Opera Balilla e Colonie Marine e Montane per i ragazzi
Nell’ambito dell’organizzazione del Partito Nazionale Fascista (PNF), di cui farà organicamente parte, nasce nei primi anni del Regime Fascista l’Opera Nazionale Balilla (ONB), poi trasformata in Gioventù Italiana del Littorio (GIL), che ha lo scopo di educare fisicamente e moralmente la gioventù italiana dai sei ai ventuno anni. Con questo provvedimento, il Fascismo attuò una rivoluzione significativa sottraendo alla Chiesa, anche al di fuori dalla scuola, l’educazione della gioventù, che divenne di pertinenza dello Stato. Furono abolite associazioni cattoliche come gli Scout, che davano un’impronta confessionale all’educazione della gioventù; quest’ultima da allora diventò laica senza naturalmente che ciò impedisse o scoraggiasse in alcun modo né la catechesi, né la pratica della religione. Semplicemente si volle impedire che la Chiesa Cattolica improntasse in modo confessionale la gioventù e selezionasse “pro domo sua” le future classi dirigenti del Paese.
Si realizzava, insomma, in modo compiuto, l’obiettivo risorgimentale di “libera Chiesa in libero Stato”. L’Opera Nazionale Balilla fu dunque la risposta del Fascismo all’esigenza di crescere ed educare i ragazzi nell’ambito dell’ideologia del regime; ma fu anche lo strumento per inculcare l’italianità, il senso della Patria e dei doveri civici in una nazione come l’Italia, che, avendo raggiunto da poco l’unità, non era ancora omogeneamente legata, pur avendo tradizioni, storia e cultura comuni.
La Gioventù Italiana del Littorio (GIL), svolse un’azione capillare di disciplina ginnico-sportiva, costruendo palestre, piscine ed impianti sportivi, istituendo scuole per istruttori ginnici, organizzando campeggi e colonie, nonché gare provinciali, regionali e nazionali. La GIL realizzò il compito di allontanare i ragazzi dalle strade, di far loro praticare una ginnastica salutare, di educarli al rispetto dello Stato ed all’amore della Patria, di creare una nuova generazione d’Italiani, dalle Alpi alla Sicilia. A questa generazione non sarebbero poi mancate le occasioni, nella guerra e nella Repubblica Sociale Italiana, per mostrare in quale misura avesse assimilato i valori che le erano stati insegnati. Viene organizzato ed esteso a tutto il territorio nazionale un sistema capillare d’istruzione civile e sportiva come mai prima si era visto. La GIL ha come compiti precisi:
- Formazione dei futuri insegnanti di educazione fisica in accademie ed istituti superiori
- Svolgimento di assistenza scolastica tramite appositi “Patronati”
- Istituzione ed assegnazione di borse di studio ai ragazzi bisognosi e meritevoli
- Gestione di biblioteche per i giovani
- Organizzazione dei “Ludi Juveniles”, gare nazionali di cultura, politica, arte e sport
- Costruzione su tutto il territorio di “Case della GIL” con palestre, stadi e piscine per la pratica degli sport
- Organizzazione e gestione delle Colonie climatiche, marine e montane.
Quasi nessuno, tra i figli dei lavoratori che non vi risiedessero abitualmente, aveva mai potuto, in precedenza, passare periodi di vacanze ai monti o al mare, per l’ovvio motivo che a una famiglia di quei tempi, spesso famiglie numerose e monoreddito, una volta soddisfatto l’obiettivo primario della sussistenza, non rimanevano certamente denari per mandare i figli in villeggiatura. La villeggiatura era un privilegio dei benestanti. Non rari, nelle famiglie operaie, erano i casi di rachitismo o di malattie dell’apparato respiratorio, causate da condizioni di vita non certo ideali. Mediante questa istituzione, tutti i figli dei lavoratori che ne facessero richiesta e che si trovassero nelle condizioni di idoneità previste dai regolamenti, potevano usufruire di periodi di vacanza gratuiti ed essere assistiti in apposite strutture costruite a centinaia ai monti ed al mare.
Tali strutture sorgono in tutto il territorio nazionale: da Massa a Bardonecchia, dal Sestriere alla riviera romagnola, dal Trentino a Ostia, dalla Sila alle coste della Sicilia. Anche in questo caso l’istituzione voluta dal Fascismo interviene al fine di equilibrare la fruizione di un bene, ridimensionando un privilegio ed estendendolo alle fasce deboli e stabilendo il principio che i bambini dei lavoratori hanno gli stessi diritti alla gioia ed alla salute di quelli dei ricchi.
Sviluppo delle Centrali Idroelettriche ed Elettrificazione della Rete Ferroviaria
Con notevole lungimiranza, Benito Mussolini volle promuovere le centrali idroelettriche, sia per sfruttare a pieno una risorsa che la natura morfologica italiana poneva gratuitamente a disposizione con i molti fiumi che scendono da grandi dislivelli alpini ed appenninici, sia per sviluppare una fonte di energia rinnovabile ed assolutamente non inquinante e svincolare così l’Italia dalla dipendenza dal carbone straniero. L’elettricità così prodotta, oltre ad alimentare le varie fabbriche, servirà a realizzare l’elettrificazione della gran parte della rete ferroviaria italiana, che in pochi sarà estesa a quasi tutte le tratte principali, salvo brevi percorsi che saranno serviti dalle famose “Littorine” funzionanti con motori Diesel.
