Giornale multimediale Agenzia Stampa Italia Notizie, Domenica 27 Aprile 2025 - ore 06:54:50
Carlo Fecia di Cossato eroe di guerra ancora tradito dalle menzogne della propaganda politica

(ASI) Chieti - Con la scomparsa dei testimoni diretti della prima parte del Novecento, una serie di false notizie vengono diffuse ad arte, frutto più di una miope propaganda politica a senso unico, piuttosto che di una seria ricerca storica o di semplice buon senso.

In particolare, in questo caso mi riferisco a notizie inerenti la Seconda Guerra Mondiale, con la mistificazione della realtà e dei valori anche morali e materiali in campo fra i due schieramenti.

Il capo gallo Brenno diceva, mettendo la sua spada sulla bilancia del pagamento del riscatto in oro per lasciare Roma occupata dalla sua orda, "Guai ai Vinti" ebbene quale più similitudine non calza a pennello in questa storia in cui, da parte italiana si cambiano le carte in tavola per nascondere una disonorevole sconfitta frutto di un tradimento generale degli alti ranghi dell'esercito e dei grandi industriali che dal primo giorno non hanno pressoché messo una nota positiva nello sforzo bellico sia dal punto di vista militare che produttivo, sfociato poi nella disonorevole resa senza condizioni, mascherata da armistizio e dalla cobelligeranza che ha segnato la più imbarazzante delle situazioni, allorché l'Italia non solo chiede pace separata agli Alleati, ma è costretta a dichiarare guerra ai suoi ex alleati germanici. 

A questo si sommano le distruzioni e le stragi fatte non solo dai Tedeschi per rappresaglia spesso a seguito dell'uccisione di loro commilitoni (in proporzione 1 tedesco per 10 italiani era l'ordine da Berlino), ma da quelle compiute dai cieli dagli Anglo -Americani che in barba al rispetto delle popolazioni civili hanno ribattezzato con un ironico sadismo i loro aerei "Liberator", trucidando migliaia e migliaia dii civili inermi, con piogge di bombe sulle città italiane fino al 1945.

Ovviamente, si minimizza della pochezza morale di un sistema interforze degli Alleati che ha compiuto i maggiori danni al patrimonio artistico e architettonico italiano, per non parlare degli stupri fatti ai danni delle donne italiane, giustificando l'uso della violenza necessario per il ritorno della libertà e della democrazia perduta durante il Fascismo (nemmeno se la democrazia  censitaria, elitaria, maschilista dello Stato liberale Italiano post risorgimentale fosse un buon livello di democrazia e garantisse uno stile di vita al popolo migliore di quello degli anni Trenta).

Vengono esaltati militarmente gli Anglo - Americani che hanno la loro superiorità solo nel settore produttivo, fondamentale in una guerra totale senza umanità e regole cavalleresche: sono lontani i tempi in cui l'aeronautica italiana veniva osannata da tutto il mondo per il Volo su Vienna del 1918 con Gabriele d'Annunzio e 11 velivoli; nella Seconda Guerra Mondiale si bombarda a più non posso e un esercito di terra nettamente inferiore a livello di lotta ideologica e di ardimento quale quello degli Alleati, può grazie alle bombe piovute dal cielo, avere la meglio su tutti i fronti, compreso ad El Alamein, dove la vittoria morale é degli Italiani e dell'Afrika Korps di Rommel  e se si fosse combattuto ad armi pari sicuramente sarebbe finita diversamente, considerando la carenza di eccellenze nelle individualità militari che abbondano invece, ad esempio, nelle forze italiane (il cui coraggio e capacità individuale affonda in primis nella tradizione degli Arditi della Grande Guerra, ma non solo perché esiste in tal senso una tradizione molto più antica); infatti, nonostante la sconfitta, l'Esercito Imperiale Italiano può vantare numerose vittorie individuali da record, passate alla storia della Seconda  Guerra Mondiale con i suoi leggendari condottieri degni delle virtù militari romane di Cesare e dell'eredità dei principi e dei capitani di ventura rinascimentali che a sua volta affonda nella tradizione più antica dei campioni e degli eroi ellenici di "omerica" memoria dell'Illiade e dell'Odissea, ma non solo. 

A tal proposito, si potrebbero citare esempi di eroismo sia durante la guerra (1940 - 1943), sia durante la sanguinosa guerra civile (1943 - 1945): gli eroi dell'Amba Alagi in Etiopia al comando di Amedeo Duca d'Aosta, gli eroi di El Alamein che assaltavano con le molotov i carri britannici, gli eroi della resistenza italiana in Etiopia di Amedeo Guillet che con la cavalleria distruggevano i carri nemici con la cavalleria al grido di "Caricat" sprezzanti del pericolo e della morte quasi certa per ognuno di loro, gli eroi della X Mas e delle sue imprese leggendarie in mare come quella di Alessandria d'Egitto (nella tradizione della Beffa di Buccari di dannunziana memoria), il sacrificio degli Alpini della Julia (unica unità militare imbattuta su terra di Russia) sul Don per permettere ai commilitoni di ritirarsi, gli aerei da guerra italiani che nonostante l'inferiorità numerica e tecnica netta si sono alzati in volo sulle città italiane per contrastare i bombardieri degli Alleati, la contraerea italiana non dotata di fari che lancia bengala in aria per vedere gli aerei nemici, la resistenza di Porta San Paolo a Roma, gli eroi di Cefalonia, il sacrificio di Salvo d'Aquisto, le Quattro Giornate di Napoli, la Battaglia di Tarnova, la lotta di tanti patrioti italiani, come ad esempio Ercole Miani (già eroe dell'Impresa dannunziana di Fiume) in lotta sia contro i Tedeschi sia contro gli Jugoslavi che volevano portare il confine italiano al Tagliamento, e tanti altri episodi e gesti che possono essere, al di là della propria ideologia personale, condivisi in una eventuale rinata identità collettiva nazionale italiana che superi le ferite della Seconda Guerra Mondiale, della sconfitta militare, della guerra civile fratricida e delle pesanti limitazioni del Trattato di Pace tra l'Italia e le potenze Alleate, di cui un governo veramente  sovrano dovrebbe chiedere l'annullamento a distanza di quasi un secolo.

Se si ripercorrono queste imprese vengono alla luce della memoria i nomi di tanti eroi, ma ne vorrei citare uno che può essere sicuramente ammirato da tutti, il Comandante Carlo Fecia di Cossato, uno dei più fulgidi esempi di virtù militare e patriottica che incarna i valori della lotta cavalleresca fatta di onore, coraggio, lealtà e sacrificio.

Il Comandante Carlo Fecia di Cossato, nacque a Roma da una nobile famiglia di origine piemontese, fedelissima al Casato Reale dei Savoia, il 25 settembre 1908. Esce dall'Accademia Navale di Livorno nel 1928. Si distingue in operazioni in mare durante la Guerra di Etiopia e la Guerra Civile Spagnola. 

 Nel 1939 frequentò la Scuola Sommergibilisti di Pola e a 32 anni diventa Capitano di Corvetta e Comandante di Sommergibile. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si distingue soprattutto per la caccia alle navi Alleate sull'Atlantico, dove al comando del sommergibile Enrico Tazzoli, é una spina nel fianco dei convogli britannici, statunitensi e degli altri paesi Alleati. Combattendo  a fianco della Kriegsmarine germanica, ottiene numerose vittorie che gli valgono il soprannome "Il Corsaro dell'Atlantico" e riconoscimenti sia dalla marina italiana che da quella tedesca che con 17 vittorie lo rendono uno dei comandanti della Seconda Guerra Mondiale più vincenti. Le sue vittorie sono un esempio puro di rispetto per il nemico  e di spirito per i civili, perché soccorre sempre i marinai naufraghi dei convogli affondati e permette ai civili imbarcati di mettersi in salvo quando possibile. 

L'8 settembre, a La Spezia, decide di obbedire l'ordine del Re Vittorio Emanuele III e di raggiungere Palermo, non senza aver combattuto e vinto  nel mare di Corsica contro unità tedesche, al comando della torpediniera Aliseo, . Azione che gli valse la Medaglia d'Oro al Valor Militare. 

Giunto in territorio controllato dagli Alleati, si rende subito conto che l'Armistizio di Cassibile e la cobelligeranza con gli Alleati, era di fatto una sottomissione totale delle nostre forze armate e un oltraggio a chi aveva combattuto con valore per la Patria. Cosi, quando nella Primavera del 1944 si sparse la voce che, nonostante la cobelligeranza, le navi italiane sarebbero state comunque sia cedute agli Alleati, ordinò alla propria squadra di non accettare l'ordine di consegna e di reagire con la forza contro qualsiasi minaccia, auto affondandosi come ultima ratio per non fare finire le navi in mano alle potenze vincitrici.

Nel giugno 1944, col nuovo governo Ivanoe Bonomi che non aveva giurato fedeltà al sovrano, Carlo Fecia di Cossato si rifiutò di riconoscere la legittimità di tale governo e viene messo agli arresti il 22 Giugno per insubordinazione. A seguito di tumulti fra i marinai a suo favore, il Comandante Fecia di Cossato viene liberato, ma  costretto alla licenza forzata per tre mesi a Napoli, in quanto impossibilitato a raggiungere la famiglia per motivi bellici. Alla fine della licenza a fine agosto 1944, il Comandante non ci arriverà mai, morendo in circostanze misteriose, ma dobbiamo attenerci alla versione ufficiale che parla di suicidio, fra il 27 e il 28 agosto 1944, allorché Carlo Fecia di Cossato scrisse una lettera alla madre in cui spiegava i motivi del suo gesto, denunciando la crisi dei valori in cui aveva sempre creduto: 

 

"Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re, che ci chiedeva di fare l'enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace. Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato. Da questa constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo nella mia vita. Da mesi penso ai miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro. Spero, mamma, che mi capirai e che anche nell'immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato. Tu credi in Dio, ma se c'è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell'ora. Per questo, mamma, credo che ci rivedremo un giorno. Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato. In questo momento mi sento vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete. Carlo".

Questo è il mio ricordo di Carlo Fecia di Cossato che ho voluto condividere con voi. Un grande italiano che mi rende orgoglioso di essere Italiano, la cui memoria è ancora oggi tradita da una miope propaganda politica anti nazionale . 

Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia 

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