriso di chi sa di essere amata”. Perché il perdono misericordioso riempie il cuore di gioia, nota il Santo Padre, efficace antidoto alla tristezza, alla malinconia ed alla noia che sembrano dominare la nostra società dominata dalla tecnica, in contrasto con le parole di san Paolo nella lettera ai Filippesi: “Siate sempre lieti nel Signore”. Il Papa ha ricordato con commozione l’Anno della Misericordia, in cui il Signore ha calpestato i peccati del popolo perdonando ogni colpa. A conclusione di tanta ricchezza di grazia, il Pontefice ha manifestato la ferma intenzione di continuare “con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina”. Senza questa volontà neanche l’opera di evangelizzazione potrà dare frutti, in quanto privata della sua linfa vitale. Il cristiano credibile è solo il cristiano misericordioso, capace di perdonare il male subito.
Ma questo indirizzo esistenziale non può rimanere lettera morta, parole proclamate senza riscontro nella vita di tutti i giorni. Ecco perché il Pontefice ci esorta a “celebrare la misericordia”. Nelle preghiere e nella liturgia, particolarmente nel sacrificio Eucaristico, sperimentiamo la volontà della Chiesa di affidarsi costantemente alla Misericordia divina, quale fonte e speranza della vita vera.
Il Papa ha precisato che per vivere appieno la carità che Signore vuole donarci, assume un particolare significato l’ascolto della Parola di Dio, che nella liturgia assume il ruolo di un vero e proprio dialogo tra il Signore ed il suo popolo. Ecco, allora, che nel documento compare il richiamo all’importanza dell’omelia, che non è un mero esercizio di ars retorica, dove il sacerdote dovrà consegnare ai fedeli l’esperienza che egli ha fatto di essere amato gratuitamente, per poter illuminare, con l’esempio della sua vita, l’intera Scrittura.
La Bibbia, infatti, dice Papa Francesco, è un racconto che narra le meraviglie della misericordia di Dio, per questo sarebbe opportuno che le comunità dedicassero delle giornate alla conoscenza e diffusione della Sacra Scrittura, che conducano i fedeli a gesti concreti di carità.
Misericordia et misera ricorda che un modo tutto particolare di vivere la tenerezza del Padre è sicuramente tramite il sacramento della Riconciliazione, dove sperimentiamo l’abbraccio della Persona che più ci ama. Per questo nella Lettera Apostolica traviamo i ringraziamenti per i Missionari della Misericordia e per la loro instancabile azione evangelizzatrice.
Non potevano mancare le indicazioni e le raccomandazioni per i sacerdoti, che vengono invitati a prepararsi con cura al ministero della Confessione essendo accoglienti, testimoni, solleciti, chiari, disponibili, lungimiranti, generosi.
Ad ognuno ricorda la parole dell’Apostolo, che si definiva il primo dei peccatori, ma proprio per questo perdonato. Tante conversioni avvengono proprio in confessionale, da qui l’importanza per i sacerdoti di trovare le parole giuste che giungano nel profondo del cuore.
A tal proposito, al fine di non interporre alcun ostacolo tra la riconciliazione e il perdono di Dio, Papa Bergoglio concede, a tutti i sacerdoti, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Fino ad ora le persone che volevano essere assolte da questa colpa, dovevano rivolgersi ad un sacerdote particolare, incaricato dal Vescovo locale, la qual cosa rendeva più complesso accedere alla Confessione. Con questo provvedimento, la Chiesa intende continuare quanto stabilito nell’ultimo anno giubilare.
A conclusione della Lettera Apostolica, il Pontefice spiega l’importanza dei risvolti sociali ed interpersonali della misericordia, facendoci riflettere sulle opere di carità e sulla giustizia tra i popoli, da ultimo gravemente minacciate da tante forme di sfruttamento nelle più diverse parti del mondo.
Ilaria Delicati – Agenzia Stampa Italia