La produzione di energia elettrica impostata sulle centrali termiche, così come si è sviluppata nel dopoguerra, tralasciando la ricerca, l’incremento o lo sviluppo di altre fonti rinnovabili e gratuite come l’acqua e il vento, è frutto di un diverso ed interessato approccio al problema. Sugli approvvigionamenti da fonti energetiche gratuite non è possibile favorire interesse privati ed avere in cambio benefici economici e politici. I danni che le centrali termiche hanno provocato all’ambiente ed alle persone in questi anni del dopoguerra, quando il fine dei governi era la grande spesa per le grandi tangenti anziché il bene della Nazione, sono sotto gli occhi di tutti e non richiedono commenti.
Istituzione della Reale Accademia d’Italia
RDL n°87 del 07.01.1926
Nel quadro del progetto di risollevazione della Nazione da quello spirito di rassegnata sudditanza e di provincialismo culturali che aveva contraddistinto secoli di storia, prima e dopo l’unità, in cui l’Italia era stata, come disse il Padre Dante “…non donna di province, ma bordello”, fu fondata l’Accademia d’Italia; ciò allo scopo di dare, sul modello di altre nazioni europee come la Francia, lustro e dignità all’ingegno ed all’arte italiane, che non avevano nulla da invidiare alle altre nazioni. L’Accademia d’Italia venne soppressa, e in suo luogo fu ricostituita la vecchia “Accademia dei Lincei”, di più modesta levatura, con un Decreto Luogotenenziale il n°363 del 28.09.1944: si volle in tal modo annullare l’istituzione non certo perché fosse sbagliata, ma solo perché era opera del Fascismo. Dopo la sconfitta e con l’avvento della Repubblica Resistenziale, rifiorirono il servilismo e il provincialismo: l’Italia borghese, clericale e anticomunista volle essere colonia culturale, politica ed economica degli USA, mentre la sinistra comunista avrebbe voluto un’Italia satellite dell’URSS.
Oggi non è difficile constatare che l’Italia è diventata effettivamente, in tutto e per tutto, una colonia culturale, economica, politica e militare degli USA. Ci si veste all’americana, si mangia nei fast food e nei McDonald’s, si ascolta la musica americana, ci si “buca” all’americana, la lingua è infarcita di termini americani; se a Wall Street le azioni crollano, in Italia un sacco di famiglie si rovinano, e così via. La Coca Cola e gli hamburger hanno vinto, sconfiggendo la Pirelli, la Fiat, Dante, Machiavelli, Giotto, il Perugino, Michelangelo, Vivaldi, Puccini e Leonardo. L’atteggiamento servile di tutti i nostri capi di governo che si recano a Washington, Berlusconi come i suoi predecessori, non è molto diverso da quello dei capi indiani o africani che si recavano a rendere omaggio ai re d’Inghilterra, quando questa aveva ancora l’Impero.
Bonifiche dell’Agro Pontino, dell’Emilia, della Bassa Padana, di Coltano, della Maremma Toscana, del Sele e della Sardegna e Colonizzazione del latifondo siciliano
Sin dall’unità d’Italia si era analizzato e dibattuto su questi problemi, ormai storici, senza tuttavia che la classe dirigente borghese, a parte qualche modesto intervento su specifiche situazioni, fosse mai giunta ad elaborare e realizzare una qualche politica organica d’intervento. L’Opera Nazionale Combattenti (ONC), creata nel 1917 per favorire l’occupazione produttiva degli ex combattenti, si era rivelata un contentino virtuale da dare ai reduci ed alla pubblica opinione, e al momento della conquista del potere da parte del Fascismo non aveva ancora potuto iniziare ad operare in concreto. Nel 1923, solo un anno dopo la Rivoluzione Fascista, Benito Mussolini amplia i poteri dell’ONC e le affida la responsabilità tecnico-amministrativa di realizzare la bonifica dell’Agro Pontino, che non sarà un mero risanamento idraulico dei terreni, ma una vera e propria ricostruzione ambientale, secondo il piano di Arrigo Serpieri, sottosegretario alla Bonifica. Si tratta di espropriare il parassitismo latifondista di ampi territori lasciati all’incuria e al degrado, si tratta di realizzare un organico piano di appoderamento costituendo piccoli e medi poderi, modernamente attrezzati, che saranno dati, a riscatto, in proprietà ai braccianti, provenienti soprattutto dalle zone più povere del Veneto.
