(ASI) Il neo eletto presidente della Commissione Europea, Juncker, ha già i primi problemi. Accusato d’aver trasformato il Lussemburgo in paradiso fiscale durante il suo mandato da premier, si è difeso rigettando le accuse e promettendo una armonizzazione fiscale.
Una armonizzazione che finora è stata impossibile, dato che i 28 Stati membri hanno legislazioni e sistemi di tassazione molto diversi tra loro. Nessun conflitto d'interessi. Ha sostenuto Juncker parlando dell'affare LuxLeaks, che lo vede al centro delle polemiche. La sua credibilità è a rischio, mentre sembra che il Lussemburgo sia diventato un paradiso fiscale per almeno 340 multinazionali grazie ad accordi fiscali sul segreto bancario e abbassamento dell’aliquota effettiva per le aziende.
Per quanto riguarda il Lussemburgo, è in corso un’inchiesta europea al fine di accertare se i rapporti con tre aziende in particolare, Starbucks, Apple e Fiat, si sono svolti all'insegna dell'ottimizzazione fiscale oppure dell’elusione o evasione fiscale. Il parere preliminare del 14 novembre ha riscontrato delle illegalità nel trattamento di tali aziende. Secondo un rapporto di Eurodad, sono gli stessi Paesi dell’UE a preferire l’opportunità economica a scapito della trasparenza fiscale, facendo in modo che le proprie norme attirino imprese multinazionali. Secondo il rapporto le pratiche che favoriscono l’evasione fiscale sono ampiamente utilizzate in ogni Stato dell’Unione.
Le prove siano schiaccianti. I documenti che proverebbero le violazioni fiscali tra 2002 e 2010 sarebbero almeno 28mila. Dai documenti sembra che queste grandi aziende globali abbiano usato complesse reti di prestiti interni e pagamenti di interessi al fine di ridurre le imposte delle società ad esse collegate. Tra le società italiane coinvolte troviamo Finmeccanica, Unicredit, Intesa San Paolo, Ubi Banca, Banca Sella, Banca popolare dell'Emilia Romagna, Banca delle Marche e il gruppo immobiliare Hines.
Tra tassi bassi e società anonime, il sistema finanziario europeo sembra ormai distorto e difficile da recuperare. E Juncker potrebbe non essere l’uomo giusto per risolvere i problemi fiscali dell’Unione Europea.
Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia