(ASI) La Cina ha deciso di rinunciare alla politica del figlio unico. Le storture demografiche che finora aveva creato sono numerose, come ad esempio un generale invecchiamento della popolazione o l’aumentare spropositato del numero di uomini rispetto alle donne.
Dopo 35 anni, Pechino dirà addio ai vincoli della legge entro l’anno, secondo una fonte governativa, nonostante non ci sia ancora una data precisa.
La politica del figlio unico venne introdotta nel 1979, pochi anni dalla morte di Mao Tse-tung, da Deng Xiao Ping e fu attuata vietando alle coppie delle aree urbane di avere più di un bambino. Nelle campagne invece è permesso averne due, nel caso in cui il primo fosse una femmina. Tutte le violazioni sono state solitamente punite con multe salate, stabilite spesso in modo arbitrario da funzionari locali.
La Cina volta pagina, lasciandosi alle spalle il discusso controllo delle nascite, milioni di aborti forzati e una bomba demografica pronta ad esplodere. Dopo gli allentamenti alle norme di controllo demografico introdotti nel 2013, questa sembra una accelerazione liberale verso il cambio di politica demografica, forse dovuta ai deludenti dati sulle nascite. Secondo le stime delle Nazioni Unite, la Cina avrà quasi 440 milioni di persone che superano i 60 anni entro il 2050, con conseguente carenza di forza lavoro ed elevati costi per le cure mediche di un popolo che invecchia. Nel 2014 la popolazione in età lavorativa, cioè compresa tra i 15 e 59 anni, è scesa di 3,71 milioni, un tendenza destinata a ripetersi quest’anno, se i limiti demografici non vengono abbattuti.
«La questione centrale non se avere uno o due figli. Si tratta di libertà riproduttiva. Si tratta di diritti umani fondamentali» ha dichiarato Liang Zhongtang, demografo presso l'accademia di Scienze sociali di Shanghai, aggiungendo inoltre che la politica del figlio unico avrebbe dovuto essere abolita da tempo.
Uno dopo l’altro, i nodi della Cina di oggi vengono al pettine. Gli errori del passato possono diventare le opportunità del futuro. E per molti bambini cinesi, questa opportunità può tradursi in vita.
Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia