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Intervista al Professor Rudolf Lill, tra i massimi storici contemporanei
(ASI)Grande europeista, profondo conoscitore dell'Italia e dei suoi problemi, disse no al politologo e giornalista Rusconi due anni fa. E lavorava assieme a De Felice e Rosario Romeo...

Valentino Quintana: Professor Lill, per me è un onore averla al mio tavolo ed intervistarla. Lei è un grande conoscitore del nostro Paese, ha scritto molto sull'Alto Adige, sul Potere dei Papi (pubblicato niente poco di meno che dall'Editore italiano Laterza)...

Rudolf Lill: Lei sa tante cose. Ora sono un pochino fuori dai giochi, ma sì, trovo oltretutto il tema dell'Alto Adige una questione veramente interessante. Un esempio di pacifica convivenza (con qualche eccesso) dopo anni di tensione.

V.Q.:Oltremodo, si parlano perfettamente due lingue, italiano e tedesco. E lei le padroneggia perfettamente.

R.L.: Eh, la ringrazio, ma proprio perfettamente no. Potrei dire lo stesso di Lei. Io quando ho cominciato a venire in Italia, mi interessavo a tutto ciò che fosse storico: storia dell'arte, storia dell'architettura, storia medievale e contemporanea. In questa sua splendida città, Padova, sono stato al Convento di Santa Giustina, negli anni '60 - '70 a leggermi i volumi di storia italiana dell'epoca. Così, ho perfezionato l'italiano.

V.Q.: Può quindi apprezzare diversi aspetti della vita italiana.

R.L.: Direi di sì. A casa mia, in Germania, a Colonia, io e mia moglie siamo soliti guardare il vostro terzo canale televisivo (Rai 3), e conosco bene la situazione italiana. Poi, negli anni '70 ero spesso a Roma. Avevo casa vicino a Renzo de Felice. E con Rosario Romeo, mi sentivo anche io un po' romano.

V.Q.: Quindi Lei professore, ha conosciuto niente poco di meno che Rosario Romeo e Renzo de Felice, due dei nostri massimi storici contemporanei, di cui uno che ha compiuto un lavoro monumentale sul Fascismo?

R.L.: Sì certamente. Non solo li ho conosciuti, ma ho lavorato assieme a loro. Ricordo quando hanno bruciato la casa a Gentile, quel famoso collettivo.

V.Q.: Questo a causa della sua nuova interpretazione del Fascismo, che ha fatto un pochino trasalire qualcuno.

R.L.: Il suo lavoro resta mastodontico. Ma ha avuto tanti altri allievi...

V.Q.: Sì, tra cui spicca Emilio Gentile, che lo ha superato come studi...

R.L.: E lei sa in cosa si differenziano le interpretazioni di Gentile e De Felice?

V.Q: Essenzialmente, Gentile si concentra sullo stato totalitario Fascista, De Felice, ha fatto un grosso lavoro di ricostruzione.

R.L.: E' tanto che non vedo Gentile... Penso che ormai andrà in pensione tra un po'...

V.Q.: Può darsi.

R.L: Io vengo da una regione tedesca dove cattolici ed ebrei han sempre convissuto con serenità. Poi il nazional - socialismo e il nazionalismo hanno rovinato tutto trascinandoci in una catastrofe. E sono d'accordo con ciò che diceva Gentile. Il Fascismo italiano, non era razzista (anche per la disposizione d'animo del popolo italiano) quanto il nazismo tedesco.

V.Q.: Già.

R.L.: Poi, si sa, Italia e Germania hanno avuto affinità nelle loro riunificazioni. Lei accenna, nel suo articolo "Storia d'Italia e Storia d'Europa", uscito un paio di anni fa per il giornale online effedieffe.com ad un convegno italo - tedesco sulla riunificazione italiana.

V.Q.: Sì, si è svolto presso l'ambasciata italiana a Berlino, nel 2011, per i 150 anni dell'Unità d'Italia.