Oltre alla dimensione dell’opera di bonifica, che non ha avuto eguali in Italia in tutta la sua storia, è da sottolinea il rivoluzionario concetto che la ispira e che va sotto il nome di “Bonifica integrale”, sottolineato e riportato nell’intestazione delle leggi che vi si riferiscono. Nella Bonifica integrale, oltre al risanamento idraulico dei territori è prevista la ridistribuzione della proprietà, il rimboschimento, la messa a coltura e la costruzione di città, borgate ed infrastrutture. Vengono creati circa 4.000 poderi di dimensioni tra i 5 ed i 30 ettari, si scavano 2.000 chilometri di canali, si costruiscono 900 chilometri di strade, 30 borghi e 5 città: Pontinia, Littoria, Sabaudia, Aprilia e Pomezia. I lavori di bonifica iniziano nel 1926 con l’impiego di 25.000 operai. Nel 1932 i primi coloni entrano nei fondi loro assegnati! A certificare l’efficienza del regime Fascista sta la rapidità di costruzione di ben cinque città; ciò non pregiudicò affatto né la solidità strutturale, tutt’oggi verificabile, né l’originalità e la modernità urbanistiche, che determinarono attenzione, meraviglia e plauso nel mondo intero:
Littoria- inizio: giugno 1932, inaugurazione: 18 dicembre 1933
Sabaudia- inizio: agosto 1933, inaugurazione: 15 aprile 1934
Pontinia- inizio: 1934, inaugurazione: dicembre 1935
Aprilia- inizio: 1936, inaugurazione: 18 novembre 1937
Pomezia- inizio: 1938, inaugurazione: 29 novembre 1939
Pur non facendo parte del piano di Bonifica dell’Agro Pontino, altre due importanti opere vengono realizzate dal Regime Fascista fra il 1934 e il 1937 nella zona adiacente al comprensorio: dopo i Parchi nazionali dello Stelvio, del Gran Paradiso e dell’Abruzzo viene istituito il Parco Nazionale del Circeo, 3.200 ettari; e viene fondata Guidonia, la città dell’aviazione, intitolata al generale Guidoni. Inaugurata dal Duce nel 1937, Guidonia è destinata a diventare nucleo residenziale del personale militare e civile dell’aeroporto di Monte Celio e del Centro Sperimentale Aeronautico. Nel secondo decennio di vita del Regime Fascista, gl’investimenti di capitali e l’organizzazione attuativa del piano generale di Bonifica subiscono un ulteriore, decisivo incremento.
Dai 2.000.000 di ettari sotto bonifica nel 1930, si arriva ad oltre 5.000.000 nel 1938! Il massimo dello sforzo viene realizzato tra gli anni 1929 e 1932, quelli della Grande crisi mondiale. In tutti i sessanta anni del regno d’Italia, si erano bonificati 1.390.961 ettari! Al risanamento dell’Agro Pontino si debbono aggiungere le importanti bonifiche dell’Emilia e della bassa Valle Padana, quelle di Coltano, vicino a Livorno, della Maremma Toscana, del Sele e di alcune zone della Sardegna. In Sardegna, immediatamente a est di Oristano, tra il 1933 e il 1935, vengono bonificati 10.000 ettari paludosi e vengono creati 240 poderi con al centro la città di Mussolinia, oggi Arborea. Un’altra e importante e significativa opera viene iniziata, già in tempo di guerra, in Sicilia, con la costituzione dell’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano, con uno stanziamento di 1.000.000.000 di lire di allora, a dimostrazione che gli investimenti per lo sforzo bellico, pur importantissimi, non erano considerati più importanti di quelli a sfondo sociale. Entro il 1943, prima dell’arrivo in Sicilia dei “liberatori” USA, favoriti ed accompagnati dai picciotti e dai pezzi da novanta di quella mafia che il Fascismo aveva costretto alla fuga in America, l’Ente aveva realizzato 8 borghi in province dell’isola: Borgo Fazio (Trapani), Borgo Gattuso (Caltanissetta), Borgo Cascino (Enna), Borgo Rizza (Siracusa), Borgo S. Giuliano (Messina), Borgo Lupo (Catania), Borgo Schirò (Palermo), Borgo Bonsignore (Agrigento). Insomma, le opere di bonifica realizzate dal Fascismo in un solo decennio sono non solo un’opera sociale e di riscatto delle fasce più neglette del bracciantato agricolo italiano, ma costituiscono il maggior intervento organico di ristrutturazione del territorio italiano attuato in tutto il Novecento e in epoca moderna. Come ampiamente documentato anche nella mostra “Metafisica costruita. Le città di fondazione degli anni Trenta dall’Italia all’Oltremare”, tenutasi a Roma fino a tutto il maggio 2002, i centri urbani maggiori e minori fondati in quel periodo dal Fascismo furono settantaquattro, distribuiti in trenta province. Tra questi, oltre alle già menzionate, ricordiamo le principali città che furono: Carbonia e Fertilia in Sardegna, Segezia in Puglia, Alberese e Tirrenia in Toscana, Torviscosa in Friuli ed Arsia e Pozzo Littorio in Istria. Sfidiamo l’antifascismo becero e chiacchierone a contestare il valore di quanto sopra descritto o a citare qualcosa di altrettanto valido realizzato dalla “Repubblica Resistenziale” e “democratica”!
Fonte: I Danni del Fascismo, di Alessandro Mezzano
Davide Caluppi Agenzia Stampa Italia (ASI)