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Il gruppo pro-RPC in esclusiva per Agenzia Stampa Italia

L'Associazione Hands Off China è nata nel 2008 a Londra grazie al lavoro di alcuni simpatizzanti della Repubblica Popolare Cinese. Giù le Mani dalla Cina, ne è la branca ticinese, nata ad opera di alcuni giovani volenterosi.

Roberto De Tullio, Massimiliano Arif Ay e Mattia Tagliaferri hanno intrapreso la non semplice iniziativa di diffondere il maggior numero di novità e analisi in merito alla realtà orientale e alla sua azione politica sia in ambito interno sia in campo internazionale. Spesso male interpretata, a volte non attendibile, l'informazione relativa alla Cina in Occidente, risente di un clima generale, purtroppo non di rado condizionato da un pesante pregiudizio retrograde e ingiustificato, che vede purtroppo molti occidentali individuare nell'Est in generale, la fonte di presunti pericoli fantomatici e artefatti. L'euro-centrismo, oggi rapidamente trasformatosi in occidento-centrismo, senza troppe riserve nemmeno sulla legittimità di tale passaggio storico, pare tornare, su termini nuovi e odierni, e condizionare l'opinione pubblica dei Paesi occidentali. Eppure, la storia della Cina in genere, e della Repubblica Popolare Cinese nello specifico, racchiude talmente tanti secoli di cultura, letteratura, scienza, saghe, battaglie, vicende nazionali e trasformazioni politiche, che pare assurdo poter liquidare anche l'analisi più seria con conclusioni pregiudizievoli di tale entità. Se a questo, aggiungiamo anche i terribili decenni di dominazione e di colonizzazione della Cina da parte britannica, il quadro xenofobico dipinto dall'Europa e dagli Stati Uniti, diventa perfino grottesco. Abbiamo raggiunto Roberto De Tullio, Segretario dell'Associazione, per qualche domanda.

 

 

Salve, Dott. De Tullio. Recentemente avete pubblicato un nota, criticando in maniera molto netta, la decisione di assegnare il premio nobel per la pace a Liu Xiaobo, un dissidente cinese, da alcuni anni rinchiuso in carcere, ricollegando direttamente questa vicenda al momento di tensione in campo internazionale, sempre più aspro, tra Cina e Stati Uniti. Possiamo dire che il nobel per la pace, come ha ricordato il Professor Losurdo in un suo recente scritto, si conferma sempre di più come un’arma dal forte connotato geopolitico?

La linea impostata dall'Occidente imperialista è chiara. L'uso incontrollato di qualsiasi arma "non convenzionale" come il Nobel per il mantenimento della pace ha lo scopo di controllare in maniera capillare l'opinione pubblica, sostenuta poi da varie organizzazioni umanitarie che ne amplificano poi l'impatto mediatico. Sempre di più quindi il Nobel viene dato da gruppi di potere politico-economico ai politici per influenzarne la propria politica interna ed estera. Ricordiamo Michail Gorbačëv le cui azioni hanno portato al crollo dell'URSS con gravi ripercussioni che hanno pesato e pesano ancora gravemente sulla popolazione russa, recentemente Barack Obama, la cui onorificenza è stato un chiaro segnale di come doveva essere impostata la sua linea politica ancora prima di iniziarla. Siamo quindi perfettamente d'accordo con quanto scritto dal Prof. Losurdo.

 

Quali sono, secondo voi, le strategie implicitamente riposte in seno all’ormai decennale boicottaggio della Repubblica Popolare, spesso bersagliata dalle accuse delle associazioni umanitarie per i diritti individuali, dalle associazioni ecologiste e da diverse altre sigle non di rado riconducibili al Partito Radicale, notoriamente sostenitore degli indipendentismi tibetano e uiguro?

La RPC si sta profilando sempre di più come alternativa al capitalismo ad al liberalismo incontrollato. Dati quindi i suoi enormi successi, la grandezza economica, la forza del suo apparato militare e la capacità dei suoi politici fin dai tempi di Mao, l'unica breccia con cui l'imperialismo occidentale può concentrare i suoi attacchi è l'utilizzo di una propaganda deviante con lo scopo di unificare l'opinione pubblica dei paesi liberisti in un unico fronte contro la Cina, visto come emergente "paese del Male", per poi sobillare i cittadini cinesi facendo credere loro di essere dominati da una società brutale in contrapposizione al modello occidentale. Una strategia simile l'abbiamo vista durante la Guerra Fredda, dove gli abitanti della Germania dell'Est sono stati "sedotti" da un modello sociale ed economico creato ad arte nella Germania ovest, facendo credere che la società liberale fosse perfetta. Ovviamente, noi che ci viviamo, sappiamo che così non è. Si sta quindi creando un fronte politico per frenare l'avanzata cinese ed abbatterne il sistema politico, come in URSS. I promotori di questo progetto, ovviamente, oltre gli USA, sono il Partito Radicale Transnazionale e il Vaticano, che ostacola l'associazione patriottica cattolica cinese al fine di "sbrecciare" all'interno per imporre la propria influenza. Se solo uno di questi riuscisse nei propri intenti, tutte le altre forze anti-cinesi avrebbero campo libero per decretare la caduta della Cina. Riguardo invece le accuse delle associazioni ecologiste, esse stanno diventando sempre più infondate, trasformandosi solo in luoghi comuni. La Cina è leader mondiale delle energie rinnovabili. La Cina si è data obiettivi chiari per l'investimento di energia pulita, come l'eolico, l'energia solare e le biomasse.

 

 

 

A più di sessanta anni dall’affermazione della Rivoluzione guidata da Mao Tse Tung, e a trenta anni dall’inizio della cosiddetta “riforma” di Deng Xiaoping, la Cina è passata in pochi decenni dalle secche del feudalesimo e del colonialismo, al gradino di potenza mondiale, e pare in procinto di poter affermarsi quale vero e principale competitore globale degli Stati Uniti, prendendo in mano il testimone lasciato per strada venti anni fa dall’Unione Sovietica. Qual è il segreto politico-economico di questo incredibile cammino?

Il Socialismo con caratteristiche cinesi è il segreto. Sul modello dell'URSS di Stalin, si è voluta seguire la linea del "Socialismo in un solo Paese", sfruttando quindi le ampie risorse del proprio Paese. Dopo Mao, alla dirigenza della nazione è salita una nuova generazione di politici forti e capaci. Mentre il mondo era concentrato sulla Guerra Fredda, la Cina, volutamente, ne è rimasta in disparte, creando intorno all'apparato statale tutte le condizioni necessarie per poter un giorno diventare il paese egemone in Asia. Azzardiamo quindi a credere che la Cina avesse previsto già in anticipo la caduta dell'URSS. Il segreto di questa ascesa è stato in primis la coesione sociale che il Partito Comunista ha voluto mantenere dopo la morte di Mao. Mentre Kruschev aveva rinnegato Stalin, Deng Xiaoping non fece questo sbaglio, rinnegando Mao. Mao aveva aperto la strada, la nuova generazione politica ora si preoccupava di spianarla nei pieni principi del Socialismo, senza tuttavia fermandosi al dogmatismo. Le riforme di Deng sono state le premesse dell'ascesa. Esse non permettevano che le linee di condotta del Partito fossero scartate solo perchè non perfettamente in linea con i principi di Mao. La modernizzazione del Paese poteva avvenire solo con un massiccio incremento dei commerci esteri, allo scopo di porre in primo piano nell'agenda politica nazionale  una delle riforme più importanti di Deng, "le Quattro modernizzazioni" (agricoltura, scienza, difesa nazionale, industria).

 

Perché ancora oggi molti settori della sinistra e delle forze che si richiamano al Comunismo in Occidente, guardano con diffidenza alla Cina, sino addirittura, in alcune circostanze, a boicottarne il Governo e la sovranità statale, appoggiando le più svariate cause anti-cinesi? Si nasconde, forse, dietro questo atteggiamento, un senso di inferiorità repressa  dinnanzi alla vittoria del Socialismo con caratteristiche Cinesi, da parte di certi comunisti occidentali, che preferiscono fermarsi ad una sterile lettura dogmatica, statica e stereotipata di Marx ed Engels, condannando, de facto, sé stessi all’astrazione e all’alienazione sociale e politica?

Il dogmatismo è il peggior nemico del Comunismo e della sinistra in generale. Con l'accusa sterile di "revisionismo" e "riformismo" si rimane impantanati in concetti ideologici non più funzionali al giorno d'oggi. Il Partito Comunista Cinese l'ha capito già con Deng Xiaoping ed il risultato lo vediamo oggi. Per quanto le riflessioni di Marx, di Engels e di Mao siano importanti per comprendere il socialismo scientifico, non è possibile considerare le loro parole alla stregua di un "vangelo", questo perchè il tempo è così mutevole che se non si è pronti a considerare il socialismo come qualcosa di modificabile, si rimane incollati al passato. Non si può essere conservatori, se ci si ritiene comunisti, quindi progressisti e materialisti dialettici. Dobbiamo capire che il Socialismo non è suddito del tempo, ma protagonista del mutare degli eventi. La Cina lo ha compreso e se solo la sinistra occidentale non fosse così poco incline al cambiamento, l'Occidente non sarebbe così fermo all’interno di posizioni reazionarie, come sta accadendo oggi.

 

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