R.L.: Vede, ero stato invitato anche io. Ma volevano parlare anche della resistenza. Io non trovo giusto mischiare gli argomenti. Avevano chiamato anche Rusconi, che è un politologo. Ma lui non si è mai occupato essenzialmente degli aspetti della riunificazione tedesca, così come approfonditamente, pochi conoscono il percorso che lega Cavour all'Italia. Pertanto, ho negato la mia presenza.

V.Q.: Cioè, lei ha detto di no a questo convegno? Coraggioso...

R.L.: Vede, pochi storici si sono occupati di determinati argomenti, io, un collega austriaco, e pochissimi altri. Pertanto ci vuole una certa competenza, altrimenti...

V.Q.: Si intravede un Suo spirito europeista....

R.L.: Vede io ho sempre creduto nell'Europa. Già da quando ero membro dell'Istituto italo - germanico di Como Villa Vigoni, o presidente, decine e decine di anni fa, dell'Istituto "Storico - Germanico" di Roma. I miei interventi sono andati sempre in quella direzione. Ora invece vedo molte più difficoltà...

V.Q: C'è meno spirito europeista. La crisi, la speculazione finanziaria, l'euro, i paesi "virtuosi" contro quelli "indebitati". La vedo più dura rispetto all'Europa di De Gasperi, Adenauer...

R.L.: Sì, ma io parlo anche di trent'anni fa, con Andreotti e Craxi. C'era più spirito unitario. Ora si sta frammentando....

V.Q: I tempi sono purtroppo cambiati. D'altronde, se non si fa qualcosa contro la speculazione, ricompattare un'Europa già poco salda, sarà difficile.

R.L.: Le sue considerazioni sono giuste, purtroppo.

V.Q.: Interessante è anche la sua Deutsch - italienische Geschichte (storia italo - tedesca).

R.L.: Ah, se ne vuole una copia gliene potrei fare dono. Comunque, lei è molto gentile.

V.Q.: Di nulla Professore, è un onore anzi!

R.L.: Io ho altresì letto i suoi articoli di storia, e trovo le sue considerazioni interessanti. In Italia ci sono pochi giornalisti che scrivono ottimi pezzi: Mieli è molto bravo, poi c'è Citati...

V.Q.: Quelli sono maestri professore, magari essere a tal livello!

R.L: Sì, ma bisogna comunque fare attenzione ai giornalisti. Ora i tedeschi hanno ben pochi ricordi storici al di là del Terzo Reich. E questo, in parte, è anche imputabile a loro.

V.Q.: E' vero, oltremodo, se comunque, storiograficamente riconduciamo tutto ad una reductio ad hitlerum, non si conosceranno mai né gli altri argomenti, né usciremo da questa spirale.

R.L: Vero. Bisogna parlare sempre di tutto. E lei che cosa ne pensa della situazione italiana attuale?

V.Q.: Molto difficile Professore, molto difficile. Ci sono una serie di problemi atavici.  Comprende questa parola?

R.L: Certo, non è solo Berlusconi. Speriamo che si prosegua, e l'Italia trovi la sua strada, in chiave europea.

V.Q.: Si vedrà Professore, si vedrà.

R.L: Dunque, lei ha anche scritto un'opera su Trieste e il Confine Orientale, giusto? Io ho conosciuto il Professor Ara, una persona meravigliosa sotto tutti gli aspetti, di un'antica famiglia ebraica. Parlava un tedesco molto bello, con un grazioso accento viennese, avendo insegnato lì per un periodo. Ed era innamorato della visione mitteleuropea che ha anche Magris. Poverino, è morto di cancro, ma era una persona speciale, un grande germanista.

V.Q: Sì, Ara lo ricordiamo per quel suo splendido libro Trieste, un'identità di frontiera, scritto a quattro mani, per l'appunto, con Claudio Magris. Una figura splendida, scomparsa prematuramente.

R.L: Speriamo che vengano presto nuove leve di tal calibro.

V.Q: Sicuramente Professore, i tempi, porteranno anche le nuove leve.

R.L: Va bene, è stato interessantissimo e un piacere parlare con lei. Ora i miei occhi reclamano un po' di riposo, sa, sono un giovane di una volta...

E si congedava, con quella giovinezza nello spirito, e quell'arguzia argomentativa...

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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