( (ASI) Alle 14:18 del 31 maggio le unità leggere di ambo le flotte presero contatto, un’ora dopo toccò alle due squadre di incrociatori da battaglia avvistarsi. A quel punto gli incrociatori da battaglia tedeschi invertirono la direzione virando di 180° per attirare gli inglesi verso la flotta di Scheer.
Venti minuti dopo le unità tedesche, inseguite in linea parallela da quelle inglesi, aprirono il fuoco dalla distanza di 14 km. Quando toccò ai britannici rispondere al fuoco tedesco, grossolani errori di valutazione, uniti alla scarsa qualità dei telemetri di tiro e dei sistemi di comunicazione inglesi, fecero si che gli incrociatori da battaglia inglesi al comando di Beatty mancassero di diverse miglia le navi tedesche. Dieci minuti dopo il fuoco tedesco centrò l’incrociatore da battaglia britannico Hms Tiger dimezzandone in pochi minuti la capacità offensiva. 15 minuti dopo il fuoco dell’incrociatore da battaglia tedesco Von der Tann colpì l’omologo britannico Indefatigable causandone l’esplosione istantanea, scompaginando la formazione degli incrociatori da battaglia britannici. Approfittando del caos tra gli inglesi, le navi tedesche concentrarono il tiro sul Queen Mary. 8 colpi centrarono simultaneamente l’incrociatore da battaglia inglese. Anche in questo caso l’esplosione catastrofica distrusse all’istante la nave inglese. I combattimenti erano iniziati da meno di un ora e i britannici avevano già perso il vantaggio strategico dato dalla propria intelligence e dalla superiorità numerica. Alle 17:30 del 31 maggio, con ben due incrociatori da battaglia distrutti e due danneggiati seriamente, senza essere riusciti ad arrecare danni significativi alla squadra di incrociatori da battaglia tedeschi, le sorti dello scontro stavano volgendo pericolosamente a sfavore dell’ammiraglio David Beatty e dei suoi uomini. Fu a questo punto che, come nella miglior tradizione dei romanzi d’avventura, comparvero all’orizzonte le corazzate inglesi classe Queen Elizabeth della V° Squadra da Battaglia. Si trattava delle 4 più moderne navi inglesi, nonché, all’epoca, le uniche al mondo armate con cannoni da 381mm. Questo pezzo d’artiglieria, nel 1916 il più potente mai installato su una corazzata, era accreditato di poter sparare proiettili virtualmente inarrestabili dalle corazze avversarie. Alle 17:30 le corazzate inglesi aprirono dunque il fuoco sugli incrociatori da battaglia tedeschi salvando momentaneamente i propri. A questo punto della battaglia gli inglesi erano ancora convinti che la formazione tedesca fosse composta dai soli 5 incrociatori da battaglia. Ignorando la presenza del grosso della flotta tedesca che stava per sopraggiungere, e nel tentativo di salvare i propri compagni, le 4 corazzate inglesi dapprima caricarono, e poi si misero all’inseguimento degli incrociatori da battaglia tedeschi. Dal canto loro i tedeschi proseguirono nel proprio intento di attirare la formazione inglese a portata del tiro delle proprie corazzate ignorando a loro volta che le 4 Queen Elizabeth altro non fossero che l’avanguardia delle altre 24 corazzate britanniche. Nei minuti che seguirono gli inglesi rimasero sbalorditi nel constatare che i loro proiettili da 381mm non provocavano danni devastanti alle unità tedesche, mentre al contrario il fuoco dei cannoni di calibro inferiore dei tedeschi restavano devastanti per le unità inglesi. Poco dopo sopraggiunse l’intera flotta tedesca che aprì istantaneamente il fuoco sugli inglesi. Questi ultimi, in inferiorità numerica, e con ben 2 incrociatori da battaglia su 7 gravemente danneggiati dovettero battere in ritirata. Il successo tedesco durò solo pochi minuti; il tempo necessario perché anche il grosso della flotta inglese raggiungesse il campo di battaglia. A quel punto davanti agli occhi dell’ammiraglio tedesco Reinhard Scheer si materializzò il peggior scenario possibile: l’intera flotta britannica al gran completo era di fronte a lui in procinto di congiungersi e disporsi ad arco lungo tutto l’orizzonte. In quello stesso momento infatti Beatty fece ricongiungere i suoi incrociatori da battaglia con il resto della flotta inglese al comando di Jellicoe. Dal canto suo Scheer doveva scegliere se fuggire, sacrificando però le 6 corazzate obsolete che avrebbero dovuto costituire parte della trappola predisposta in origine. Oppure tentare la fuga coprendo la ritirata delle 6 unità obsolete con il fuoco delle unità più moderne e rischiare la distruzione dell’intera flotta. A complicare la questione c’era anche il fatto che i 5 incrociatori da battaglia di Hipper avrebbero necessitato di tempo per riorganizzarsi e inserirsi nel grosso della flotta tedesca. Scheer decise che nessuna delle due opzioni fosse accettabile. Scrutando l’orizzonte ordinò una repentina virata a dritta in modo da frapporre le 16 corazzate più moderne della flotta tedesca tra gli inglesi e le proprie 6 lente corazzate obsolete che nel frattempo iniziarono la ritirata. Tale manovra dette anche il tempo necessario agli incrociatori di Hipper per riorganizzarsi per poter prendere parte al sanguinoso scontro che andava profilandosi.
