(ASI) Valdagno (Vicenza) - Quanto si può scommettere che tutto ciò che riguarda Mussolini, e ciò che architettonicamente è rimasto del suo operato, faccia ancora paura in Italia?
E quanto è facile indovinare che se qualcosa ancora dovesse esistere, essa va modificata, alterata, e magari resa irriconoscibile, o meglio, innocua per il politicamente corretto che ci impone la società odierna? Celeberrimo è stato pochi mesi fa, "l'anello" da applicare al Monumento della Vittoria di Bolzano. Conto i crimini del totalitarismo, l'anello scuro ci fa "rimembrare" quanto sia stato "nefasto" il Ventennio. Poco importa sei il monumento ne esce sfregiato, angariato, sconvolto. Pochi mesi dopo, indagava la magistratura.
Apprendo, che l'artista creativo di Valdagno, Giovanni Morbin, esporrà, tramite la sua galleria - centro d'arte Artericambi, ad Artissima, fiera d'arte torinese che si svolge dal 07 al 09 novembre, nella sede dell'Oval. Alla rassegna, la galleria di Morbin ha il piacere di essere tra le 194 selezionate alla pregevole kermesse. L'artista Morbin, per chi non lo sapesse, è il protagonista dell'alterazione della Casa del Fascio di Valdagno, una delle più grandi costruite in Italia.
Sulla facciata dell'edificio è presente una classica grande lettera "M", indicante l'iniziale del cognome del Duce, ove sopra poggia un'elegante aquila stile littorio. Il Morbin, come "creazione artistica", ha pensato di aggiungere la lettera "e" al monogramma "M", ottenendo così la parola "Me". Cancellando così la memoria del dittatore, si ottiene un'immagine "soggettiva". Me, può voler dire io, un'altra persona, chiunque. Ogni individuo, può riconoscersi in quella semplice definizione di "Me".
Eppure, dava così tanto fastidio, a 70 anni dalla caduta del Fascismo, quella Monumentale "M" che indicava quella persona, quel periodo storico e quelle circostanze? Impossibile ricordare senza cancellare, modificare, alterare qualcosa in Italia? Nulla di personale nei confronti dell'artista. Ci si può solo interrogare quanto ancora oggi, si abbia paura di qualcosa che non c'è più. E che meriterebbe solo una riflessione storica, non certo un abbattimento di un fantasma.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia