(ASI) "Il riconoscimento della dignità della Memoria ad uomini e donne 'scomparsi dalla storia' è il compito di uomini liberi, è la strada da percorrere per una riconciliazione nazionale, nella verità, ad oltre 60 anni dalle tragedie che insanguinarono la nostra Patria.
Ci sono stati nella Guerra Civile Italiana, 1943-1947, vincitori e vinti. Ma chi sono i vinti e chi sono i vincitori, al di là della 'Storia' scritta in questo sessantennio? I vincitori non saranno mai vincitori se non riconosceranno ai vinti il diritto alla Memoria, al ricordo, alla pietas e ad una sepoltura cristiana...". Queste significanti parole, profonde, sono dell'indimenticabile Prof. Marco Pirina, in un convegno di Correggio (Re) nel 2006. Una figura esemplare quella di Pirina come Uomo prima di tutto e poi come ricercatore e fondatore Centro Studi e Ricerche Storiche "Silentes Loquimur" che da anni si batte per portare verità sul genocidio, la mattanza etnica delle foibe perpetrata dai partigiani comunisti italiani e slavi di Tito.
"Giustizia per la Venezia Giulia", il grido dei combattenti della guerra nel 1915, soldati che nelle trincee combattevano fino allo stremo per il riconoscimento di quelle terre.
Il 31 gennaio presso la bella località di Gonzaga, a sud di Mantova, si è organizzato un bellissimo convegno dal titolo "Testimonianze e racconti dell'esodo Dalmata ed Istriano e il dramma delle foibe". Convegno riuscitissimo, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico, significativa la presenza di tanti giovani molto sensibili a queste tematiche. Il convegno è stato organizzato dall'Associazione culturale di Mantova "Pensiero e Tradizione" presieduta dalla Professoressa Barbara Spadini, dall'Associazione culturale Mantova Extrema Ratio e, dal Centro Studi e Ricerche Storiche "Silentes Loquimur". Relatori del convegno la Professoressa Barbara Spadini, il Dottor Bruno Vajente del Centro Studi e il signor Giovanni Badalucco esule fiumano da anni residente a Mantova.
Il convegno si è aperto con la presentazione del giovane Ivan Sogari di Extrema Ratio che ha ringraziato tutti i convenuti e coloro che hanno permesso la riuscita dell'evento. Subito dopo si è passati alla visione di un filmato d'epoca che ricordava il dramma delle foibe, dei popoli istriani e dalmati ammazzati dalla mano sanguinaria dei boia di Tito. Ricordiamo che tutte quelle popolazioni hanno pagato la loro colpa più grande; e cioè quella di essere italiani. Nostri fratelli cacciati via dalle loro legittime terre. Un vero e proprio genocidio. Una pulizia etnica a tutto spiano. Cosa è stato altrimenti? Il termine foibe fa ancora paura, mette ancora i brividi ad una certa intellighenzia politica. Che non vuole che determinati morti, che una parte di storia di questo Paese riemerga appunto dalle cavità carsiche. Fosse comuni dove hanno trovato la morte migliaia e migliaia di persone. Un martirio. Dal filmato si evinceva come questi fratelli venivano legati con filo di ferro e fucilati alla sommità della cavità, e subito dietro il primo morto, il secondo e gli altri a seguire con mani legate che morivano letteralmente vivi. Molti morivano sul colpo, mentre altri morivano dopo qualche giorni tra atroci dolori. Tanti altri venivano mutilati. A molti venivano tolti gli occhi. Altri gettati vivi in mare. L'episodio più emblematico di quel cupo periodo sicuramente quello della "Martire" Norma Cossetto, torturata, seviziata, uccisa dai suoi aguzzini dopo un calvario durato ore dove le hanno conficcato un chiodo nella gola ed un bastone nella vagina.
Dopo il filmato ha preso la parola l'esule fiumano Giovanni Badalucco, il quale ha letto ai presenti, con molta emozione, il suo dramma vissuto da bambino. Badalucco ha ricordato lo smantellamento dei vari campi profughi. Ogni anno ritorna a Fiume da "straniero" come ha ricordato. Subito dopo Barbara Spadini leggeva una straziante poesia consegnata dallo stesso Badalucco che ricordava quel dramma. Il Dottor Bruno Vajente, il quale ha ricordato il contributo del Prof. Marco Pirina, deceduto qualche anno fa. Un lavoro che portano avanti nelle varie località italiane per ricordare il genocidio delle foibe e che simili fatti non accadano più. "Un capitolo buio della nostra storia, scritto dai vincitori con i vinti messi all'angolo", le parole di Vajente all'inizio dell'intervento, "Le foibe non si sono fermate nel 1943, ma hanno avuto la loro massima esplosione nel 1945, dove ci sono stati migliaia di dispersi. Una considerazione vergognosa – sempre Vajente – quella di ricordare il giorno delle foibe da parte dello Stato italiano, in forma sobria, senza sperpero di denaro ingente. Ma che sia solo giorno di ricordo e nulla più". Bruno Vajente ha ricordato come il Prof. Marco Pirina, nelle sue lunghe ricerche durate una vita, lo sdegno nello scoprire che molti boia infoibatori hanno percepito dallo Stato italiano la pensione. Con la complicità di tutto il carrozzone che ne ha fatto della omertà la sua arma migliore.
Subito dopo prendeva la parola Barbara Spadini, che ha fatto un discorso a 'braccetto', sia sul ricordo delle foibe e sia sulla rappresaglia del 20 dicembre 1944 evitata proprio nel paese di Gonzaga. Un fatto storico che molti non conoscevano e che i signori delle istituzioni hanno cercato sempre di tenere nel cassetto.
Foibe: un disegno preciso di sradicare l'italianità nelle terre di Fiume, Istria, Dalmazia a danno di nostri fratelli italiani. La loro unica colpa.
Davide Caluppi -Agenzia Stampa Italia