(ASI) La visita del presidente russo Vladimir Putin all'Expo di Milano dopo il vertice del G7 in Germania ha avuto una grande risonanza tra i media italiani.
Nonostante le critiche espresse da alcuni analisti e dalla comunità immigrata ucraina residente in Italia, la presenza di Putin è stranamente riuscita ad accomunare il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il leader dell'opposizione Silvio Berlusconi, che similmente ritengono le relazioni con la Russia un punto fondamentale della politica estera italiana. Putin ha tenuto un discorso all'interno del Padiglione Russo, rimarcando l'importanza dell'Italia come secondo partner commerciale della Russia in Europa e quarto nel mondo.
Stando alle parole di Putin, le aziende italiane stanno perdendo circa 1,12 miliardi di dollari a causa delle sanzioni contro la Russia. Secondo la sua opinione, la Russia ha facile possibilità di trovare altri partner fuori dall'Occidente, ma sarebbe davvero un peccato se le relazioni bilaterali dovessero essere irrimediabilmente compromesse.
In realtà, Putin sa che l'economia italiana mantiene ancora dei punti di forza nonostante la crisi che il Paese sta patendo dal 2009. Il solido sistema industriale costruito tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta sulla base del tradizionale modello misto italiano, noto anche come "modello IRI", è la principale ragione per cui l'economia italiana è stata fin'ora capace di evitare uno scenario greco. Settori importanti come il design, la moda, l'agro-alimentare, la chimica e la siderurgia hanno dimostrato un'eccezionale capacità di affrontare la difficile situazione e i conseguenti tentativi di attacco speculativo.
Tuttavia, le decisione dell'Unione Europea contro la Russia stanno seriamente mettendo in ginocchio l'Italia. Nel 2014 l'interscambio tra i due Paesi è diminuito del 10%, passando da 60,6 a 54,5 miliardi di dollari. Nel primo trimestre del 2015 è diminuito addirittura del 25%.
Sebbene Mosca, per l'export, abbia varie alternative tra le economie emergenti, le scelte dell'Italia sono molto più limitate. La "Primavera Araba" ha notevolmente indebolito i suoi principali partner mediterranei, ossia la Libia, l'Algeria, la Tunisia e l'Egitto. Allo stesso tempo, la Commissione Europea ha ridotto i fondi destinati alla Politica Agricola Comune, mettendo in difficoltà l'agro-alimentare, il settore italiano maggiormente colpito in questa fase.
L'Italia è anche il secondo importatore di gas naturale dalla Russia in Europa Occidentale. Un anno prima dell'inizio della crisi ucraina, il gaso russo copriva circa il 40% del consumo interno italiano. L'alternativa del Gasdotto Trans-Adriatico (TAP), che dovrebbe portare il gas azero in Italia, potrà sopperire soltanto per l'11,4% sul consumo totale.
Il settore energetico non è direttamente e pesantemente danneggiato o per lo meno, al momento, è meno coinvolto di altri comparti. Tuttavia, anche in questo caso la Russia può rafforzare la sua diversificazione grazie al progetto "Power of Siberia", un piano di trasferimento in via di costruzione, che porterà il gas russo verso la regione Asia-Pacifico attraverso l'intera linea di trasmissione Yakuzia-Chabarovsk-Vladivostok.
Al contrario, la costante pressione statunitense per fermare il progetto del gasdotto South Stream, la crisi ucraina, la destabilizzazione della Libia e il rischio terrorismo in Algeria mettono a repentaglio la sicurezza energetica italiana ogni giorno.
Come membro a pieno titolo dell'Unione Europea e della NATO, l'Italia ha uno spazio molto limitato per esercitare la sua sovranità su queste importantissime dispute internazionali. Nel suo piccolo margine di autonomia, Renzi prova così a mostrarsi prudente.
Citando una recente intervista esclusiva del Corriere della Sera a Putin, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha affermato che Roma non ha ragione di non credere alle intenzioni del presidente russo sulla crisi ucraina.
E' possibile sostenere il tradizionale orientamento atlantico dell'Italia anche qualora questo andasse contro l'interesse nazionale? Questa è la principale domanda che il Paese si pone e la ragione per cui i due principali partiti di destra d'opposizione, guidati rispettivamente da Berlusconi e Matteo Salvini, hanno spesso criticato il Partito Democratico al potere per essere stato succube della linea dura del duo Obama-Merkel sulla crisi ucraina.
Anche l'Unione Europea è divisa al suo interno. Gran Bretagna, Germania, Francia, Polonia e Paesi baltici ancora affermano l'utilità delle sanzioni. Altri Paesi come la Grecia, l'Austria, l'Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia chiedono di mettere fine alle ostilità verso la Russia.
L'Italia potrebbe diventare il Paese guida di un nuovo fronte europeo composto da questi Stati? E la sua classe dirigente è pronta a capire ed affrontare il crescente multipolarismo? Sarà il tempo a dirlo.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia
*Il testo seguente è la traduzione dall'inglese dell'articolo Italy paying cost for EU actions on Moscow, originariamente pubblicato nell'edizione del 17/6/2015 del quotidiano cinese in lingua inglese "Global Times".