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(ASI) Una polizia europea antisommosse comandata da non si sa chi; un mandato di cattura internazionale che pende come una spada di Damocle sulle libertà dei cittadini europei, imponendo divieti e obblighi – non solo in tema di libertà di pensiero – inesistenti nel loro rispettivi codici penali di riferimento, ma presenti in uno di quelli vigenti negli altri 26 stati membri dell’Unione; direttive-quadro decise da Commissioni e burocrazie autoreferenziali che costringono gli stessi parlamentari e governi eletti dal popolo a dire di volta in volta: “non possiamo fare altro, ce lo impone l’Europa”; e infine e soprattutto – sotto gli occhi di tutti in questi difficili mesi di crisi finanziaria – il monopolio della BCE sulla stampa e l’emissione dell’Euro, la moneta che dovrebbe rappresentare teoricamente la quantità e qualità dei beni materiali prodotti dal lavoro dei popoli europei, e di questi dunque essere proprietà condivisa, e che invece è ricchezza auto attribuita a una Banca centrale da una parte completamente sganciata dal controllo degli Stati membri dell’Unione che hanno scelto di adottare l’Euro, e dall’altra privata.

Privata! Un assurdo giuridico, un abuso del mondo della finanza – quella stessa che nel 1992, sul panfilo Britannia, impose una rovinosa svalutazione alla lira – sul lavoro dei popoli europei: una violazione continuata, giorno dopo giorno, emissione dopo emissione, delle Sovranità Statali. I parlamenti nazionali, e dietro loro i popoli un tempo sovrani, non contano quasi più nulla. Ecco dunque il nuovo Leviatano, sorto paradossalmente sulle ceneri di quello disegnato da Hobbes nel suo classico del 1651.

 Il titolo che abbiamo dato al convegno rappresenta appunto il gigante minaccioso che oggi incombe sulle terre della vecchia Europa di origine romana e cristiana, e cresciuto attraverso secoli di secolarizzazione selvaggia, tale perché invasiva anche e soprattutto della sfera neppure economica ma specificatamente finanziaria: nelle sue mani non ci sono più la spada del Re-Stato (o dello Stato repubblicano) e il Pastorale di una chiesa cristiana un tempo egemone culturalmente, recitante con Dante “ch’usura offende la divina bontade”: ci sono invece l’Euro e il Titolo di stato.

Il primo, la cui emissione è monopolio privato della BCE, arricchisce la finanza privata ai danni degli Stati che come nel caso dell’Italia, non stampano più cartamoneta: e questo grazie al cruciale eppure semisconosciuto meccanismo del signoraggio (99 euro per una banconota da 100).

Il secondo è al contempo simbolo dell’indebitamento senza fine degli Stati deprivati dell’emissione monetaria, e prodotto “necessario” – anche se non fattore esclusivo – di tale usurpazione. Contrariamente a quanto avveniva infatti con le banconote stampate dallo Stato postunitario, fascista, e dei primi 40-50 della storia della Repubblica, rinunciando all’emissione statale della moneta, accettando la “dittatura” privatistica della BCE ed avendo ridotto la Banca d’Italia a un organismo controllato al 95 % da Banche private, lo Stato italiano non dispone più dei soldi per finanziare la spesa pubblica – dai quartieri umbertini costruiti a costo zero, all’industria pubblica di epoca fascista, allo “Stato del benessere (welfare)”, costruito in decenni di lotte dal movimento sindacale - ma si autocostringe a varare di anno in anno finanziarie disastrose, che dissanguano tutto il popolo: soprattutto le classi disagiate e stipendiate, ma a causa dello strapotere crescente delle banche, anche gli imprenditori co-creatori della ricchezza materiale che dovrebbe essere l’unica fonte e l’unico punto di riferimento della moneta.

Ecco dunque le diverse sezioni in cui abbiamo diviso la giornata di studi e di dibattito sulla crisi economica europea: la più ampia è quella dedicata alla crisi finanziaria - BCE, dirigismo economico europeo, Trattati di Maastricht e Lisbona come referenti giuridici; la seconda affronta la questione dei diritti umani e civili a rischio a causa del dirigismo legislativo e esecutivo di Bruxelles - mandato di cattura e polizia europea; la terza vorrebbe lanciare un messaggio-interrogativo a noi europei: è possibile un incontro, nella prospettiva di una economia da ricondursi alla centralità della sfera della produzione, e da liberare dunque dall’egemonia del capitale speculativo finanziario su quello produttivo oggi in rapporto 20 a 1, con l’altra cultura maggioritaria nella regione mediterranea, quella musulmana? Esiste la possibilità di recuperare in chiave moderna gli aspetti positivi della tradizione antiusuraria del cristianesimo e dell’Islam?

Infine il “Che fare”: la crisi incombe, il rischio “default” - un crollo finanziario all’argentina – non è da escludersi, e dunque – con il concorso dei politici di tutte le tendenze – si potrà-dovrà discutere dEi progetti e idee in cantiere in queste settimane: monete comunali (vedi in Abruzzo il dibattito a Chieti, e in Toscana il progetto di legge di Altopascio), referendum antibanche (vedi il successo del convegno del Quirino dell’avv. Marra), e ritorno alla sovranità monetaria statale. Un dibattito a più facce ricco e interessante, a cui sono invitati non solo gli studenti teramani e abruzzesi, ma anche i cittadini interessati a capire i meccanismi essenziali della crisi che ci ha già colpito, con l’ennesima gravosissima finanziaria del nuovo governo.

 




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