(ASI) La seconda parte dell’intervista esclusiva gentilmente concessa dall’On. Massimo D’Alema ad Agenzia Stampa Italia. In questa seconda parte prosegue l’analisi del rapporto tra il premier Renzi ed il Pd e il punto sui recenti dati economici e sulle ricette dell’esecutivo. Altri temi affrontati anche i rapporti con l’Europa e la soluzione del conflitto in Libia ed in Siria.

-Parliamo un attimo del Pd. Esiste un problema di vita democratica interna al Pd, soprattutto per quanto concerne la scelta del gruppo e degli incarichi dirigenziali? Esiste davvero un conflitto generazionale tra il nuovo e il vecchio, gli anziani e i giovani? Oppure il problema è quello di cercare all’interno della forza di governo una sintesi a prescindere dall’età e dalla lunghezza di militanza politica?

Anzitutto il conflitto non è tra anziani e giovani. Ci sono dei giovani che dissentono da Renzi come ad esempio Speranza, che non ha neppure quarant’anni. E ci sono persone come Fioroni, come Gentiloni che hanno la mia età, o anche di più, che sostengono il governo che fanno anche parte del governo. Non è affatto vero che Renzi abbia garantito un ricambio generazionale. Renzi ha voluto liquidare il gruppo dirigente storico della sinistra. Questo era l’obbiettivo. Non togliere i vecchi, ma eliminare dalla vita del partito, marginalizzare quelle che erano le persone che rappresentavano la tradizione e la storia della sinistra italiana per poter spostare a destra il partito. Le uniche due persone che sono uscite dal parlamento siamo Veltroni ed io. Gli altri sono rimasti. Non è andato via nessuno. L’obbiettivo di Renzi è stato quello di colpire la sinistra. D’altro canto è evidente questa sua avversione per la sinistra; per la sua storia per la sua cultura. Non nasconde mai il suo disprezzo e cerca di colpirne le personalità non solo nella politica ma anche nell’informazione. A tal proposito basta vedere come il governo ha voluto cacciare Bianca Berlinguer dalla direzione del Tg3. Quindi come dice scherzosamente Fedele Confalonieri: “ ha fatto fuori più comunisti Renzi che Berlusconi”. Come si può vedere non è vero perché noi siamo ancora qui.

-Renzi pochi giorni fa ha detto che se lei avesse combattuto con un minimo dell’energia con cui ha combattuto lui, e prima ancora Romano Prodi, contro Berlusconi, Forza Italia non avrebbe governato così a lungo l’Italia. Ha qualcosa da replicare?

Ma cosa vuole replicare. Io non sono mai stato ad Arcore in visita privata, probabilmente come allievo. Lui è un allievo che ha quasi superato il maestro in determinati campi. Noi abbiamo sconfitto Berlusconi due volte alle elezioni. Io ho sostenuto Prodi. Ho combattuto. A mio avviso Renzi in questo momento è in difficoltà e lo avverte. Quando Renzi è in difficoltà perde il senso di ciò che dice.

-Lei è il presidente della fondazione “Italiani Europei”. Secondo lei, affinché in Europa si evitino possibili future “Brexit”, cosa dovrebbe fare la classe dirigente dei paesi? Ne è all’altezza?

Se ne è all’altezza non lo so. Che cosa si dovrebbe fare secondo me è abbastanza chiaro. Rendere l’Europa più democratica dando più peso ai cittadini e valorizzando le istituzioni che sono il frutto dei voti dei cittadini e riducendo il potere di veto dei governi nazionali, e bisognerebbe cambiare la politica europea, perché non c’è dubbio che una delle ragioni maggiori di impopolarità dell’Europa sono le politiche di austerità che hanno ostacolato la crescita e l’occupazione. Tutto ciò ha determinato presso i cittadini un senso di ostilità nei confronti dell’Unione Europea, delle sue regole e delle sue imposizioni.

-Sembrerebbe per quanto riguarda la Libia che l’ ltalia abbia schierato forze militari in Libia; dico sembrerebbe perché manca l’ufficialità. Lei come vede la nostra posizione in quella regione?

Anzitutto se c’è un intervento militare in atto sarebbe opportuno che il governo facesse chiarezza dinnanzi al parlamento. Perché non si possono impegnare nostre forze armate senza l’approvazione del parlamento. Mi pare di capire che comunque si tratterebbe di un compito di addestramento. Chiaro che noi abbiamo un interesse vitale nella stabilità della Libia. Questa ha un importanza fondamentale per noi. Anzitutto perché è il paese da cui parte gran parte dell’immigrazione clandestina verso l’Italia e poi perché è un partner economico fondamentale nella politica energetica. Ci fornisce qualcosa come il 30% del gas e delle risorse del nostro paese. La Libia è quindi un partner importante, un paese alla cui stabilità siamo vitalmente interessati. Io però ritengo che la stabilità della Libia possa essere garantita solo dai libici. Quello che noi possiamo fare è cercare di aiutarli. Aiutarli sul piano politico, sul piano umanitario ed anche, se è richiesto, sul piano militare.

Dalla Libi alla Siria; conflitto regionale o scontro globale? Come se ne esce da quella situazione?

Si tratta di un conflitto nato come una guerra civile, ma ormai ha le dimensioni di uno scontro globale che coinvolge tutte le più grandi potenze, oltre a tutte le potenze regionali. Se ne esce attraverso un accordo che consenta di porre fine alle ostilità. Un accordo che si sta cercando di negoziare Vienna, e che purtroppo procede con molta fatica. Da una parte l’Arabia Saudita e le potenze sunnite che hanno sostenuto l’insurrezione contro Assad, e dall’altra parte la Russia e l’Iran che sostengono Assad. Quindi è un accordo internazionale cui l’Europa potrebbe, dovrebbe, dare un contributo essenziale. Io credo che quest’accordo debba prevedere che poi saranno i siriani a decidere del loro destino e del loro governo. Io non ho nessuna simpatia verso Assad, perché penso che lui sia il corresponsabile di questa guerra civile, però non è nemmeno l’unico responsabile. Spero che alla fine ci possa essere una soluzione in cui i responsabili possano essere messi da parte, ma questa non può essere un pregiudiziale. Quando c’è una guerra bisogna mettersi d’accordo tra coloro che la guerra la fanno. Se uno vuole eliminare qualcuno allora la guerra continua.

-Come nel Pd….

Nel Pd non c’è la guerra. Nel Pd si discute di politica. Nel Pd si è sempre discusso. Con Renzi abbiamo avuto un elemento nuovo. Renzi ha aggiunto alla politica la volontà di distruggere, di rottamare come dice lui, le persone. Secondo me non è stato un contributo positivo. Prima si discuteva di politica però le persone non si rottamavano. Abbiamo avuto discussioni politiche, ma ad esempio io sono quello che è andato a Bruxelles e ha chiesto per Prodi la presidenza della commissione europea. Altro che rottamare….. Direi che alla discussione politica che c’è sempre stata, perché si discute, non siamo una caserma, Renzi ha aggiunto una brutta cosa, l’idea che si debbano rottamare e colpire le persone. Ecco, questo prima non c’era mai stato. Mai, nemmeno nei momenti di più aspro confronto politico.

-Ma c’è il rischio di scissione nel Pd?

Una scissione silenziosa credo ci sia già stata. Centinai di migliaia di persone che non hanno rinnovato la tessera, e alcuni milioni di elettori che ci hanno lasciato. Mi pare chiaro che se non si cambia strada le cose rischiano di continuare ad andare per questo verso, e quindi che il partito continui ad indebolirsi. Questo non è un fatto positivo ne per il centrosinistra, ne per la democrazia italiana.

-Chiudiamo con i dati Istat sulla crescita economica. Siamo allo zero.

Si tratta di dati molto preoccupanti. Sicuramente è vero che naturalmente che era previsto un rallentamento dovuto alla Brexit, alla crisi dei migranti, al terrorismo, e a molti altri fattori internazionali che non possono essere negati. Ma è anche vero che il dato italiano è uno dei peggiori in Europa. Cioè, alla fine, dal punto di vista comparativo, noi restiamo in una situazione in cui l’Italia e tra gli ultimi posti, e non come qualcuno diceva “siamo primi; e non ce n’è per nessuno”. Purtroppo ce n’è per tanti, e ce n’è poco per noi. E questo dimostra anche che le ricette fin qui adottate non sono sufficienti o non sono adeguate. Il paese non ha bisogno di maggior flessibilità del lavoro; sempre contro i lavoratori, sempre contro i sindacati. Il paese ha bisogno di più innovazione, di più investimenti e di più ricerca scientifica che purtroppo non sono la priorità del governo.

Cenusa Alexandru Rares – Agenzia Stampa Italia

 

Intervista Esclusiva con D'Alema, prima parte: http://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/30486-esclusiva-d-alema-su-italicum-e-referendum-riforme-che-non-assicurano-governabilita-ma-solo-la-poltrona-del-premier-renzi-polemico-e-demagogico

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