(ASI) Città del Vaticano – Il Vangelo della moltiplicazione dei pani, narrato dall’evangelista Giovanni, è il terreno su cui si cimenta il Santo Padre in occasione dell’Angelus di oggi. Il primo elemento che viene portato all’attenzione dei fedeli è la doppia veste di Gesù, guaritore dei mali del corpo e dello spirito, ma anche maestro, che vuole insegnare e verificare i progressi dei suoi discepoli.
Il Papa sceglie un’angolazione particolare per spiegare l’operato di Gesù, che decide di “mettere alla prova” chi lo segue. L’episodio evangelico, noto a tutti i cristiani e non, è quello della folla affamata, che ha seguito il Maestro con interesse e passione, desiderosa di ascoltare parole di vita e, perché no, di essere guarita dalle malattie o dai problemi personali. La giornata è finita ed è ora di mangiare, ma il cibo scarseggia. Il Vescovo di Roma sottolinea la problematica che attanaglia la folla. Come fare a sfamarli? Gesù provoca una risposta. Filippo calcola velocemente e si accorge che anche raccogliendo tutto il denaro possibile questo non basterebbe ad acquistare il pane necessario.
Nell’entrare nel racconto, il Papa pennella la figura di Andrea che intuisce che qualcosa può avvenire e presenta un ragazzo con pochi pani, ma disposto a darli tutti per gli altri. Proprio quello che aspettava Gesù. Sostituire alla ragionevole logica del mercato, la sorprendente logica del dare senza avere. La capacità del gesto. La sicurezza di chi si mette a disposizione di un progetto più grande di lui, nella consapevolezza che esiste un’incoscienza benedetta, diversa dall’incoscienza di chi improvvisa senza rendersi conto delle difficoltà. Secondo il Pontefice, questi gesti anticipano quelli dell’ultima cena, dove il pane diventa il corpo di Cristo, a disposizione di chi voglia la vita eterna e sia disposto a fare altrettanto per salvare gli altri.
“Fare la Comunione” significa anche attingere da Cristo la grazia che ci rende capaci di condividere con gli altri ciò che siamo e ciò che abbiamo”.
Il Papa non perde l’occasione per far vedere come la folla sia colpita dal prodigio del pane che non finisce, che basta per tutti e che, anzi avanza, non debba distrarre dal dono che è anche e soprattutto pienezza di vita per l’uomo affamato.
Ognuno di noi sperimenta nella propria esistenza, prima o poi, che non siamo mai sazi dei beni materiali proprio perché necessitiamo di essere sfamati anche nel nostro cuore. Abbiamo fame di senso, fame di Dio, ci ricorda Bergoglio. E di fronte alla fame di vita possiamo avere due atteggiamenti. Il lamento di tutto, privo di utilità, ci dice il Papa, o l’offerta di quel poco che abbiamo, come il ragazzo del Vangelo, rimasto anonimo, quasi a significare che ognuno di noi può prendere quel posto, che offre tutto quello che ha in quel momento, non prima, non dopo, come tante nostre promesse che rimangono nel vuoto. “Chi di noi non ha cinque pani e due pesci” ammonisce il Santo Padre teneramente. “Tutti ne abbiamo”. E ci assicura che, messi nelle mani del Signore basteranno a garantire più amore, più giustizia e gioia nel mondo.
Il Signore ci chiede di condividere a Lui di moltiplicare.
Dopo l’Angelus il Papa ha annunciato l’apertura delle iscrizioni alla Giornata Mondiale della Gioventù, iscrivendosi lui per primo attraverso il portale dedicato alla Giornata, accompagnato da due ragazzi.
Il Pontefice ha ricordato i sacerdoti rapiti in Siria ed ha rivolto un accorato appello ai rapitori per la loro liberazione.
Ilaria Delicati – Agenzia Stampa Italia