La flotta inglese al comando di Jellicoe, ormai disposta ad arco lungo tutto l’orizzonte interpretò la manovra tedesca come la volontà di battere in ritirata attraverso lo stretto dello Skagerrak tra la Norvegia e la Danimarca. Facendo rotta verso est, alle 18:20, l’intero arco della flotta inglese aveva bloccato lo stretto. Grande fu la sorpresa nel constatare che la flotta tedesca effettuò un ulteriore virata a dritta puntando ad ovest. Gli inglesi, non comprendendo le intenzioni tedesche, ed impossibilitati a ricevere i messaggio della propria intelligence che stava intercettando le comunicazioni tedesche, furono colti di sorpresa dalla nuova repentina virata del comandante tedesco che puntò l’intera flotta contro l’arco britannico che nel frattempo aveva momentaneamente perso la propria compattezza. La strategia di Scheer era quella di attaccare gli inglesi con numerosi sortite da applicare con le variazioni tattiche del caso onde, intaccarne la compattezza della formazione ad arco. In questa fase, in pochi attimi i tedeschi riuscirono a cogliere di sorpresa i britannici affondando gli incrociatori corazzati Defence e Warrior. Pochi minuti dopo, alle 18:30, la furiosa reazione di Jellicoe portò i 300 cannoni delle navi inglesi ad aprire il fuoco sulla flotta tedesca. Questi ultimi virando nuovamente verso ovest allontanarono le proprie navi principali ostacolando l’inseguimento inglese con le unità più piccole che avanzarono a tutta velocità tra il fumo e le fiamme delle navi colpite. Di fatto le grandi navi britanniche vennero messe in seria difficoltà dalle veloci e maneggevoli torpediniere tedesche, ma proprio quanto stavano per sopraffare queste ultime grazie alla superiorità numerica, l’ammiraglio tedesco dette l’ordine che avrebbe segnato le sorti dello scontro. Gli inglesi intendevano infatti disporre la propria formazione ad arco in modo tale che le proprie unità si presentassero con il fianco dinnanzi alla prua di quelle tedesche. Con questa manovra, detta “taglio della T”, Jellicoe intendeva sfruttare contemporaneamente il fuoco di tutti i cannoni delle proprie navi costringendo i tedeschi in una posizione dalla quale potessero utilizzare solo quelli frontali. Alle 18:30 Scheer ordinò una virata simultanea di 180° all’intera flotta tedesca. Tale manovra fece si che le navi invertissero il proprio ordine di battaglia. Perciò le navi di testa che avevano subito l’impeto principale dell’attacco inglese si ritrovarono in coda, mentre quelle che erano in coda, e quindi in condizioni molto migliori, si ritrovarono in testa. L’azzardata manovra, teorizzata molti studiosi di guerre navali, ma mai messa in pratica prima di allora, sbalordì gli inglesi. Sfruttando l’attimo di indecisione ed incredulità che pervase la flotta di sua maestà britannica, alle 19:13 Scheer dette l’ordine -“Incrociatori da Battaglia contro il nemico. Senza riserve”. L’attacco dei cinque incrociatori da battaglia, passato alla storia come “la cavalcata della morte”, colse del tutto impreparati gli equipaggi inglesi e portò alla distruzione di numerose unità britanniche e alla distruzione dell’incrociatore da battaglia Hms Invincible, che saltò in aria dopo essere stato bersagliato dal tiro concentrato degli attaccanti. 7 minuti dopo tornarono all’attacco le unità tedesche più leggere che, lanciando i siluri, costrinsero la flotta inglese a manovrare per evitarli sparpagliandola ulteriormente. Approfittando dello scompiglio nella flotta inglese, i tedeschi interruppero “la cavalcata della morte” pochi minuti dopo iniziando la ritirata dopo che uno degli incrociatori da battaglia, il Lutzow, era stato colpito e costretto ad uscire dalla linea di battaglia. La rotta seguita per la ritirata stava però allontanando i tedeschi dai loro porti. Per ovviare a questo problema, Scheer seguì una rischiosa rotta che, compiendo un largo giro in direzione nord-est l’avrebbe portata a girare letteralmente attorno alle navi inglesi e, approfittando dell’oscurità passare alle spalle della coda dell’arco inglese. In questa delicata fase della battaglia il comandante inglese, Ammiraglio Jellicoe, ancora una volta non venne tempestivamente informato dall’intelligence britannica che stava decrittando in tempo reale le comunicazioni tedesche. Quando pertanto la flotta tedesca passò vicino alla retroguardia inglese alle 01:00 del 1 giugno, e le unità inglesi aprirono il fuoco, Jellicoe non invertì la rotta per intercettarla. A complicare le cose il fatto che ancora una volta le telecomunicazioni britanniche si dimostrarono inefficienti e non ancora sufficientemente sviluppate in ottica strategica. Tali mancanze permisero ai tedeschi di distruggere ulteriori 5 cacciatorpediniere britannici e l’incrociatore corazzato Black Prince prima di proseguire la ritirata indisturbati.
