(ASI) Esclusiva, Storace: “Mi adopererò per una macchina legislativa più equa: basta leggi “interpretabili” che si sovrappongono e si contraddicono.

” Si è riunito ieri in seduta il Tribunale “Dreyfus” delle garanzie e dei diritti umani, per discutere il caso dell’On. Francesco Storace, segretario de “La Destra”. Sul banco degli imputati: l’articolo 278 “Vilipendio al capo dello stato”. La corte, formata da noti giuristi e presieduta dal prof. Federico Tedeschini, ha aperto i lavori della prima seduta dichiarando – “Siamo qui per tutelare i cittadini dal delirio giustizialista che impera in Italia”. A rappresentare la pubblica accusa, l’avvocato Walter Biscotti. I “testimoni” chiamati a deporre hanno rappresentato una compagine quanto mai eterogenea, con la presenza di personalità trasversali a tutte le formazione politiche. Come primo testimone è stato chiamato il vicepresidente della camera, On. Roberto Giachetti (PD), che ha esordito – “Questo è un paese dove i diritti non sono uguali per tutti”. Giachetti si è poi lanciato all’attacco del codice legislativo italiano parlando di “disomogeneità” dei codici che porta a notevoli lacune che ne dunque permettono la libera interpretazione a seconda delle circostanze. Questo principio di “non - oggettività” è ancor più grave, ha puntualizzato Giachetti, se si pensa ai molti reati non quantificabili. In questo senso ha citato numerose dichiarazioni fatte negli ultimi anni da noti esponenti politici quali Grillo, Bossi, Salvini e tanti altri, per le quali non si è proceduto all’applicazione dell’articolo 278. Ha poi messo a confronto tali dichiarazioni con quella che è valsa a Storace l’imputazione in base allo stesso articolo 278. In base a questo confronto, secondo Giachetti, emerge la tragica e colpevole lacunosità del codice penale italiano in quanto la morale che si evince potrebbe essere intesa come “Tu parla, poi decideremo se quello che hai detto è villipendio”. “Abbiamo tutti il diritto di tacere” – ha concluso Giachetti.

Poi è stato il turno dell’ On. Massimiliano Smeriglio (Sel), vicepresidente della Regione Lazio che ha esordito con un saluto a Storace definendolo “un avversario corretto e tenace”. Ha poi descritto l’articolo 278 come una reminescenza ed evoluzione di codici penali del passato che hanno segnato i momenti più bui della storia umana, dal medioevo ai totalitarismi del XX sec. “L’articolo 278 è inaccettabile in una democrazia matura come dovrebbe essere la nostra”- ha tuonato Smeriglio, che ha poi aggiunto – “Il “Villipendio” è in contrasto con l’articolo 21, ispirato all’articolo 19 della Carta dei Diritti dell’Uomo, che stabilisce la libertà di pensiero e di parola, e vieta ogni forma di limitazione delle stesse”. Smeriglio si è poi rivolto alla corte e a tutti i presenti dichiarando –“I reati d’opinione sanno di regime. Ognuno di noi può compiere per la tutela delle libertà fondamentali. In questo caso il gesto da compiere è non lasciar solo Francesco Storace”.

Infine la testimonianza più attesa; a salire sul banco dei testimoni  è stato chiamato lo stesso Storace che ha esordito –“Questo è un tipico caso di reato politico, guarda caso venuto fuori proprio quando avevo presentato un disegno di legge per abrogare i senatori a vita”. L’On. Storace ha ripercorso poi le tappe fondamentali della sua vicenda giudiziaria a partire dal disegno di legge sull’abrogazione dei senatori a vita che gli valse la critica di voler fare una legge “anti – Rita Montalcini”, allora senatrice a vita e uno degli aghi della bilancia dell’allora governo Prodi. In seguito a questa interpretazione “anti - personam” del proponendo disegno di legge, il presidente della repubblica, si espresse parlando del proponente di un simile disegno di legge come di una persona “indegna”. La replica di Storace fù che “indegno” era semmai chi protegge e promuove la casta dei senatori a vita non nominati dai cittadini. Questa affermazione indusse l’allora ministro della giustizia Clemente Mastella, ad aprire un procedimento contro Storace per “Vilipendio al capo dello stato” in base all’articolo 278 del codice. “Incredibile come nell’Italia dei “tempi biblici” della giustizia”- ha commentato Storace –“il ministro Mastella abbia potuto aprire il caso in sole 48 ore. Ancor più incredibile se si pensa che normalmente per aprire il caso sarebbe stata necessaria la denuncia del Quirinale (mai formulata !) come in qualunque altro contenzioso civile e penale”. A fronte di questo procedimento “lampo”, Storace, che al tempo ricopriva la carica di Senatore della Repubblica, ha ricordato come tutti i senatori sostennero la sua innocenza per non aver commesso alcun atto criminale se non esporre in maniera pacata una propria opinione. Nonostante avesse incassato l’appoggio di tutti i suoi colleghi, cercò comunque il chiarimento con il presidente Napolitano. Tale chiarimento portò alla risoluzione del contrasto con il Quirinale. Mentre questo avveniva, il processo veniva riaperto dopo essere stato chiuso per errori procedurali (non era infatti mai stato convocato lo stesso Francesco Storace), nonostante tutte le parti in causa considerassero ormai risolto il problema e l’udienza fissata per il 21 ottobre. “Recentemente Mastella ha parlato della vicenda come di un atto che gli è stato “imposto” di fare”- ha commentato il leader del “La Destra”, che ha proseguito – “Ha poi corretto in “era una atto dovuto”. In entrambi i casi non vuole dire da chi gli fu imposto o a chi era dovuto”.

Ha poi concluso il proprio intervento rivolgendosi a tutti i presenti chiedendo – “Vi sembra normale che in uno stato democratico un ministro possa processare un membro dell’opposizione?”. Ha pertanto dichiarato il proprio sostegno alla proponendo riforma Gasparri per l’abrogazione dell’articolo 278 precisando che se tale riforma non dovesse passare, non intenderà usufruire di scappatoie legali. “Mi presenterò subito in carcere. Non intendo chiedere benefici legali a certa gente”- che ha poi concluso -“Niente leggi per furfanti! Solo abrogazione di una legge chiaramente arbitraria come il Villipendio”. Intervistato in esclusiva, alla domanda sui risvolti futuri di questa vicenda, il leader de “La Destra” ha dichiarato –“Nell’interesse generale, questo sarà un primo passo verso un codice più oggettivo e ed equo per ottenere il quale sarà necessario un alleggerimento dalle troppe leggi ormai superate e spesso in conflitto tra loro”.

Cenusa Alexandru Rares - Agenzia Stampa Italia

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