(ASI) Dante è il più famoso poeta italiano e la sua opera principale, la Commedia o Divina Commedia, è conosciuta e studiata in tutto il mondo ed è ritenuta uno dei capolavori della letteratura, e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano in lingua Italiana.
A Firenze si dedicò anche alla politica, facendo parte del Consiglio dei Cento e arrivando alla carica di Priore, la più alta nel governo del comune.
Nel 1302, a seguito della sconfitta della sua parte politica (i guelfi bianchi) fu esiliato e non rivide più Firenze. Trascorse molti anni dell’esilio a Verona presso gli Scaligeri.
Ecco che nel 1352 il figlio di Dante, Pietro, acquistò dei terreni a Gargagnago in Valpolicella, vicino a Verona, che sono ancora proprietà della famiglia Serego Alighieri. Infatti nel ‘500 era rimasta solo una erede di Dante, Ginevra Alighieri che, sposando Marcantonio Serego, unì i cognomi in Serego Alighieri.
Il collegamento con il territorio umbro , deriva dal fatto che la famiglia Alfani eredi degli Aureli erano proprietari di una villa in Perugia che mantennero il possesso fino al 1874, anno in cui Villa Aureli , cosi conosciuta, fu acquistata dal conte Cesare Meniconi Bracceschi e da sua moglie Maddalena Savorgnan di Brazzà, sorella del famoso esploratore Pietro Brazzà che diede il nome alla città di Brazzaville in Congo.
Maddalena abbellì la facciata della villa aggiungendo otto aggraziati balconi alle finestre del secondo piano. Nel 1918 sua figlia Anna Meniconi Bracceschi sposò il conte Pieralvise di Serego Alighieri, all'epoca unico discendente di Dante, che viveva vicino a Verona in una proprietà acquistata dal figlio del poeta, Pietro. Anna Meniconi Bracceschi soleva visitare Villa Aureli solo per brevi periodi, ma vi era molto affezionata e il suo dono alla casa sono i coloratissimi pavimenti di maiolica disegnati dal suo amico marchese Raimondo Lignola e prodotti a Vietri, vicino Napoli.
Da costoro nacque il conte Leonardo di Serego Alighieri, cav. di Onore e Devozione del SMOM che alla fine della guerra scelse Villa Aureli come propria residenza e dedico’ la sua intera vita al restauro ed alla conservazione della villa, riportandola allo splendore del settecento. L'opera di restauro è stata continuata dal figlio Sperello, attuale proprietario: la struttura, le facciate e il tetto della villa sono stati restaurati nel 2002-2003, e nel 2006 è stata ristrutturata la casa di Adolfo Guelfi, fedele custode della villa, all'interno della quale sono stati ricavati due appartamenti.
Attualmente, Villa Aureli è una dimora storica recettiva.
Al Conte Sperello di Serego Alighieri, astrofisico presso l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri a Firenze, uno dei discendenti del Sommo Poeta , abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.
1) Conte, come ci si può sentire di essere il discendente del più grande poeta di tutti i tempi, le cui opere sono state tradotte in diverse lingue ed ove tutto il mondo lo conosce solo per nome, Dante?
Ci si sente normalmente. Io non ho nessun merito ad essere discendente, casomai lo sento come un onore e un onere.
2) qual'e' stato il ruolo della sua famiglia nella sua educazione e formazione nel farle amare la figura di Dante? Ed eventualmente quale e' stato il suo atteggiamento critico nello studiare la Divina Commedia?
Qundo ero bambino e comiciavo a leggere, mio padre mi ha regalato un segnalibro sul quale sono riportati alcuni dei pochi versi della Divina Commedia che so a memoria:
O poca nostra nobiltà di sangue,
...
Ben se’ tu manto che tosto raccorce:
sì che, se non s’appon di dì in die,
Lo tempo va dintorno con le force.
(Paradiso, XVI)
Ovviamente questo mi ha lasciato un insegnamento profondo, su come l'eredità del passato non sia un vanto su cui appoggiarsi, ma uno stimolo a fare sempre meglio. Ovviamente è difficile fare meglio di Dante nel suo campo (vasto). Io sono astrofisico e negli ultimi anni mi sono appassionato di astronomia nella Divina Commedia, ci sono molti aspetti interessanti che altri hanno trattato in passato.
3) qual'è il peso morale, intellettuale culturale che si sente di trasmettere ai suoi figli ed alla cultura letteraria in generale?
Più che di un peso parlerei di un onore ed un onere, nella tradizione della famiglia.
4) a suo avviso "conoscere" Dante in maniera totale, assoluta è un’impresa titanica?
Non c'è dubbio che Dante sia multiforme e che molto spesso dice più cose in un unico verso. Lui stesso ne era cosciente, poi il suo genio ha aggiunto forse anche cose inconsapevoli. Quindi per quanto mi riguarda considero impresa impossibile sviscerare tutto quello che Dante aveva in mente e che il suo genio gli ha suggerito quando scriveva.
5) in definitiva la sua è una visione critica su Dante?
Non ho una visione critica, solo una grande ammirazione e meraviglia.
Francesco Rosati di Monteprandone - Agenzia Stampa Italia
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