Poche altre battaglie nella storia hanno segnato una netta contrapposizione tra tattica e strategia e ancor meno sono state le battaglie nelle quali il trionfo tattico non è poi coinciso con quello strategico. La battaglia dello Jutland di cento anni fa rappresentò un’indiscutibile vittoria tattica per i tedeschi, ma la vittoria strategica fu conseguita dagli inglesi. Se si considerano i numeri della battaglia, lo scontro costò agli inglesi la perdita di ben tre incrociatori da battaglia sui nove schierati. Tre incrociatori corazzati su otto e 8 cacciatorpediniere, oltre al danneggiamento di buona parte delle altre unità e a gravi danni sulla Hms Tiger, per un totale di 115.000 tonnellate di navi finite sul fondo del mare. Per parte tedesca le perdite ammontarono ad un solo incrociatore da battaglia perso (il Lutzow che non riuscì a raggiungere la base a causa dei gravi riportati in battaglia), 1 vecchia corazzata (la Pommern sorpresa da una formazione di cacciatorpediniere inglesi a battaglia finita mentre in rotta di rientro), 4 incrociatori leggeri e 5 cacciatorpediniere, per un totale di 61.000 tonnellate di naviglio andato perduto. In termini di vite umane lo scontro costò 2.550 morti e 507 feriti tra i tedeschi, e circa 6,100 morti e 510 feriti tra gli inglesi ai quali si aggiunsero 177 tra ufficiali e marinai caduti prigionieri. La tattica tedesca risultò pertanto vincente in quanto consentì la vittoria contro un nemico numericamente superiore che, dopo secoli di dominio dei mari, uscì malconcio da uno scontro combattuto praticamente di fronte alle proprie coste contro un potenza navale emergente come la Germania. Altrettanto vincente si rivelò la perfetta integrazione delle telecomunicazioni nelle tattiche di combattimento, così come una certa dose di fantasia ed imprevedibilità dell’ammiraglio Scheer che, combinando elementi tattici della tradizione romantico-ottocentesca con innovative manovre basate sulla rapidità di movimento che colsero impreparati i comandanti inglesi.
Sul piano strategico invece si trattò di una netta vittoria inglese. I britannici, nonostante le considerevoli perdite patite nello scontro, non videro intaccata la propria superiorità numerica, ne tanto meno l’efficienza della propria flotta. Il vantaggio di poter decrittare le comunicazioni tedesche, senza che questi ultimi potessero fare altrettanto con quelle inglesi, costituì l’elemento strategico che consentì di ridurre il vantaggio dell’iniziativa da parte tedesca. Il morale di questi ultimi, già intaccato dalla distruzione di diverse unità nei primi due anni del conflitto, andò progressivamente deteriorandosi fino al celebre ammutinamento di Kiel del 1918. A quel punto infatti gli equipaggi tedeschi avevano ormai un morale talmente deteriorato, da rifiutare ulteriori sortite in mare per attirare la flotta inglese in trappola. Tale situazione era stata alimentata dall’atteggiamento fin troppo prudenziale del Kaiser Guglielmo II e del suo governo che ordinarono di accettare il confronto con le forze inglesi solo in condizione di assoluta superiorità, mentre gli inglesi evitarono sempre di accettare lo scontro con le unità tedesche onde non rischiare di perdere il vantaggio tattico colto nello Jutland. Dopo la battaglia dello Jutland inoltre i tedeschi decisero di evitare ulteriori sortite con la flotta al gran completo. La mancanza dello slancio necessario per sfruttare il vantaggio dell’iniziativa, che comunque restò in mano tedesca fino all’ultimo, si rivelerà dunque fondamentale per la sconfitta finale della flotta tedesca e della Germania. Per contro, la vittoria strategica conseguita dagli inglesi consentì alla Royal Navy di colpire i commerci strategici via mare della Germania, che ricevettero il colpo di grazia con l’entrata in guerra degli Usa nel 1917. Tali eventi si riflessero inevitabilmente sull’economia tedesca portando al tracollo finanziario del paese e alla caduta del governo nel novembre 1918, e quindi alla sottoscrizione dell’armistizio che pose fine al primo conflitto mondiale. Nel 1918 la flotta tedesca divenne il simbolo del concetto di vittoria strategica. Essa non venne mai sconfitta o distrutta sul campo di battaglia, ma venne semplicemente ridotta all’impotenza dalle moderne strategie belliche globali.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia
Jutland 100 anni dopo: Quando la strategia sconfisse la tattica (prima parte)
Mappa delle operazioni
Gli incrociatori da battaglia tedeschi Derfflinger Moltke e Seydlitz
3 L'incrociatore da battaglia britannico Invincible poco prima della battaglia dello Jutland
4 Bordata del Derfflinger contro le unità inglesi
5 Laffondamento dellincrociatore da battaglia inglese Indefatigable
6 L'invicible spezzato in due dopo lesplosione che lo distrusse